Il Pd dopo la rissa, Lai a Soru: “Dici che lasci la politica? Pianto da coccodrillo”

È scongiurato il rischio di commissariamento del Pd sardo: l’assemblea regionale è riconvocata per venerdì 13, giorno in cui sarà eletto il nuovo segretario. A decidere la data del voto, in extremis, è stata la maggioranza formata dall’area Cucca (renziani della prima ora ed ex Ds) e dai popolari-riformisti di Cabras-Fadda: alle 18,30, mezz’ora dopo la rissa finita pure sui giornali nazionali, i due gruppi hanno raggiunto il numero legale (sopra la soglia di 81 delegati ) e riaperto i lavori, ricompattandosi come non si vedeva da tempo. Assenti tutti i soriani.

Al momento l’ex deputato Emanuele Cani è l’unico nome in corsa per sostituire il segretario dimissionario Giuseppe Luigi Cucca. Nell’ordine del giorno approvato in serata dalla maggioranza è scritto che per la presentazione delle candidature c’è tempo sino alle 20 di giovedì 12, tuttavia viene considerata un’ipotesi remota la possibilità che altri dem sfidino Cani.

L’appuntamento di venerdì 13, seppure decisivo per il futuro del partito, è comunque diventato un dettaglio nel corso della giornata, segnata da urla e spintoni: prima tra l’europarlamentare Renato Soru e l’ex senatore Silvio Lai; poi tra lo stesso Soru e l’ex deputato Siro Marrocu. All’origine dello scontro la decisione della presidente Lalla Pulga di sospendere i lavori dell’assemblea, come sollecitato dallo stesso parlamentare europeo. A quel punto Lai per i popolari-riformisti e Marrocu per la componente Cucca hanno chiesto di rivedere la decisione, avvicinandosi al tavolo della Pulga. Lo stesso ha fatto il vicepresidente Dino Pusceddu. Lì c’era anche Soru. Gli animi si sono surriscaldati in un attimo e la situazione è degenerata, come documentato dal video pubblicato dall’Ansa (sotto alcuni fotogrammi).

La Repubblica è stata il primo quotidiano nazionale a rilanciare la notizia sentendo in serata Soru. Il quale all’Ansa aveva dichiarato un’ora prima di volere lavorare per ricostruire il partito (leggi qui), ma al giornale di Roma ha poi detto: “Quando scadrà il mio mandato al Parlamento europeo, devo pensare se fare ancora politica in un partito così disperato”.

Dichiarazioni, quelle di Soru, che non sono sfuggire all’ex senatore Lai che fa parte della maggioranza interna per il tramite dei popolari riformisti. In una lunga nota diffusa dopo le 20, Lai ha scritto: “Dopo aver tenuto in ostaggio l’ennesima assemblea del Pd sardo, e dopo una sceneggiata vergognosa, Soru fa il pianto del coccodrillo dicendo che pensa di lasciare la politica, come al solito immaginando in realtà di fare esattamente il contrario. Se nella nostra Isola il Pd è così disastrato, come afferma ancora l’eurodeputato, lo stesso Soru è parte importante di questo disastro, dalla sconfitta del 2008 alla paralisi della Giunta Pigliaru su molte tematiche”.

Ancora dal comunicato di Lai: “Se oggi il Pd in Sardegna non ha potuto eleggere un segretario dopo quattro mesi dalle elezioni politiche di marzo, la responsabilità è solo di Renato Soru. Il quale ha tenuto un atteggiamento intimidatorio nei confronti dei componenti l’assemblea, anche con telefonate personali, per impedire la partecipazione, nonché attraverso una serie di atti provocatori e violenti. Con lui è responsabile la presidente dell’assemblea – Lalla Pulga – che ha disatteso le regole ed è fuggita come una ladra con le firme dei presenti, affermando che il riconteggio del numero legale che fosse. Invece almeno novanta componenti avrebbero votato il nuovo leader, se solo si fosse regolarmente aperto il seggio, anziché sciogliere l’assemblea con forzature burocratiche”. Lai ha chiuso così il suo comunicato: “Perché non accettare il confronto democratico e consentire il voto? Perché non lasciare che ci fosse la possibilità di presentare la propria candidatura? Soru pensa che il Pd sardo sia il suo giocattolo, come prima Tiscali e poi la Regione, e si comporta come quei bambini che preferiscono romperlo, se non lo possono avere. Purtroppo il Pd e una comunità di persone a cui lui, con altri, sta rubando il futuro”.

Sulla stessa lunghezza d’onda Franco Marras, dirigente del Pd, anche lui dei popolari-riformisti, uno dei primi a essere intervenuti per separare l’eurodeputato da Lai. “Non sono più tollerabili l’arroganza e la sistematicità con la quale Soru sta distruggendo il Pd. Avere fatto il proprio tempo in un partito, non significa che debba valere la logica del ‘muoia Sansone con tutti i filestei”.

Per la componente dei renziani della prima ora, un pezzo dell’area Cucca, parla il deputato Gavino Manca, anche lui attraverso una nota. “Siamo venuti in assemblea – si legge – per tentare di dare una prospettiva al partito, sempre scosso da divisioni e combattimenti interni. Noi siamo per il rispetto delle regole. Invece – è il riferimento a Soru – qualcuno è venuto alla riunione solo a cercare la rissa e si è posto in maniera prepotente”. Ancora a Soru, che all’Ansa aveva bollato il Pd come partito controllato da un gruppo di potere, Manca replica: “Nel Pd nessuno ha padroni. E chi dice che si entra nella fase congressuale voluta da tanti, sostiene cose non vere: il congresso si farà, ma dopo le Regionali (del 2019). Ora bisogna mettere a punto il programma, costruire una coalizione e per centrare l’obiettivo occorre dare un governo a questo partito in maniera plurale. In questo momento drammatico serve la
responsabilità: le conte numeriche non ci appartengono”.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

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