Quirinale, ecco i 29 sardi che eleggono il 13° presidente della Repubblica

Tra i 1.009 grandi elettori del nuovo Capo dello Stato ci sono anche i 25 parlamentari sardi e i 3 delegati regionali. Ecco chi sono.

Sono 29 – tra 26 parlamentari e 3 delegati regionalii sardi che voteranno oggi dalle 15 il successore di Giorgio Napolitano al Quirinale, ovvero il 13° presidente della Repubblica. Il peso maggiore della pattuglia isolana è in quota Pd, con 14 preferenze. Seguono 5 Cinque Stelle, 4 azzurri, 2 Sel più un voto a testa per Scelta Civica, Centro Democratico, Unidos ed ex M5S.

A Roma la macchina del gran cerimoniale è pronta: gli scrutini sono programmati nell’Aula più grande, quella di Montecitorio che ospiterà in tutto 1.009 grandi elettori. Così divisi: 321 senatori, 630 deputati e 58 delegati regionali che, con questo ordine, saranno chiamati nominalmente. Nelle prime tre votazioni è richiesta la maggioranza dei 2/2, cioè 672 preferenze. Poi si scende a 505.

Il Pd schiera intanto i 4 senatori eletti alle Politiche di febbraio 2013: Ignazio Angioni, Giuseppe Luigi Cucca, Luigi Manconi e Silvio Lai. Ci sono poi 8 deputati: Emanuele Cani, Siro Marrocu, Marco Meloni, Romina Mura, Caterina Pes, Francesco Sanna, Giovanna Sanna e Gian Piero Scanu (nella lista sarda venne eletto pure il socialista Raffaele Di Gioia, ma è foggiano). Completano la rosa democratica il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, e quello del Consiglio Gianfranco Ganau.

La quota isolana del Movimento Cinque Stelle è formata dai deputati Nicola Bianchi, Emanuela Corda e Andrea Vallascas, più i senatori Manuela Serra e Roberto Cotti.

Per Forza Italia ecco ancora i due deputati Paolo Vella e Settimo Nizzi, il senatore Emilio Floris e il capogruppo in Consiglio regionale, Pietro Pittalis, alla sua seconda prova da grande elettore dopo la prima esperienza nel ’99.

I vendoliani sono Michele Piras (Montecitorio) e Luciano Uras (Palazzo Madama).

Gli ultimi quattro voti sardi arriveranno dai deputati con Pierpaolo Vargiu (Scelta Civica), Roberto Capelli (Centro Democratico), l’ex grillina Paola Pinna (nel gruppo Misto dopo l’espulsione) e Mauro Pili (Unidos).

Il candidato del Pd è Sergio Mattarella, palermitano, classe 41 e un curriculum lungo così: è stato ministro della Prima Repubblica come suo padre Bernardo. La bandiera di famiglia era quella della Dc, con la quale venne eletto capo della Giunta regionale anche Piersanti Mattarella, fratello del candidato alla presidenza della Repubblica, ucciso dalla mafia il 6 gennaio del 1980.

Mattarella è stato uno dei fondatori dell’Ulivo e prima ancora aveva fortissimamente la nascita del Partito popolare per raccogliere l’eredita democristiana dopo Tangentopoli. Il centrosinistra gli riconosce come una medaglia le dimissioni da titolare della Pubblica istruzione, nel governo Andreotti, in segno di opposizione alla legge Mammì che diede vita al monopolio berlusconiano delle tv private. E non a caso sulla candidatura di Mattarella il Cavaliere ha rotto il Patto del Nazareno.

Come ha ricordato Pietrino Soddu in un’intervista a Sardinia Post, Mattarella ha ottime possibilità di centrare l’elezione al Quirinale anche perché la Sicilia non ha mai espresso un capo dello Stato.

Infine ancora qualche dato sugli elettori del nuovo presidente della Repubblica: tutte le Regioni hanno tre delegati, tranne la Val D’Aosta che ne ha espresso soltanto uno. Tra i parlamentari, il Pd ha 415 voti. Seguono il Movimento Cinque Stelle con 137, Forza Italia con 130, Ndc-Udc a 70, il Gruppo Misto a 52, la Lega Nord a 35, Scelta Civica a 32, Sel a 26, Per le autonomie a 16, Autonomie e libertà a 15, Per l’Italia a 13 ed Fdi a 9. Il voto numero 1.009 è quello di Napolitano, neosenatore a vita.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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