Lockdown bis, Solinas prende tempo: l’ordinanza slitta, ancora troppi dubbi

Sarà ancora un week-end da ‘tutti liberi’, quello alle porte. L’ordinanza che ieri era stata annunciata “entro le prossime 48 ore (quindi per domani 24 ottobre, ndr), slitta a dopo le elezioni comunali del 25 e 26. Così ha deciso il presidente della Regione, Christian Solinas, che nella riunione di ieri mattina in Regione ha annunciato una linea precisa, col massimo rigore e la chiusura totale per quindici giorni. Ma siccome col passare delle ore è montata sottotraccia la protesta del mondo produttivo, il governatore ha preso tempo per mettere nero su bianco le nuove restrizioni un po’ più ‘leggere’.

La prima preoccupazione di Solinas è stata proprio il riflesso che l’imposizione del lockdown avrebbe potuto avere sul voto delle Comunali, soprattutto a Quartu, la prima città per numero di abitanti che va alle urne in questi giorni. Di qui la decisione di congelare la scrittura dell’ordinanza. Tanto che il governatore ieri pomeriggio ha chiesto al ‘suo’ capogruppo del Psd’Az, Franco Mula, di “dire che non sarà un blocco totale”, a differenza di quanto lo stesso Solinas aveva riferito poche ore prima. Un giochetto con le gambe corte, però, visto che si è capito subito il tentativo di confondere le acque.

Del resto, a leggere cosa è successo sui social, il capo della Giunta sarda ha da temere: molti utenti hanno commentato invitando il presidente della Regione alle dimissioni, anche perché ad aprile la Sardegna era davvero ‘Covid free’. Poi la cattiva gestione dell’arrivo dei turisti (Solinas ha preferito dare retta a Briatore) ha inverito la rotta. Oggi nell’Isola si è costretti al lockdown perché gli ospedali sono pieni: l’occupazione delle Terapie intensive da parte dei soli pazienti affetti da coronavirus è al 23,7 per cento, pari a trentasei posti, a fronte di una soglia limite di cinquanta (30 per cento). Non solo: i ricoverati, stando al bollettino diffuso ieri dall’Unità di crisi, sono 264, a fronte dei 255 posti letto attualmente a disposizione. Significa che negli ospedali si stanno mettendo brande anche nei corridoi. Si aggiungano gli organici sottodimensionati e nessuna assunzione fatta, ciò che sta rendendo esplosiva la situazione in corsia.

In questa situazione che è preoccupante non solo rispetto ad aprile ma soprattutto in considerazione del fatto che non è arrivata ancora nemmeno l’influenza stagionale, una serie di restrizioni va presa. Intanto sulle scuole: tutti gli esperti sono concordi nel ritenere che il sacrificio andrà essere chiesto agli studenti delle Superiori, con l’avvio della didattica a distanza. Per i più piccoli, invece, resta in piedi la possibilità di continuare ad andare in classe, perché l’impatto emotivo di un nuovo blocco sarebbe devastante. Ma non si può escludere per i primi quindici giorni uno stop totale, anche per asili, elementari e medie.

Con la chiusura delle Superiori si otterrebbe anche un altro obiettivo: evitare che i ragazzi siano costretti a viaggiare accalcati sugli autobus perché la Regione non ha sostenuto alcun piano dei trasporti, facendo per esempio convenzioni con le aziende che hanno pullman da turismo. Di certo, vedere quei mezzi pubblici pieni di giovani grida vendetta sugli appelli al distanziamento sociale, visto che stare stipati negli autobus aiuta la diffusione del virus anche se si usa la mascherina.

Altra ipotesi è il divieto di stare in piedi, anche all’aperto, fuori dai locali.  Ieri, appena si è diffusa la notizia del lockdown, le associazioni di categoria sono salite sul piede di guerra. Una paralisi totale delle attività rischierebbe di dare la mazzata finale a molti bar e ristoranti. Da qui il tentativo di studiare soluzioni che mettano insieme le misure anti-contagio con il proseguo delle attività. In ogni caso gli spostamenti verranno ridotti al minimo e limitati al raggiungimento dei posti di lavoro e a ragioni salute e studio. Tuttavia le uscite non saranno più libere: ci sarà un orario di ‘ritirata’ notturna che non è stato ancora deciso, ma dovrebbe oscillare tra le 21 e le 23.

Solinas, tuttavia, si è guardato bene dallo spiegare, insieme all’assessore alla Sanità, Mario Nieddu, la drammaticità della situazione negli ospedali dell’Isola. L’altro giorno Solinas ha incolpato i sardi sull’aumento dei contagi, senza assumersi la responsabilità politica sulla mancata organizzazione dell’assistenza medica e ospedaliera per fronteggiare la seconda ondata, prevista da tutti gli esperti seri (e che infatti puntualmente è arrivata).

A questo punto la nuova ordinanza non arriverà prima di martedì 27. Solinas sta facendo ripetere ai suoi che le restruzioni verranno prese insieme al Governo nazionale e alle opposizioni in Consiglio regionale. Come suo solito, quando ci sono misure impopolari, il presidente della Regione non ci mette la faccia. Ormai una costante in questo primo anno e mezzo di legislatura.

Al. Car.
(@alessacart opn Twitter)

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