Pili fonda il sardo-leghismo esoterico

Comincia la terza settimana prima delle elezioni politiche e la campagna elettorale s’infiamma. In Sardegna prende forme nuove, mai viste: un po’ copiate dalla Lega Nord, un po’ dall’estrema sinistra sempre a metà tra la piazza e il governo.

E’ successo tutto ieri mattina, tra Cagliari e Paulilatino. Più precisamente tra il palazzo del Consiglio regionale e il santuario nuragico di Santa Cristina: a Cagliari i Riformatori hanno inscenato una protesta contro la stessa giunta regionale che sostengono, a Paulilatino il capolista del Pdl alla Camera Mauro Pili ha lanciato la versione sarda del giuramento di Pontida.

Il giuramento di Santa Cristina

Erano le 11 e pioveva a dirotto. «Un patto di sangue» che la location prescelta per la cerimonia ha reso ancora più impegnativo e solenne: Santa Cristina è infatti un luogo simbolico della civiltà nuragica e, assieme, un luogo di culto cristiano.

Pili non ha esplicitamente menzionato il giuramento leghista, ma non si è nemmeno sforzato di celarne le evidenti analogie e gli intenti esoterici. Per esempio ha sottolineato che a Santa Cristina si svolgevano “rituali legati al culto delle acque”, e che altro è il rituale dell’ampolla piena di acqua del Po inventato da Umberto Bossi? Infatti qualcuno tra i più spiritosi dei presenti l’ha chiesto: “E l’ampolla?”

Rituale a parte, il “giuramento di Santa Cristina” ha un contenuto molto semplice, certamente semplice a dirsi: chi vi aderisce si impegna solennemente a votare in Parlamento a difesa della specialità della Sardegna. Anche a costo di votare in dissenso dal gruppo parlamentare di appartenenza.

Un impegno che, quanto a Pili, non ha nemmeno tanto sorpreso perché è da tempo che l’ex governatore prende posizioni almeno apparentemente in dissenso dal suo partito e ha anche fondato un movimento (“Unidos”) che ha tratti fortemente autonomistici e quasi indipendentisti. Ed è un organizzatore ormai abituale di iniziative politiche a ridosso di siti archeologici (Prima di Santa Cristina c’era stata la Reggia nuragica di Barumini).

Una decina di giorni fa, nella conferenza stampa di presentazione delle liste del Pdl in Sardegna, Pili aveva sottolineato che i temi di ‘Unidos’ sarebbero stati anche i temi della campagna elettorale pidiellina nell’Isola. Per la semplice ragione – a dire il vero molto poco ‘autonomista’ – che Silvio Berlusconi li aveva approvati. Si era scatenata una polemica molto aspra. In particolare con la presidente del Consiglio regionale Claudia Lombardo: “E’ inaccettabile che un candidato dica che il suo personalissimo programma sia quello del partito”, aveva protestato.

Di certo davanti al nuraghe di Santa Cristina il numero dei big che seguono le uscite quasi indipendentiste di Pili è cresciuto. Alla cerimonia del giuramento, infatti, hanno aderito l’ex sindaco di Cagliari, e capolista al Senato, Emilio Floris, il coordinatore regionale e parlamentare uscente settimo Nizzi. E anche tre uscenti collocati in posizioni a rischio. Politici che, insomma, molto difficilmente avranno occasione di votare in dissenso dal gruppo parlamentare: i nuoresi Bruno Murgia e Silvestro Ladu e il gallurese Fedele Sanciu.

I Riformatori di lotta e di governo

Si sono piazzati davanti alla sede del Consiglio regionale in via Roma e hanno messo in atto un sit in, proprio come se fossero operai dell’Alcoa o militanti del movimento dei pastori o del fronte anti-Equitalia. Erano invece i Riformatori che protestavano contro la decisione della giunta regionale di prorogare le province bocciate dal referendum fino al 2015.
I Riformatori, che hanno fortemente sostento il referendum, sono per lo scioglimento immediato delle Province e hanno anche scritto a Napolitano per chiedergli di sciogliere anche il Consiglio regionale se dovesse continuare a non rispettare la decisione voluta da oltre mezzo milione di sardi.

Il fatto è che i Riformatori, fanno notare le opposizioni (Pd, Sel, Idv Sardegna domani) avrebbero un modo semplicissimo per far tornare tutti, e Cappellacci in particolare, a casa. Sarebbe sufficiente che togliessero l’appoggio alla giunta regionale. Insomma, non c’è bisogno di chiedere aiuto a Napolitano: basta far da sé.

E siamo solo all’inizio del conto alla rovescia prima del voto. E’ in arrivo Beppe Grillo. Poi sarà la volta di Angelno Alfano e Silvio Berlusconi.

 

 

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