Loro sono fuori dalle primarie, messi fuori gioco dal centrosinistra. Ma il Partito dei sardi continua a giocare la partita delle Regionali e tratta sulle alleanze. «Chiamato – rivelano i due leader Paolo Maninchedda e Franziscu Sedda – anche da quelle formazioni che ci hanno criticato usando pure toni e argomenti scorretti».
Insomma, il Partito dei sardi paga dazio, perché Maninchedda era alleato di Ugo Cappellacci fino a febbraio, e per questo Pd e alleati, come da regolamento, hanno deciso di respingere la sua candidatura alle primarie. Ma ciò non toglie che la nuova forza politica sia corteggiata. I due leader non lo nascondono: «In questi giorni e in queste ore si rincorrono, nei confronti del Partito dei sardi, molteplici richieste di incontro e interlocuzioni». Intanto «da parte di quelle formazioni che ci sono amiche da sempre. Noi stiamo dicendo di sì a tutti e nel frattempo continuiamo a preparare le nostre liste».
Intanto le adesioni fioccano, a sentire Maninchedda e Sedda, ragion per cui a settembre è programmato una sorta di congresso. «Siamo diventati troppo grandi in breve tempo e c’è un salutare problema di partecipazione e di condivisione delle scelte», è il motivo per cui il Partito dei sardi ha deciso di fare il punto con un incontro ampio, dopo quello di luglio ad Abbasanta.
«Se oggi abbiamo il problema di avere più candidati che posti disponibili nelle liste – si legge ancora nella nota di Maninchedda e Sedda -, ciò dipende dal fatto di aver messo al centro un grande ideale e una chiarezza programmatica capaci di comprendere le differenze e di orientarle positivamente verso la costruzione di uno spazio politico più largo, più giusto, più efficiente. Tanti altri incontri seguiranno anche in vista del vero e proprio inizio di manifestazioni ed eventi pubblici. Per farlo lavoreremo all’organizzazione e alla comunicazione del Partito dei Sardi anche in questi giorni a cavallo di Ferragosto».