Andrea Murgia, nove risposte a muso duro

Andrea Murgia, candidato indipendente alla primarie del centrosinistra, non si è tirato indietro. Come promesso, ha risposto in poche ore alle domande di Sardina Post e dei suoi lettori. L’ha fatto a muso duro, senza giri di parole. Alcune delle domande, come si vedrà, sono particolarmente “scomode”.

Ecco l’intervista.

1) Nella sua biografia ufficiale si legge: “Nel 2009 il presidente Soru mi propose di far parte del suo listino. Accettai l’offerta con entusiasmo e partecipai attivamente a quella battaglia che sarebbe dovuta essere di rinnovamento e competenza”. Intanto: si presenta come il paladino del rinnovamento, ma voleva entrare in Consiglio regionale con la scorciatoia della nomine. Le pare coerente?

“Diedi disponibilità al Presidente Soru per contribuire al progetto di sviluppo nato nel 2004. Il fermento di quegli anni esprimeva l’esigenza di proseguire nella strada del rinnovamento, cosa ancor più necessaria oggi e al primo posto nel mio programma. Inoltre, in tempi non sospetti, mi pronunciai per l’abolizione del listino e fin da allora dichiarai che avrei preso, dall’indennità di consigliere regionale, solo il mio stipendio di funzionario europeo e restituito il resto. Quell’impegno vale anche per questa tornata”.

2) E’ certo che se nel 2009 Soru avesse vinto, e lei fosse entrato nel consiglio regionale, le sue posizioni odierne sarebbero state le stesse?
“Se avessimo vinto, la Sardegna non sarebbe stata stritolata dalla devastazione delle giunte Cappellacci e oggi non ci troveremmo così in basso, a dover ripartire dalla melma paludosa del clientelismo. Ma ragionare con i se o con i forse non ci porta da nessuna parte. Dico che le mie posizioni sono coerenti con la mia storia e con le mie azioni, so bene da dove provengo e dove intendo arrivare. So anche che il presidente Soru ha scritto l’unico programma di governo valido e perseguibile, sebbene oggi necessiti degli opportuni aggiornamenti”.

3) Nella sua prima intervista a Sardiniapost ha dichiarato di non essere un civatiano. Eppure, come si evince da centinaia di post su Facebook, i civatiani sono i suoi primi sponsor. Non le pare che, negando l’evidenza, lei mette in atto una tattica politica vecchia: nascondere in parte la propria appartenenza per sperare di allargare l’ambito dei consensi?
“Non nego nessuna evidenza. Mi sono sospeso dal partito, in seguito alla mancata elezione del professor Prodi alla Presidenza della Repubblica, e non parteciperò alla fase congressuale. Ci sono tanti renziani che mi sostengono, così come tante altre persone che non hanno tessera o hanno una tessera diversa. Centinaia di giovani che non vogliono perdere l’occasione per creare il loro futuro. Mi sono candidato alla Presidenza della Regione e non per avere un ruolo nel Partito Democratico. Il nostro è un progetto nato in Sardegna e qui rimarrà”.

3) Nella sua biografia parla ancora di una «brevissima esperienza professionale all’Agenzia delle Entrate»: quanto tempo è durata e come ci è arrivato?
“L’esperienza all’Agenzia delle Entrate è durata dal 3 giugno al 14 dicembre 2002. Ci sono arrivato seguendo l’articolo 97 della Costituzione che recita “agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso”. Sarebbe opportuno recitarlo molto più spesso quando si parla di posti pubblici”.

4) La domanda che rivolgiamo a tutti i candidati. Josefa Idem ha dovuto dimettersi da ministro per una evasione dell’Imu di poche centinaia di euro, lei è certo di non correre rischi del genere? Ha controllato?
“Sono un commercialista iscritto all’ordine di Cagliari eppure in passato ho dimenticato di pagare una rata dell’ICI sulla mia casa di Seulo. Ero all’estero e la scadenza mi era sfuggita. Come succede a tanti, dopo qualche mese ho provveduto al pagamento in ravvedimento operoso con la sanzione ridotta ad un sesto e 40 centesimi di interessi. Adesso arrestatemi!”

