“Non dovrebbe (dimettersi), ma doveva già”. Lo ha detto il vicepremier, Luigi Di Maio, sul caso del ‘parlamentare velista’, Andrea Mura, eletto alle Politiche dello scorso 4 marzo nel collegio uninominale di Cagliari e finito al centro delle polemiche per le sue assenze alla Camera. Il caso è esploso dopo un’intervista a La Nuova Sardegna, nella quale Mura ha detto che si “può fare attività politica anche dalla barca“. Di Maio ha espresso la propria posizione a margina dell’assemblea di Alleanza delle cooperative.
Riferendosi a quanto detto dal velista, il vicepremier e ministro ha sottolineato ancora: “Si tratta di dichiarazioni che non solo sono inaccettabili, ma bisogna considerare che i parlamentari, incluso io, sono dei privilegiati, hanno un lavoro da privilegiati con uno stipendi da privilegiati. Sono i primi che devono stare chiusi lì dentro, alla Camera e al Senato, a lavorare sulle leggi e sui provvedimenti per migliorare la qualità della vita degli italiani. Quindi quelle considerazioni spero siano false. Non so: in ogni caso legate al livello di assenza dovrebbero indurre il parlamentare Mura a dimettersi”.
Resta tuttavia da capire come mai contro Mura sia partito il fuoco amico di M5s: nella stessa intervista al quotidiano sardo, Mura ha detto che c’era un accordo tra lui e il Movimento perché il suo impegno alla Camera fosse ridotto a quattro giornate al mese. Cioè una presenza a settimana. Di questo presunto accordo, però, nessuno parla. E anzi ieri, appena le parole del velista sono rimbalzate sulla stampa nazionale, Mura è stato duramente attaccato dai capigruppo di Montecitorio e Palazzo Madama.