Paci: “La vertenza entrate è chiusa, polemiche incomprensibili”

Raffaele Paci, assessore alla Programmazione e vicepresidente della Giunta, fa il punto sui conti della Regione dopo gli allarmi lanciati da Sabatini (Pd) e Agus (Sel).

C’è un nuovo problema che da una settimana sta agitando la maggioranza di centrosinistra: è la “nuova vertenza entrate”, così come l’ha chiamata e lanciata il 2 febbraio scorso il presidente della commissione Bilancio in Consiglio regionale, Franco Sabatini. Il tema è stato ripreso ieri anche dall’esponente di Sel, Francesco Agus. A sentire il primo “manca all’appello un miliardo“; per il secondo “un miliardo e 300 milioni“. Entrambi hanno usato toni allarmistici. Sardinia Post ha chiesto all’assessore alla Programmazione, Raffaele Paci,  vicepresidente della Giunta, di spiegare cosa sta succedendo nei conti della Regione e, soprattutto, se i cittadini abbiano motivo per preoccuparsi. Proprio ieri il governatore Francesco Pigliaru, tornato al lavoro dopo il lungo ricovero, ha scritto una lettera agli assessori, quindi indirettamente ai partiti, perché “noto con dispiacere un aumento delle spinte propagandistiche nel sistema politico sardo”. Pigliaru, in definitiva, ha detto “basta”.

Assessore Paci, come bisogna leggere la missiva del governatore: rientra nella “propaganda” anche la nuova vertenza entrate che stanno lanciando pezzi di maggioranza?

Io posso commentare la sostanza della questione, cioè il merito della materia finanziaria. La lettera in sé, visto il ruolo che ha un presidente di Regione, non necessita di ulteriori sottolineature.

Affrontiamo allora la sostanza del tema: la vertenza entrate, con la quale veniva indicato il gettito fiscale spettante alla Sardegna e ingiustamente trattenuto dallo Stato, non è stata chiusa?

Sì, la partita è del tutto chiusa. Se Sabatini prima e Agus poi hanno parlato di nuova vertenza entrate, lo hanno fatto impropriamente. La questione sulla quale la Giunta ha posto la propria attenzione, ma già da maggio 2016, è quella degli accantonamenti, ovvero le risorse che lo Stato trattiene, anche alla Sardegna, per ridurre il debito pubblico nazionale, quantificato in oltre duemila miliardi di euro. La nostra Regione partecipa annualmente con 684 milioni: noi riteniamo che la cifra sia eccessiva. Infatti abbiamo impugnato davanti alla Corte costituzionale la Legge di stabilità 2016, perché il Governo chiedeva alla Sardegna nuovi e ulteriori accantonamenti e oggi la Giunta ha deciso di presentare un nuovo ricorso sulla Legge di stabilità 2017, perché lo Stato ha prorogato i termini degli stessi accantonamenti. Nel 2012, quando sono stati previsti, avevano una durata limitata. Ma se vengono ancora mantenuti, non sono più una misura straordinaria e di breve periodo. Per questo ci opponiamo.

Bisognerà dire a Sabatini e ad Agus di chiamarla vertenza accantonamenti, allora. E, comunque, non è nulla di nuovo se la Giunta ha depositato già l’anno scorso il primo ricorso contro il Governo.

Ribadisco: la vertenza entrate è chiusa, con gli ultimi 900 milioni che lo Stato ci doveva ancora relativamente al gettito su Giochi (lotterie e gratta&vinci), Ires (imposta sul reddito delle società) e redditi di capitale. I primi 300 milioni sono stati trasferiti subito, i restanti 600 verranno pagati in quattro rate annuali. Sono pronto, in un dibattito pubblico, a confrontarmi con chiunque metta in discussione il fatto che esista un solo cespite ancora non definito sulla vertenza entrate. Che peraltro doveva essere chiusa nel 2010. Ma la Regione allora (governava il centrodestra) non scrisse le norme di attuazione all’articolo 8 dello Statuto. Lo abbiamo fatto noi, portando definitivamente a casa gli arretrati pregressi e, soprattutto, definendo una volta per tutte l’ammontare complessivo del gettito fiscale che ogni anni lo Stato deve trasferire alla Sardegna.

Quando è prevista la sentenza sul ricorso alla Legge di stabilità 2016?

