“Vietare o limitare in luogo pubblico o nel corso di manifestazioni pubbliche, l’utilizzo di indumenti o accessori di qualsiasi tipo, compresi quelli di origine etnica e culturale, che comportano in tutto o in parte l’occultamento del volto”. Sono bastate queste poche righe, contenute in un emendamento al decreto sicurezza bis in discussione alla Camera, a innescare una polemica politica tutta sarda. Secondo la deputata del Partito Democratico, Romina Mura, la proposta che ha come primo firmatario Eugenio Zoffili coordinatore della Lega in Sardegna, se approvata avrà un effetto diretto su sagre e feste tradizionali sarde.
Insomma per Mura la Lega, il cui tentativo sembrerebbe più quello di vietare il velo islamico, vorrebbe oscurare la cultura sarda. “Zoffili – si legge in un post su Facebook – propone di vietare, per ragioni di sicurezza, l’utilizzo nei luoghi pubblici dei tradizionali scialli e altri indumenti che le donne sarde indossano, alcune quotidianamente, la maggior parte nel corso delle sfilate di Sant’Efisio, del Redentore, della Cavalcata sarda (foto), della Sartiglia per citare le più conosciute e con cui spesso, secondo quelli che sono i canoni tradizionali, coprono parzialmente il volto. Secondo questa proposta – aggiunge – le maschere tradizionali non potrebbero più essere utilizzate per sfilate (penso al Carnevale) e spettacoli etnici”. [foto Giovi Fiori]
Sull’ordine del giorno “anti-burqua” i leghisti sardi fanno quadrato attorno al coordinatore del partito in Sardegna, il deputato Eugenio Zoffili. “La disperazione politica del Pd è imbarazzante: l’accusa di voler cancellare le tradizioni sarde, attraverso il divieto di indossare maschere o scialli tipici, è semplicemente ridicola”, interviene il consigliere regionale e presidente della commissione Autonomia Pierluigi Saiu, replicando sulla polemica alimentata dalla parlamentare dem Romina Mura. “Nessuna persona di buon senso potrebbe credere a una cosa del genere – aggiunge Saiu – nell’ordine del giorno che viene contestato non c’è nessun divieto in questo senso. È il solito tentativo di inquinare il dibattito politico. Tentativo che però, alla fine, si ritorce contro i suoi stessi autori”.