Nuova legge elettorale, partiti al lavoro: c’è una proposta Pd senza preferenze

Collegi uninominali, rappresentanza minima di ciascun genere al 40% e premio di maggioranza. Ecco la proposta di legge elettorale con Gigi Ruggeri primo firmatario.

Collegi uninominali con sbarramento all’8 per cento per le coalizioni, al 4 per le liste singole e al 2 per quelle collegate. È questa la sostanza della nuova proposta di legge elettorale presentata questa mattina da tre consiglieri regionali del Pd. Gigi Ruggeri è il primo firmatario, ma hanno lavorato al testo anche Salvatore Demontis e Alessandro Collu.

Stando alla proposta, la Sardegna verrebbe ripartita in 32 circoscrizioni. Uninominali appunto: significa un solo candidato per lista. “Ma in questo modo – spiega Ruggeri – è garantita non solo la scelta diretta di futuri consiglieri regionali, ma anche la rappresentatività territoriale. Oggi, invece, esiste un indubbio vantaggio, in termini di platea elettorale, per i candidati delle città più grandi”.

Nella proposta dem, ciascuno dei trentadue collegi coprirebbe un bacino di 46.260 persone. “Vero che il candidato di ogni singola circoscrizione verrebbe scelto dai partiti, vista l’assenza di preferenze – aggiunge Ruggeri -, ma nessuna forza politica avrebbe l’interesse a mettere in lista un impresentabile”.

Quanto alla rappresentatività di genere, “con questa proposta di legge il principio trova garanzia nel fatto che ciascuno dei due generi deve essere rappresentato nelle liste nella misura minima del 40 per cento – continua Ruggeri -. Anzi: con l’alternanza tra candidature maschili e femminili nei diversi collegi uninominali, c’è la certezza che a essere elette siano anche le donne”.

La proposta di Ruggeri non muta la composizione dell’Assemblea: “Fatti salvi i 60 scranni attuali, secondo questo testo normativo i primi trentadue seggi vengono assegnati alle liste che hanno riportato più voti in ciascuna circoscrizione”. Altri ventisei posti in Consiglio sarebbero ripartiti su base regionale secondo un sistema proporzionale. Gli ultimi due scranni andrebbero infine al candidato presidente che vince le elezioni e al secondo più votato. Va precisato che se un partito ha diritto, per esempio, a diciotto seggi totali, partecipa al riparto su base regionale solo per la parte non assegnata sul livello circoscrizionale.

Ruggeri sottolinea ancora; “Abbiamo previsto un premio di maggioranza da calcolare sulla base dei risultati nei trentadue collegi uninominali”. Quindi: se una lista o una coalizione ha raccolto preferenze tra il 30 e il 40 per cento, ha diritto, stando ancora alla proposta di legge, a 33 seggi. Sopra il 40 per cento, si sale a 36 (come è attualmente). Sotto il 30, invece, la ripartizione dei posti in Consiglio avverrebbe esclusivamente secondo un sistema proporzionale.

La proposta Ruggeri introduce anche la non candidabilità dei sindaci nei Comuni sopra i tremila abitanti. La norma prevede l’obbligatorietà delle dimissioni per poter partecipare alla competizione elettorale. L’esponente dem chiude con una sottolineatura: “Abbiamo lavorato a un testo che presenta più di un’analogia col Mattarellum, badando però a salvaguardare la rappresentatività dei partiti più piccoli”.

La proposta di Ruggeri, sottoscritta da Demontis e Collu, è stata protocollata oggi. Insieme alle altre dovrà approdare in commissione Riforme per l’esame. I tempi non si conoscono. Da ieri si sa invece che sulla nuova legge elettorale ha deciso di lavorare anche il presidente dell’Aula, Gianfranco Ganau, che insieme agli uffici di via Roma elaborato una bozza normativa che sarà portata all’attenzione della conferenza dei capigruppo già nella prossima seduta. La soluzione più probabile è che maggioranza di centrosinistra e opposizione facciano sintesi su tutti i testi presentati finora. La legge elettorale è per eccellenza il punto di convergenza tra i diversi schieramenti.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

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