Sanità, modelli per la nuova legislatura: le sette proposte delle Regionali 2019

Si chiude una legislatura segnata da molte polemiche e scontri sulla gestione della sanità in Sardegna: dalla Asl unica alla riorganizzazione della rete ospedaliera, dall’elisoccorso alla chiusura dei piccoli presidi sul territorio, compresi i punti nascita. Se diventerà Presidente, quale sarà il suo modello di sanità per i sardi?

È questa una delle quattro domande fatte nel forum politico dell’Ansa Sardegna ai sette candidati alla carica di governatore alle Regionali di domenica prossima. Ecco le risposte.

MASSIMO ZEDDA. Ho criticato in tempi non sospetti la riforma sanitaria per un motivo molto semplice: si è partiti dai contenitori e non dai contenuti, in termini quasi esclusivamente ragionieristici. Il mio obiettivo è una riforma che parta da ragionamenti e azioni basate sulla promozione di stili di vita sani, sull’educazione alimentare sin da bambini, sull’attività fisica a tutte le età, sulla sicurezza sul lavoro, sulla lotta all’inquinamento, sulla salubrità dei territori. A tutti deve poi essere garantito il diritto a un servizio di cura di uguale livello nei territori, con il rafforzamento della rete territoriale perché si possa avere assistenza senza essere costretti ad allontanarsi da casa.

CHRISTIAN SOLINAS. Una sanità vicina ai pazienti sardi e al territorio, che non mortifichi la generosità del personale sanitario che si impegna con sacrificio per tentare di tamponare scelte sbagliate. Saranno eliminate le lunghe liste di attesa riducendo gli sprechi di una gestione che ha scontentato tutti.

FRANCESCO DESOGUS. Lo stiamo ripetendo da mesi: la Asl unica è stata un fallimento. Ormai lo ammette anche il candidato del centrosinistra, ovvero di quella parte politica che quella riforma l’ha voluta e approvata, salvo poi candidare nelle sue liste il padre della Asl unica, l’assessore Arru. La Sardegna è stanca di queste contraddizioni. Noi siamo per un modello basato su tre-quattro Asl, mantenendo però accentrati gli acquisti e il reclutamento. Bisognerà rafforzare l’offerta di servizi nel territorio ma soprattutto bisognerà liberare la sanità dall’abbraccio mortale con i partiti. Le nomine in extremis a fine legislatura sono state vergognose.

ANDREA MURGIA. La nostra sarà una sanità in prossimità. Da mesi stiamo difendendo i piccoli ospedali sul territorio, i punti nascita, la Sardegna è grande e con una bassissima densità abitativa, non è immaginabile pensare che si possa nascere solo in alcuni punti nell’Isola e i nostri anziani non devono fare decine e decine di chilometri per delle visite di routine. Vogliamo coprire le sedi vacanti dei medici di famiglia e dei pediatri e usare la telemedicina per venire incontro alle persone. Difendere la sanità pubblica in ogni modo possibile.

PAOLO MANINCHEDDA. Il primo atto della nuova Giunta sarà smontare completamente l’Azienda per la Tutela della Salute, passare a un sistema a tre Aziende, più il Brotzu e le aziende universitarie, rivedere la struttura e il perimetro dei distretti sanitari, rimettere a bando tutti i ruoli dirigenziali, aprire una vera stagione meritocratica, procedere a definire la rete sanitaria territoriale, ridare l’appropriata funzione agli ospedali di periferia, restituire funzionalità agli hub e ai centri di eccellenza. La riforma sarà fatta a partire dai pazienti e non dalle strutture o dai poteri sanitari. Fino a oggi, con l’assessore Arru, candidato del Pd con Massimo Zedda, abbiamo avuto una sanità dei militanti e non dei meritevoli, una sanità che non si è occupata delle malattie ma delle poltrone da spartire agli amici.

VINDICE LECIS. Noi vogliamo smantellare la riorganizzazione della rete ospedaliera e tornare a una politica di rispetto e sviluppo della sanità pubblica. Che deve essere gratuita e di qualità. Dobbiamo rovesciare il paradigma che ha impoverito i servizi di molte zone della Sardegna. Vogliamo invece difendere e specializzare il ruolo dei piccoli ospedali e riportarli su standard importanti, non vagheggiare presunte e fallimentari case della salute che condannerebbero questi presidi al rango di modesti ambulatori. Riteniamo che debba andare avanti l’idea forza della medicina territoriale non danneggiata da politiche ragionieristiche che hanno invece ridotto i posti letto. Inoltre vogliamo smantellare l’Asl unica che si è dimostrata incapace di operare tempestivamente e con razionalità sui territori.

MAURO PILI. Apriremo la sanità̀ ai più innovativi modelli organizzativi di livello internazionale, niente più code e liste interminabili di attesa, ma diagnosi e servizi h24, per dare servizi e ammortizzare, abbattendo i costi, le stesse apparecchiature diagnostiche. Partendo dal presupposto che occorre cancellare la gestione clientelare e antieconomica che caratterizza da tempo la sanità sarda prevediamo il varo di un vero e proprio piano di “efficienza sanità”. Puntiamo alla riscoperta e la valorizzazione dei piccoli ospedali che taluno vorrebbe semplicemente eliminare. L’obiettivo è quello di coordinare e di integrare gli interventi sanitari con quelli dell’istruzione, con le politiche attive, di formazione, di avviamento, di inserimento lavorativo, di concertazione e cooperazione tra i diversi livelli istituzionali e con i soggetti del Terzo Settore.

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