5) Lei ha detto che se non vincerà le primarie, e non sarà candidato governatore, tornerà a Bruxelles. O tutto o niente, insomma. Per dare un suo contributo alla Sardegna chiede il massimo del potere, non le sembra un atteggiamento un po’ presuntuoso?
“Non chiedo il massimo del potere, chiedo di votare per un disegno politico di radicale rinnovamento e per permettere alla nostra generazione di presentare e realizzare il progetto di sviluppo che abbiamo immaginato. Chiedo che una generazione di politici, che ha ridotto la Sardegna nelle condizioni in cui si trova, vada a casa. Se questo progetto politico non fosse accettato tornerei serenamente al mio lavoro. Presunzione per me è il contrario: usare le primarie per costruirsi una rendita politica e di visibilità da spendere successivamente; barattare il risultato del primo turno in un eventuale ballottaggio. Mi piacerebbe sentire dire anche dagli altri candidati che, nel caso fossero sconfitti, si ritireranno dalla politica attiva. Sia chiaro che non finirà mai il mio impegno politico e la passione che nutro per l’Isola. Ci sono tante forme per fare politica senza avere una carica pubblica. Per dare un contributo non bisogna essere per forza assessori o consiglieri regionali”.

7) Si dice che lei fosse convinto che Renato Soru l’avrebbe sostenuta nella sua corsa delle primarie, in nome del legame che il patron di Tiscali ha con Giuliano Murgia suo sponsor principale, ex assessore regionale socialista (anche per la candidatura nel listino del 2009) e di cui lei è nipote. Così non è stato tant’è che Soru ha preferito Francesca Barracciu sostenendola convintamente. Perchè è stato scaricato da Soru? 

“Sono numerosi gli errori contenuti in questa domanda, anche se c’è una verità. Parto dall’ultima. Soru avrebbe potuto sostenermi e non lo sta facendo. Chiedete a lui il perché e chiedetegli pure perché mi ha voluto candidato nel listino del 2009. Per il resto, non sono il nipote di Giuliano Murgia. Siamo tanti i Murgia di Seulo. Sono sposato con Cecilia Murgia, figlia di Ofelia Boi che è cugina di Giuliano Murgia. Non mi sembra una cosa interessante ma se dovesse servire posso sempre chiedere a Giuliano di adottarmi. È stato segretario regionale della CGIL ed assessore all’Industria quando si parlava di lavoro e di produzione. Tra noi esiste molta stima, ed è tutto. Confesso invece di avere molti altri sponsor, a centinaia. Sono i ragazzi che giorno dopo giorno lavorano, si organizzano, elaborano il progetto che costituisce il nostro programma condiviso, dal basso. Tutt’altro rispetto agli accordi di corrente ed ai patti parasociali delle altre candidature”.

8) Lei e/o i suoi famigliari gestite attività produttive in agricoltura. Le attività dei suoi familiari hanno mai goduto di finanziamenti europei dagli uffici nei quali lei lavora? E, in ogni caso, può indicare quali finanziamenti europei queste attività familiari hanno ottenuto?

