Cinque elette su 80 consiglieri sardi. Il Coordinamento per la Democrazia paritaria e partecipata lancia un appello al Consiglio regionale per la doppia preferenza di genere. “Siamo di fronte ad una democrazia incompleta – ha affermato Elena Burrai, presidente Fidapa – chiediamo che nella legge elettorale, di cui è bene l’immediata discussione e approvazione, venga inserito questo strumento capace di favorire il riequilibrio dei generi nella massima assemblea elettiva regionale”. Del Coordinamento fanno parte esponenti del mondo culturale, politico e sociale di diverso orientamento politico, associazioni trasversali come Fidapa, “Se non ora quando”, “Cambialamente”, “Amistantzia”, Aidda, “Per conoscere per fare”. Le donne hanno raccolto adesioni anche dalla società civile. “L’idea non nasce dal niente, ma da una legge che per i Comuni chiamati al voto è già attuativa – ha sottolineato Luisa Marilotti, già Consigliera regionale di Parità – ora chiediamo venga approvata anche in Consiglio, perché per un curioso gioco di parole è la differenza a fare la differenza”. Non c’é obbligo, ma l’elettore se vuole può esprimere due preferenze, anziché una sola come previsto dalla normativa previgente e apporre dunque due cognomi di candidati sulla stessa lista, uno di un uomo e uno di una donna, due sessi differenti, pena l’annullamento della seconda preferenza. Secondo Annamaria Busia, presidente di Cambialamente, “il Consiglio si ostina a voler votare con la vecchia legge, contro le indicazioni del legislatore”. Per i Consigli regionali, la legge 215 del 2012, che prende spunto dalla Regione Campania, introduce disposizioni per promuovere il riequilibrio delle rappresentanze di genere. Alla norma nazionale si aggiunge la legge costituzionale del 2013 di modifica della rappresentanza di genere nello Statuto sardo. Per ora solo in Campania e Sicilia si vota con la doppia preferenza di genere.
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