Latte, pastori al decimo giorno di lotta. Braccio di ferro in Prefettura sul prezzo

È il decimo giorno di protesta per i pastori sardi che lo scorso 7 febbraio hanno cominciato a versare il latte in strada, “perché è meglio buttarlo piuttosto che venderlo agli industriali a 60 centesimi al litro“. Un’onda bianca che, paese dopo paese, ha travolto l’intera Sardegna finendo sulla stampa nazionale e internazionale.

Il presidio diventato il cuore della mobilitazione è a Thiesi (nella foto di Marantoni Meloni), davanti al caseificio dei fratelli Pinna. Un presidio anche simbolico della lotta (di classe) tra industriali e pastori sul prezzo del latte. Finora sono naufragati due tavoli: il primo, mercoledì scorso in Regione, dove i produttori di formaggi hanno proposto di pagare agli allevatori 65 centesimi al litro; il secondo al Viminale, dove Matteo Salvini che ha voluto intestarsi un ruolo da ‘salvatore (“Risolvo io in due giorni“, aveva detto martedì scorso), non è andato oltre i 70 centesimi.

Oggi per provare a trovare un accordo pastori e industriali sii siedono allo stesso tavolo convocato in Prefettura dal ministro alle Politiche agricole, il leghista Gian Marco Centinaio (si comincia tra le 11 e le 11,30). Parteciperanno anche la Regione e le associazioni di categoria. Nel frattempo lo stesso Centinaio e il premier Giuseppe Conte hanno annunciato che il problema sarà trattato a Bruxelles martedì. Obiettivo: verificare se eventuali sovvenzioni venissero giudicate aiuti di Stato. In agenda è già fissato anche un ulteriore vertice a Roma, un “tavolo di filiera” convocato per giovedì 21.

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Sul fronte della Regione, ieri il presidente Francesco Pigliaru ha lanciato un nuovo appello agli industriali perché “accettino l’aumento del prezzo”, visto che “le condizioni sono cambiate“: la Giunta sarda e il Governo hanno infatti messo sul piatto 44 milioni di euro per ‘acquistare’ le eccedenze di pecorino romano ferme nei magazzini dei caseifici. Formaggio invenduto e che ha determinato il crollo del prezzo del latte.

In Prefettura ci sarà anche l’assessore regionale all’Agricoltura, Pier Luigi Caria, che propone come base della trattativa 85 centesimi al litro. “Lo vado dicendo da mesi“, ha detto l’esponente dell’Esecutivo sardo che, a nome della Regione, si è detto pronto a finanziare il ‘ritiro’ delle eccedenze con altri 5 milioni, per arrivare a 49 finali.

A sparigliare il confronto, seppure la proposta riguarda una produzione ridotta, è stata la Coop nei giorni scorsi si è detta pronta a pagare ai pastori dell’Isola un euro al litro. Ieri Sardinia Post ha intervistato Domenico Brisigotti, direttore commerciale dell’area Food (cibo). Il manager ha spiegato che l’azienda già produce, col proprio marchio, sia il pecorino romano che quello sardo, pari a due milioni di litri di latte acquistato. Certo sono una piccolissima parte rispetto alla produzione regionale, pari a 315 milioni di litri di latte, ma il segnale è stato fortissimo: la Coop ha detto di voler pagare un euro al litro imponendo il prezzo agli industriali attraverso i contratti sottoscritti coi caseifici.

 

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