“Mio padre è morto nel 1982, era maestro elementare ma ha sempre avuto la passione per l’agricoltura. In particolare allevava maiali per consumo familiare e coltivava una vigna di cannonau. Ho ereditato la sua passione insieme ad una parte della vigna che coltivo personalmente e con l’aiuto dei miei amici. Ho anche acquistato alcuni terreni accidentati nella valle del Flumendosa, dentro il sito di interesse comunitario del Gennargentu e li ho concessi all’azienda di mio fratello, per tutelarli, produrre biodiversità, allevare animali di razza sarda. Purtroppo la peste suina ha distrutto quel sogno, insieme a quello di tanti altri giovani agricoltori. Per il resto, non gestisco altre attività”.
L’agricoltura è la mia passione perché penso che sia il settore dove la Sardegna può sviluppare il potenziale maggiore e perché è stata svilita dalle politiche autoreferenziali dei tanti assessori che si sono succeduti. Nella mia esperienza lavorativa pubblica però non mi sono mai occupato di fondi per l’agricoltura, né quando ero in regione all’assessorato Lavori Pubblici, né in Commissione europea dove mi occupo di grandi progetti e di fondo europeo di sviluppo regionale. Il codice etico della Commissione riconosce il mio posto come sensibile e per questo motivo sono tenuto alla rotazione ogni 5 anni e mi occupo di due regioni, la Calabria e il Molise, dove non ho nessun legame di nessun tipo”.
“In generale, nel mio lavoro non si assegnano fondi ai singoli ma agli Stati ed alle Regioni. Le graduatorie, i bandi, i decreti sono competenze delegate alle Regioni. Quello che si vuole insinuare in questa domanda deve valere per tutti. Io posso garantire che la Commissione Europea non ha assegnato nessun finanziamento a me, ai miei familiari, alle persone con cui ho legami affettivi. Gli altri candidati, per l’ente da cui provengono o dove hanno esercitato mandato politico, possono garantire la stessa cosa?”

9) Può indicare almeno una battaglia politica per la Sardegna o nel partito in cui milita o ha militato che l’abbia vista protagonista in prima fila in questi anni di cui sia rimasta traccia e che dia la misura del suo attaccamento alla Sardegna, di quanto lei sia innovatore e fuori dagli schemi come vuole far credere?

“Ho fatto almeno due battaglie di cui vado orgoglioso. La prima fu quella di impedire un “parco” eolico nella vetta del monte Perdedu a Seulo. Da amministratore, insieme al sindaco Giancarlo Boi ed al consiglio comunale tutto, rifiutammo l’elemosina che ci propose la società di produzione e tutelammo il nostro bene migliore, il paesaggio. Nel 2003, fu veramente una battaglia controcorrente, molti piccoli comuni regalarono il loro vento per una manciata di lenticchie. C’era il disegno preciso di lasciare che il vuoto normativo, di fatto voluto dai decisori di allora, permettesse alle grandi imprese dell’energia di speculare sulle fonti rinnovabili della Sardegna.
La seconda: nonostante fossi a Bruxelles ho segnalato via stampa il rischio concreto di perdita di fondi europei. Cappellacci diceva che avremo guadagnato soldi dal 2014 e io scrissi che invece di soldi stavamo rischiando di perderne parecchi. Un appello rimasto inascoltato, e anche uno dei motivi per i quali ho accettato di candidarmi. Ci sono responsabilità precise nel negoziato in corso per l’assegnazione dei fondi che stanno portando la Sardegna ad una perdita enorme di risorse.
Infine la mia battaglia la sto giocando adesso. Ho sempre fatto politica e continuerò a farla mettendo contenuti, non aggrappandomi alle poltrone. Ho partecipato alla stesura del programma del centrosinistra nel 2004 e 2009. Ho molti anni di esperienza professionale anche internazionale, alle spalle. So dove deve iniziare la politica e quali devono esserne i limiti. Cosa che pare sconosciuta, da queste parti. L’innovazione che serve con urgenza è un’operazione di pulizia, di sgorgo. I politici degli ultimi decenni hanno intasato tutti i canali. Chi è stato nelle istituzioni negli ultimi dieci anni deve farsi da parte, è anche lui corresponsabile dell’attuale disastro”.

Sardinia Post

Oggi Andrea Murgia sarà a Dolianova, alle ore 18:30, presso il centro polivalente per incontrare i cittadini e gli imprenditori locali.

 

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