Il candidato presidente della Regione per il Partito dei sardi protesta per l’esclusione – sua e di altri due sfidanti – da un sondaggio telefonico che nei giorni scorsi ha cercato di tastare il polso degli elettori. “Il 23 gennaio scorso si è svolto in Sardegna un sondaggio taroccato – denuncia Paolo Maninchedda all’Ansa -. Ai proprietari di telefoni fissi, di cui almeno due disposti a testimoniare, veniva posta la domanda sulle intenzioni di voto per la presidenza della Regione in vista del voto del 24 febbraio”. Fino a qui, non ci sarebbe nulla di male: le elezioni sono dietro l’angolo ed è difficile sbilanciarsi in previsioni sull’esito dello spoglio.
Ma c’è un dettaglio, che ha fatto irritare Maninchedda: in quel sondaggio venivano proposti solo quattro nomi su sette aspiranti presidente della Regione: quelli dei tre esponenti dei poli principali (Christian Solinas per il centrodestra, Francesco Desogus per M5s e Massimo Zedda per il centrosinistra) e quello di un solo ousider (Mauro Pili per i Sardi Liberi). “L’elenco dei nomi proposto non era di sette concorrenti ma di quattro: gli esclusi erano Paolo Maninchedda, Andrea Murgia, e Vindice Lecis – ha sottolineato il leader del Partito dei sardi -. Poiché siamo stanchi di sondaggi realizzati per manipolare l’opinione pubblica, segnaleremo questo in particolare a tutte le autorità competenti, in primo luogo all’Autorità delle comunicazioni”.
Al fianco di Maninchedda si schiera Murgia: “Se un sondaggio esclude tre competitors – spiega all’agenzia Dire – non è di certo affidabile. Una persona che conosco è stata intervistata con lo stesso schema, quindi confermo la denuncia fatta dal leader del Partito dei sardi”. Nell’Isola c’è molta sete di sondaggi, perché dopo il risultato delle Suppletive anche il conoscere l’orientamento di voto degli altri elettori potrebbe condizionare le scelte di molti sardi per le Regionali. La Nuova Sardegna ha annunciato per domani la pubblicazione di un sondaggio in esclusiva.
