Olbia, “navi dei veleni” e politica spazzatura

La rivalità tra due politici di lungo corso, la ricerca del consenso più facile e un’idea solo strumentale della tutela dell’ambiente. La vicenda delle cosiddette ‘navi dei veleni’ è una perfetta sintesi degli effetti nocivi di una classe politico-amministrativa che non decide e non si assume le proprie responsabilità.

L’ultima notizia arriva in modo sommesso, quasi bisbigliato, da Olbia. E’ una nota di Giovanni Maurelli, responsabile tecnico del Cipnes, il Consorzio industriale della Sardegna del Nord-Est. Come si ricorderà era negli impianti dei Cipnes che il percolato proveniente dalla Sicilia doveva essere smaltito prima che la denuncia del sindaco di Olbia Gianni Giovannelli e la retromarcia del presidente dello stesso Cipnes Settimo Nizzi (ecco i due politici di lungo corso) bloccassero tutto.

Nella serata di giovedì scorso, scrive Maurelli, “il presidente del Consorzio industriale provinciale Settimo Nizzi, venuto a conoscenza della vicenda tramite la Capitaneria di porto, e il direttore Aldo Carta, pur constatando la regolarità dell’attività tecnica amministrativa autonomamente compiuta dal sottoscritto, hanno valutato e deciso l’opportunità di sospendere l’erogazione del servizio di trattamento del percolato proveniente dalla discarica di rifiuti urbani di Bellolampo, in provincia di Palermo. Alla direttiva il sottoscritto si è immediatamente attenuto interrompendo la fornitura del pubblico servizio in questione.

La frase-chiave è “pur constatando la regolarità tecnica e amministrativa”. Già perché questo genere di operazioni ha una regolamentazione molto precisa. E il percolato – cioè il liquido maleodorante che viene prodotto dalle discariche – non è tutto uguale. Esiste quello che contiene sostanze pericolose e quello che non ne contiene. Ed esistono impianti idonei a trattare un certo tipo di percolato, ma non l’altro. Infatti, prima di essere inviato in un impianto, il percolato viene analizzato e classificato. Così è stato anche per il percolato della discarica palermitana destinato a in un primo tempo a Olbia.

C’è un codice identificato nel contratto stipulato (per lo smaltimento di circa 40mila di percolato in cambio di un milione di euro). E’ il CER 19 07 03: si tratta del codice identificativo del percolato da discarica che non contiene sostanze pericolose (quello che indica la presenza di sostanze pericolose è il codice CER 19 07 02).

La presenza di questo codice spiega il trattamento di routine che tutta la vicenda ha avuto fino al momento in cui non ha incrociato le rivalità politiche tra Giovannelli e Nizzi. E spiega anche il tono della nota dell’ingegner Maurelli. Gli impianti del Cipnes sono perfettamente in grado di trattare quel materiale, anche in quantità di molto superiori. Si tratta di operazioni di smaltimento che vengono svolte ordinariamente. Tutto questo, ovviamente, dando per scontato che il codice che esclude la pericolosità corrisponda al vero. D’altra parte, è difficile ipotizzare il contrario: una falsa dichiarazione di questo genere può portare il suo autore in carcere. E, comunque, se ci fosse stato qualche dubbio sarebbe stato sufficiente sottoporre il percolato siciliano a una nuova analisi.

E siamo a venerdì scorso, quando il caso esplode nel consiglio comunale di Olbia. Col sindaco Giovannelli che denuncia l’arrivo delle 40mila tonnellate di percolato e il presidente del Cipnes Settimo Nizzi che si affretta a dire che l’accordo è stato stipulato dai suoi uffici a sua insaputa. E di aver deciso comunque di disdirlo immediatamente, subito dopo esserne venuto a conoscenza. Aggiunge Nizzi: “Noi (cioè il Cipnes con i suoi impianti, ndr) siamo autorizzati a trattare sino a 146 mila tonnellate di percolato l’anno. Tant’è che trattiamo il percolato di molti comuni sardi. Una procedura che seguono i dirigenti del Cipnes, ma come ne sono venuto a conoscenza, in accordo con la struttura abbiamo bloccato l’arrivo del percolato, ben consapevoli che l’ordinanza emessa dal sindaco fosse illegittima perché si basa su una legge regionale del 2001, che la Corte costituzionale con sentenza del 2007 ha dichiarato illegittima. Nonostante questo abbiamo bloccato il percolato, ben sapendo che a Olbia trattiamo percolato ben più carico proveniente da altre città sarde”.

Una dichiarazione che ha dell’incredibile. In sostanza Nizzi dice che era tutto regolare, che non c’era alcun pericolo, che gli impianti del Cipnes trattano percolato ben più pericoloso proveniente da città della Sardegna. Non solo. Dice anche che l’ordinanza con la quale il sindaco Giovannelli ha creduto di bloccare l’arrivo della navi era illegittima (e che è stato lui a bloccare tutto). Insomma, fornisce una serie di argomenti che in apparenza convergono verso la conferma di un’operazione non solo perfettamente regolare, ma anche remunerativa per il Cipnes (un milione di euro), ma alla fine annuncia di averla bloccata. E se ne fa vanto.

Surreale. Perché il Nizzi presidente del Cipnes e il Nizzi coordinatore regionale del Pdl sono evidentemente entrati in conflitto. Il primo aveva ragione (era tutto perfettamente regolare), ma è stato smentito dal secondo e dalla forza suggestiva di un argomento come quello delle ‘navi dei veleni’ evocato – a sproposito secondo il Nizzi del Cipnes e i suoi tecnici – dal sindaco di Olbia Giovannelli.

E adesso, infatti, comincia a farsi strada il dubbio che il Consorzio industriale di Olbia – per ragioni puramente politiche – abbia buttato via un milione di euro. Senza averne alcun vantaggio visto che (come ha da subito chiarito Nizzi) i suoi impianti continueranno a smaltire percolato “sardo” per una contropartita di molto inferiore e con gli stessi rischi.

Intanto il cargo Othello – quello col primo carico di tremila tonnellate di percolato inizialmente destinate a Olbia – continua a essere bloccato nel porto di Palermo. La Regione Sicilia ha preso contatto col Consorzio industriale di Sassari riproponendo lo stesso contratto che il Cipnes ha disdetto. E si ripropone, in termini identici, la situazione di Olbia. Da una parte un milione di euro, dall’altra una quantità di percolato classificato “non pericoloso” e dunque perfettamente smaltibile. Il Consorzio sassarese – come è emerso dalle dichiarazioni del presidente Franco Borghetto – è fortemente interessato. Ma gli amministratori – dal sindaco di Sassari a quello di Porto Torres – sono già in allarme. E “Sardigna Natzione” ha dichiarato “allerta nazionale”.

Una situazione che ricorda quella del 2008. E’ di quell’anno l’ordinanza cui fa riferimento Giovannelli (e che Nizzi ritiene priva di valore) per bloccare l’arrivo delle ‘navi dei veleni’. Fu emanata quando la giunta Soru – per ragioni di solidarietà nazionale – accettò di smaltire in Sardegna una piccola quantità dei rifiuti della Campania. Anche allora il centrodestra scatenò la rivolta.

N.B.

 

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share