Il prossimo maggio: 684 milioni di accantonamenti sono troppi, anche a fronte dei maggiori costi a cui la Regione sta andando incontro sui farmaci innovativi. E, come sappiamo, proprio per via della vertenza entrate, la Sanità, insieme ai Trasporti, è totalmente a carico dei contribuenti sardi.

A metà gennaio, quando ha presentato la Finanziaria 2017, sui farmaci innovativi ha annunciato l’apertura di un’altra vertenza con lo Stato.

La Sardegna deve poter accedere al fondo nazionale di settore previsto per le regioni a statuto ordinario, visto il costo enorme di quei medicinali. È una battaglia di civiltà nell’accesso alle cure e la porteremo avanti sino in fondo.

Sulla manovra 2017 Sabatini ha parlato anche di “entrate insufficienti”, mentre Agus ha scritto che “gli uffici regionali non hanno pieno controllo della cassa”.

Sabatini ha ragione quando dice che Roma continua a tagliare risorse, ma sbaglia chi parla di entrate insufficienti. Se il Governo taglia alla Sardegna 100 milioni su Province e Città metropolitana di Cagliari o riduce i trasferimenti alle università, è logico che gli enti locali e gli atenei battano cassa in Regione. Ma sono richieste non sostenibili, non c’è la disponibilità finanziaria. Invece: i conti fatti da Agus sul miliardo e 300 milioni mancanti, sinceramente non li ho capiti. Non mi è chiaro su cosa si basi il conteggio. L’unico problema di cassa che abbiamo registrato è stato a fine anno: si è trattato solo di un momentaneo problema di liquidità perché la Regione non aveva ancora ricevuto le risorse del Fondo di sviluppo e coesione e i finanziamenti europei che ci vengono assegnati a rendiconto. Non esiste alcun problema strutturale: anzi, il bilancio lo abbiamo messo in ordine e abbiamo tantissime uscite proprio perché stiamo pagando i debiti pregressi. Le promesse di pagamento fatte dalle precedenti amministrazioni e non onorate per via del patto di stabilità. Lo ha riconosciuto la stessa Corte dei Conti che ha promosso il nostro bilancio: abbiamo tagliato il disavanzo di 80 milioni e di quasi due miliardi i residui passivi (da 5 a 3,3).

Non è che Sel sta alzando l’asticella dello scontro per avere un secondo assessorato e risolvere così la spaccatura interna, specie adesso che il partito è formalmente sciolto?

Siamo consapevoli che all’interno di Sel c’è un dibattito interno aperto, anche alla luce del riposizionamento politico a cui il partito è chiamato. Ma non penso che questo sia legato alla richiesta di un secondo assessorato.

Nel centrosinistra esiste un evidente problema politico: alcuni consiglieri di maggioranza, con sempre maggiore frequenza, fanno anche l’opposizione.

Fin da subito la nostra coalizione si è distinta per la pluralità di contributi, ciò che deriva dalla sua stessa composizione eterogenea. Direi però che è normale dialettica: non mi risultano provvedimenti bocciati in Aula e votazioni a sorpresa. Lo stesso quadro nazionale è fluido: sino a due mesi fa il Pd sembrava in mano a Renzi, adesso invece c’è un dibattito interno piuttosto vivace.

In maggioranza non è stato bocciato platealmente alcun provvedimento, ma il ddl sulla razionalizzazione delle rete ospedaliera è stato varato dalla Giunta nel luglio del 2015 e il Consiglio regionale non lo ha ancora approvato.

Sono d’accordo. Ma la materia è delicata, i portatori di interesse sono tanti: perdere un reparto in un ospedale preoccupa enti locali e cittadini. Per questo l’assessorato sta accelerando sulla rete di assistenza territoriale e sulle emergenze/urgenze: a percorso ultimato sarà chiaro a tutti che nessuno verrà lasciato indietro. Anzi: la qualità dei servizi migliorerà ovunque.

Rimpasto della Giunta: ormai sono due mesi che il governatore ha l’interim all’Agricoltura e alle Riforme. Si aggiunga che il Pd vuole il sesto assessorato.

Su specifica richiesta del presidente, anche durante il suo ricovero ho tenuto i contatti coi partiti e ho lavorato al dossier (quello sulle priorità di governo). Nei prossimi giorni sarà il presidente ad affrontare e chiudere il tema.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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