Pd, su Comandini segretario salta il voto. E non si esclude nome alternativo

Il Pd sardo resta senza leader. La fumata nera arriva dall’Assemblea che a Oristano ha deciso di non votare su Piero Comandini segretario.

Il Pd sardo resta senza leader. La fumata nera arriva dall’Assemblea regionale che a Oristano ha deciso di non votare su Piero Comandini segretario. Ma l’epilogo è tutt’altro che una sorpresa: da stamattina, in ambiente dem, si rincorreva la voce che sul nome del consigliere regionale il partito non avesse trovato la quadra (leggi qui). E così è stato.

Dunque i democratici isolani vanno in vacanza senza segretario e si rivedranno solo il prossimo 5 settembre. Di fatto il partito si avvia verso il quarto mese di autogestione in un clima sempre più teso con la corrente soriana spaccata, ciò che ha fatto mancare i voti per eleggere Comandini. E questo dopo che lo stesso Renato Soru, presente oggi a Oristano, nelle ultime settimane aveva lavorato per fare asse con la componente renziana, di cui è espressione il consigliere regionale.

Ma a spaccarsi è stata pure l’ex minoranza congressuale guidata dal sentore Ignazio Angioni che, in teoria, di Comandini è un alleato, ma il parlamentare continua a preferire una soluzione unitaria rispetto all’elezione del segretario a colpi di maggioranza, come nel caso di Comandini. Di qui un’inattesa saldatura, almeno sul piano formale, con l’area popolare-riformista di Antonello Cabras e Paolo Fadda e con gli ex civatiani de La Traversata. I quali Comandini non lo vogliono visto l’incarico nell’Aula di via Roma.

A Oristano, alla fine, la verifica del numero legale è passata in secondo piano: lo slittamento del voto è stato deciso prima che si aprissero i lavori dell’Assemblea. Come nel metodo dem, si è riunito il direttorio con una piccola delegazione in rappresentanza di ciascuna componente interna. E quando Soru ha chiesto l’apertura dei lavori, non sono state contate nemmeno le presenze.

Quanto alle prossime mosse, non si esclude che possa prevalere una nuova linea con la ricerca di un nome alternativo a Comandini. Anche oggi è continuato a circolare quello di Giannarita Mele, la presidente del partito che è di area Angioni, ma viene considerata una figura di garanzia,  quindi capace di lasciare il Pd nel terreno dell’unità. Ovviamente l’ipotesi Mele non piace ai renziani che su Comandini stanno provando a resistere. Ma per via degli assetti su Cagliari (a dividere i dem la giunta di Massimo Zedda) l’ex minoranza non ha più il 50 per cento più uno dei voti che consentirebbe di prendere in mano il partito anche a costo di forzare la mano.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

 

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