Primarie del centrosinistra sardo, ecco il codice “anti-furbi”

La campagna elettorale entra nel vivo per il centrosinistra. Con due date chiave e un regolamento nuovo di zecca che mette una serie di paletti contro propaganda e sprechi.

Le vacanze sono finite per i candidati delle primarie: in quota centrosinistra la campagna elettorale entra nel vivo. A ritmo serrato. Con due date chiave e un regolamento nuovo di zecca che mette tutta una serie di paletti contro propaganda e sprechi. Quindi: il 2 settembre vanno depositate le cinquemila firme necessarie a correre tre settimane più tardi, cioè il 29, quando si aprono le urne. Ma da oggi e fino ad allora nessuno dei competitors potrà spendere più di trentamila euro per acchiappare voti.

SOGLIA FISSA. L’hanno chiamato “Codice di comportamento”: sei articoli secchi che segnano il perimetro della campagna elettorale. Intanto: in tempo di crisi le mani sul portafogli vanno messe con parsimonia. Ma lo spirito è soprattutto un altro: imponendo un budget fisso di trentamila euro, si riduce la potenza mediatica di chi, in teoria, può permettersi più lussi elettorali.

TRASPARENZA. In ogni caso, ogni euro speso dai candidati bisognerà rendicontarlo. Non solo: scontrini e fatture andranno conservati «almeno fino ai tre mesi successivi» alle primarie. Poi: sarà obbligatorio mettere nero su bianco nome e cognome dei finanziatori che regaleranno più di cinquecento euro. Ancora: la documentazione di tutti i candidati verrà messa in Rete.

FAIR PLAY. È chiesta correttezza, ai competitors. Si riconosce che il confronto sarà «intenso», ma dovrà scorrere lungo il binario della «lealtà». Con un imperativo: le singole proposte hanno l’obbligo di rispettare valori e ideali rappresentativi dell’intera coalizione. Per esempio: nessuno potrà svegliarsi una mattina e dire che l’Isola si chiuderà agli immigrati. Insomma, “La Sardegna che vogliamo”, come nel leit motiv delle primarie, è prima di tutto un patrimonio condiviso di principi.

MODERAZIONE. Sotto il segno del centrosinistra vuole dire anche sobrietà: le gigantografie stradali non sono ammesse. I manifesti non devono superare i 100×140, e comunque «vanno affissi nel rispetto del decoro urbano». Di più: durante la campagna elettorale non si potrà fare alcun accenno ai sondaggi né ricorrere a spot elettorali. Su qualsiasi media.

LE SANZIONI. La commissione dei garanti sta già passando al setaccio stili e comportamenti dei sei candidati. Perché si fa sul serio, nel centrosinistra: chi viola il Codice di comportamento rischia il cartellino rosso. Cioè, non potrà presentarsi alle urne.

PROSSIMA SCADENZA. A conti fatti, da qui e fino al 2 settembre per l’ex Ulivo è un riscaldamento. Non fosse altro che Sel, Upc, Idv, Verdi e Centro democratico hanno ancora due settimane di tempo per mettere a correre altri eventuali candidati. Ma proprio questo è il versante debole della coalizione. Cioè un fronte spaccato tra chi avrebbe preferito marciare verso le Regionali puntando su un nome solo, e chi, invece, ha deciso di scegliere il leader del centrosinistra passando dalle primarie.

LA ROSA. Fatto sta che non è stato difficile prevederlo: il Pd domina, con quattro candidati su sei. In ordine alfabetico sono Francesca Barracciu, Roberto Deriu, Gianfranco Ganau e Andrea Murgia. I socialisti hanno scelto Simone Atzeni, mentre l’ex Idv Maurizio Piras si avvia verso il voto settembrino da indipendente.

Alessandra Carta

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