Sabotaggio alla candidatura di Solinas: Forza Italia batte i pugni e alza la posta

Forza Italia smette di giocare a carte coperte e ufficializza, con una tripletta di interviste sui quotidiani sardi, il sabotaggio alla candidatura di Christian Solinas, indicato dalla coalizione di centrodestra – partito azzurro compreso – come leader delle Regionali 2019. Così il 30 novembre scorso, appena due settimane fa. Il linguaggio dei berlusconiani sardi è un politichese spinto che sembra quasi satira presa in prestito dal celeberrimo settimanale Cuore: la formuletta usata in questo caso è “Solinas ci va bene ma…”. La diatriba è però serissima e svela una guerra di potere che in queste ore sta conoscendo il suo picco.

Ma andiamo con ordine: le tre interviste – su L’Unione Sarda e La Nuova – le hanno rilasciate il deputato Pietro Pittalis, l’europarlamentare Salvatore Cicu e la consigliera regionale Alessandra Zedda. Non nomi qualsiasi. All’interno di Forza Italia i tre sono gli strateghi dell’opposizione a Ugo Cappellacci, i promotori della lettera spedita a Silvio Berlusconi lo scorso 15 ottobre contro “la sconcertante gestione del partito“. Cioè quella di Cappellacci, coordinatore regionale e deputato. Fu lo stesso Berlusconi, pochi giorni dopo, a intervenire chiedendo di mettere fine alle divisioni, ma in Forza Italia il bubbone era ormai scoppiato.

Nel partito azzurro è successo che Cappellacci, per fare un dispetto a Pittalis, Cicu e Zedda, a ottobre aveva deciso di sostenere la candidatura di Stefano Tunis, anche lui consigliere regionale azzurro, alla presidenza della Regione, andando contro le aspirazioni degli stessi ribelli interni che puntavano per sé a un’identica investitura. Non solo: Cappellacci ha anche permesso a Tunis di correre alle Regionali con la propria lista civica, Sardegna 20Venti, che pescherà voti nello stesso perimetro di Forza Italia, in particolare su Cagliari, dove Cicu e Zedda sono più forti, quindi con l’obiettivo di indebolirli. Non è finita: dopo aver dato la mazzata, almeno nei suoi calcoli, ai ribelli interni, Cappellacci si è spostato su Solinas, considerandolo il candidato ufficiale del centrodestra durante il congresso del Psd’Az. Così il 24 novembre, appena dodici ore dopo l’arrivo di Matteo Salvini a Cagliari che, a dispetto delle previsioni, rinunciò a ‘incoronare’ Solinas perché “la scelta – aveva detto – devono farla i sardi“.

In realtà nemmeno Cappellacci vuole Solinas. Infatti, nel vertice di Barumini, quello col quale il 30 novembre Solinas ha ottenuto l’investitura, il coordinatore degli azzurri sardi aveva trasformato l’incontro in un campo di battaglia, provando sino alla fine a far saltare il tavolo. Ma l’obiettivo di Cappellacci, ancora una volta, non era quello di sostenere Pittalis, Cicu o la Zedda, bensì di rimettere in gioco la candidatura di Tunis.

A Barumini è finita che Solinas l’ha spuntata, perché la Lega si è imposta e alla fine si è portata dietro quasi tutta la coalizione da undici, tranne Forza Italia e i Riformatori. Ma gli azzurri vogliono riaprire la partita della leadership appigliandosi al fatto che su Solinas manca la ratifica del tavolo nazionale. Ovvero l’accordo tra Berlusconi, Salvini e Giorgia Meloni. I quali quello stesso 30 novembre, poche ore prima che a Barumini si riunisse il centrodestra isolano, si sarebbero dovuti incontrati a Milano. Ma Salvini, guarda a caso, non si era presentato. Di fatto bloccando anche un eventuale tentativo di mettere in discussione la candidatura dello stesso Solinas, come soprattutto Berlusconi avrebbe potuto fare in quella occasione, su pressione di Cappellacci e degli azzurri sardi.

I forzisti isolani ripongono le loro speranze nel tavolo nazionale perché la scelta del leader in Sardegna fa parte di un ragionamento più ampio che include, nell’alleanza del centrodestra, tutte le Regioni che vanno al voto il prossimo anno. E ci sono anche Piemonte, Abruzzo e Basilicata.

Cosa possa succedere, a parte un indebolimento del centrodestra agli occhi dell’elettorato, è difficile prevederlo. Non si capisce sino a quando i berlusconiani sardi possano tirare la corda. Anche perché la sostituzione di Solinas, per non esporre la coalizione a una magra figura, richiederebbe una giustificazione plausibile. Richiederebbe un nome che non può essere di certo quello di Cicu, a processo per riciclaggio con l’accusa di aver fatto affari con il clan dei Casalesi. Cicu, tuttavia, sta alzando la posta perché aspira a diventare il candidato del centrodestra alle Suppletive di gennaio, visto che a maggio termina il mandato a Strasburgo ed è praticamente impossibile una sua rielezione nell’Assemblea europea. Dalla primavera Cicu si ritrova senza immunità parlamentare.

Nemmeno il nome della Zedda sembra bastare per mettere nell’angolo Solinas: la consigliera regionale, capogruppo di Forza Italia, è indagata nel  caso Ingenium insieme a Cappellacci e ad altre sette persone: il coordinatore e deputato deve rispondere di corruzione e peculato, per una presunta tangente da 80mila euro intascata; la Zedda, allora assessora regionale al Bilancio – i fatti risalgono al 2013 – ha ricevuto un avviso di garanzia per peculato.

È evidente che Forza Italia sta pagando oggi le guerre interne: è stato Cappellacci, per primo, a non sapere gestire il vantaggio che il partito azzurro ha accumulato sulla Lega alle Politiche dello scorso 4 marzo: in Sardegna i berlusconiani hanno battuto il Carroccio, sia alla Camera (14,78% contro il 10,79) che al Senato (14,08 contro l’11,59). Ma Cappellacci ha preferito concentrarsi sulle vendette interne. Adesso il partito sta perdendo capra e cavoli: dopo vent’anni di indiscusso dominio – dal ’99 è sempre stata Forza Italia a indicare nell’Isola il candidato governatore – i berlusconiani si sono fatti soffiare la leadership dalla Lega. E non ci stanno. Ma si prospetta insufficiente pure l’allargamento della guerra: dalla coalizione di centrodestra filtra che i Riformatori e l’Udc di Giorgio Oppi potrebbero presto dichiararsi nemici di Solinas. Ma in assenza di un nome forte – che nessun partito al momento ha -, il senatore e segretario del Psd’Az resta intoccabile.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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