Politiche, a ogni partito la sua grana: ecco cosa sta succedendo nell’Isola

Preparare gli accordi elettorali non è mai il miglior momento per i partiti, chiamati a sciogliere una quantità straordinaria di nodi. E così, a cinquantadue giorni dal voto del 4 marzo, si conta un sostanziale stallo nelle forze sarde. Da destra a sinistra e senza eccezioni. Le liste non sono ancora pronte, le alleanze idem. La sola certezza è data dai venticinque seggi che col Rosatellum bis spetteranno alla Sardegna e saranno uno in meno rispetto al 2013. Con la nuova legge elettorale, l’Isola avrà infatti diciassette deputati anziché diciotto. Di questi, sei arriveranno a Montecitorio passando dai collegi uninominali, mentre i restanti undici verranno eletti nelle due circoscrizioni plurinominali. Invariato il numero dei senatori, a quota otto. Di cui tre sanno pescati col maggioritario (collegi uninominali) e cinque col proporzionale (nella circoscrizione unica regionale). Vediamo, allora, cosa sta succedendo nei singoli partiti.

IL PD. Nelle fila dem è opinione comune che sia difficile ripetere i numeri del 2013, anche per via della nuova legge elettorale. Cinque anni fa, erano stati dodici i parlamentari eletti, di cui otto deputati e quattro senatori. A questo giro il Pd potrebbe non superare quota quattro. Per questo, nel tentativo di recuperare voti almeno nei collegi uninominali, il segretario Giuseppe Luigi Cucca è impegnato in una serrata trattativa per costruire accordi. Al momento, però, l’intesa con il Partito dei sardi è scivolata su un binario morto, mentre il Psd’Az, incontrato ieri a Roma, si è riservato di decidere dopo il Consiglio nazionale programmato per domenica.

MOVIMENTO CINQUE STELLE. Sulla carta i grillini sono i più tranquilli di tutti: anche nell’Isola è sul voto d’opinione che si base la loro fortuna elettorale degli M5s, data al 34,5 per cento da un sondaggio DiBimedia delle scorse settimane. L’aspetto più curioso del movimento è dato dai nomi dei sardi famosi che saranno selezionati per i collegi uninominali, ma indiscrezioni non ne circolano ancora. I Cinque Stelle sardi sono anche in attesa di capire quando arriverà in Sardegna il candidato premier Luigi Di Maio, pare per due giorni. L’incertezza si estende alla data delle Parlamentarie, con le quali verranno scelte le persone che entreranno nelle liste delle circoscrizioni plurinominali. Ma da Grillo non sono ancora arrivate indicazioni.

FORZA ITALIA. Gli azzurri sardi si stanno facendo sentire pochissimo: dalla loro hanno il fatto di avere pochi uscenti da accontentare – appena due: Paolo Vella alla Camera ed Emilio Floris al Senato -, ma ampi margini di consenso e quindi di seggi da conquistare, stando alle proiezioni dei sondaggi. Tanto che tra i possibili candidati c’è un gruppo consistente di consiglieri regionali, come il capogruppo Pietro Pittalis, più Alessandra Zedda, Marco Tedde e Giuseppe Fasolino. Si fa anche il nome di Stefano Tunis. Il rischio per gli azzurri dell’Isola è più di un big nazionale sarà candidato in Sardegna, perché questa è in qualche modo uno strada obbligata visto come è stata strutturata la legge elettorale.

LIBERI E UGUALI. Bersaniani di Mdp, civatiani di Possibile e Sinistra italiana. Le tre forze che vanno a comporre il cartello dei Leu guidato da Pietro Grasso, sono gli esordienti delle Politiche 2018. Sul consenso non hanno termini di riferimento, visto che, in questa veste, si presentano alle urne per la prima volta. Ma il definitivo affrancamento dal Pd vale, rispetto agli stessi dem, uno scontro che quotidianamente si combatte sui social. Il risultato che i Leu otterranno il 4 marzo sarà molto significativo per i futuri accordi delle Regionali 2019.

RIFORMATORI E UDC. Sono i più fedeli alleati di Forza Italia e quelli che al partito azzurro possono addirittura garantire la possibilità di superare il Movimento Cinque Stelle in alcuni collegi uninominali, dove sul candidato prescelto convergono i voti della coalizione. Per questo sia i liberal democratici che lo scudo crociato hanno chiesto seggi sicuri tanto alla Camera quando al Senato (tuttavia né gli uni né l’altro hanno le forze per correre da soli con proprie liste). Ma l’assetto sardo del centrodestra verrà deciso contestualmente agli equilibri nazionali, quindi ci vorranno ancora una decina di giorni prima di avere certezze.

FRATELLI D’ITALIA. In vista del 4 marzo, gli Fdi isolani hanno già organizzato anche la prima uscita pubblica attraverso una conferenza stampa nella quale si erano detti “certi” di vincere sia le Politiche che le Regionali del prossimo anno. Come piccolo partito, la prima sfida che hanno davanti è il superamento della soglia di sbarramento, fissato al tre per cento dal Rosatellum bis.

IL PARTITO SARDO AZIONE. I Quattro Mori sono i grandi ‘corteggiati’ di queste Politiche. Lo sa bene il segretario nazionale, Christian Solinas, che aspira a spostarsi dal Consiglio regionale al Parlamento e per questo si sta sedendo a tutti i tavoli. L’ha fatto ieri col Pd, ha già incontrato gli azzurri e ha pure accettato di parlare con un emissario della Lega. L’ipotesi più probabile è che il Psd’Az dica sì al centrodestra, anche nell’ipotesi di ritentare la scala al governo della Regione nel 2019. La decisione finale è attesa domenica, quando si riunisce il Consiglio del partito.

POLO PER L’AUTODETERMINAZIONE. Gli indipendentisti sardi si dovrebbe presentare alle Politiche solo al Senato, visto che i seggi di Palazzo Madama, a differenza di quelli della Camera, verranno assegnati su base regionale. Per il raggruppamento, che adesso deve raccogliere le firme, le elezioni del 4 marzo saranno l’occasione per contarsi e capire i margini di consenso in vista delle Regionali 2019. Il Polo è formato da RossoMori, associazione Sardos, i movimenti Gentes, Comunidades e Sardegna possibile più i partiti Liberu, Irs e Sardigna Natzione.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

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