Parisi boccia la grazia a Berlusconi: «Inaccettabile». Poi attacca il Pd

Non usa mezzi termini, Arturo Parisi. E sulla grazia a Silvio Berlusconi dice: “Inaccettabile”. Così l’ex ministro della Difesa in un’intervista al quotidiano Avvenire.

Dunque, in quota centrosinistra sardo arriva il “no” alla ciambella di salvataggio per il Cavaliere. Ci pensa Parisi a spiegare le ragioni del suo rifiuto: “Se da un lato c’è il burrone nel caso in cui dovesse saltare il Governo, dall’altro un incompreso e ingiustificato provvedimento di grazia ci spingerebbe verso il baratro“.

Insomma, sono tempi durissimi per l’Italia, a sentire Parisi che evoca uno scenario per nulla tranquillizzante. In ogni caso. Ma per l’ex ministro sarebbe comunque peggio accettare piegarsi alla volontà dei berlusconiani.

L’ex parlamentare democratico mette così in guardia dai ”passi falsi”. E rincara la dose: “‘Una grazia a Berlusconi farebbe crescere da una parte la rabbia e, ancor peggio, dall’altra il cinismo verso la politica. E farebbe crollare la nostra affidabilità tra i partner stranieri”.

Adesso la Giunta del Senato è chiamata a esprimersi sull’eventuale decadenza del Cavaliere, dopo la condannata per frode fiscale confermata dalla Cassazione. “L’unica via – va avanti Parisi – è applicare con scrupolo la legge. La domanda che dobbiamo porci è una sola: corrisponde il caso di Berlusconi alla fattispecie prevista dalla legge Severino? Se la risposta è sì, non potrà che derivarne la decadenza; diversamente resta in Parlamento”.

Secondo Parisi “l’ex premier dovrebbe imparare da Beppe Grillo: anche se pensasse di essere stato condannato ingiustamente, ascolti il capo dello Stato, non c’è altro modo di rispettare le sentenze. Questa sarebbe la prova che le accuse di chi sostiene che è entrato in politica solo per difendersi dai giudici, sono infondate”.

Quanto al Pd, Parisi non è meno netto: “Se è vero che il Governo vive di continui rinvii, questo è ancor più vero per il partito che in Parlamento è di gran lunga il più rappresentato. Non è ammissibile questo silenzio, il Pd non riesce a scegliere neppure la data del suo prossimo congresso e preferisce nascondere la sua incapacità dietro Napolitano scaricando su di lui le proprie responsabilità. In questo modo si espone oltre ogni prudenza la presidenza della Repubblica'”.

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