L’ANALISI. Il centrosinistra e il “nuovo candidato”. Cosa succede se la Barracciu si ritira

Cosa farà Francesca Barracciu? La risposta a questo punto deve arrivare a tempo di record. E’ evidente a tutti che il governatore Ugo Cappellacci ha accelerato al massimo le procedure elettorali anche perché conta di trarre qualche vantaggio dalla confusione che ancora regna nel centrosinistra, oltre che per creare difficoltà alle organizzazioni politiche che – come per esempio Sardegna Possibile e il Movimento 5 stelle – non hanno rappresentanti in consiglio regionale e, per poter presentare le liste, dovranno avviare una raccolta di firme con tempi strettissimi.

Ma nel caso in cui la vincitrice delle primarie del centrosinistra decidesse di fare il famoso “passo indietro” – per motivi di opportunità legati all’indagine giudiziaria nella quale è coinvolta – si porrebbe immediatamente il problema di individuare il nuovo candidato (o la nuova candidata) della coalizione. In che modo?

A disposizione ci sono meno di due settimane. Quindi è del tutto escluso che la scelta possa essere effettuata attraverso delle nuove primarie. Manca il tempo materiale per svolgerle. D’altra parte,  la proposta avanzata dalla cosiddetta “ala soriana” di creare una sorta di “direttorio” per guidare il Pd sardo in attesa del congresso appare anche un tentativo di rispondere a questo delicatissimo problema. In sostanza, la scelta del candidato verrebbe fatta da una sorta di “comitato di saggi” in grado, nel suo complesso, di rappresentare il partito.

Un altro punto fermo è che l’eventuale passo indietro di Francesca Barracciu dalla candidatura non sarebbe (a meno che non fosse lei stessa a fare questa scelta) un “passo indietro” dal vertice del Pd isolano. Si tratterebbe di una decisione assunta per ragioni di opportunità da un esponente politico che ha detto più volte di non avere alcuna preoccupazione per gli esiti dell’indagine giudiziaria. Quindi il ritirarsi dalla corsa per il governatorato non metterebbe in discussione il suo ruolo interno. Anzi, potrebbe rafforzarlo. Tanto più che oggi l’eurodeputata, proprio in virtù del risultato ottenuto alle primarie è, .tra gli esponenti del Pd sardo, l’unico ad avere avuto di recente un’investitura dalla base.

In definitiva è ragionevole pensare che la Barracciu avrebbe voce in capitolo nella scelta del nuovo candidato. Assieme ai componenti del ‘direttorio’ i quali – stando anche al risultato sardo delle primarie nazionali – dovrebbero essere fortemente rappresentativi della componente renziana (della quale la stessa Barracciu fa parte) e civatiana. Da questo punto di vista, l’assemblea che si è tenuta sabato a Tramatza dà un’idea abbastanza precisa della nuova maggioranza del Pd isolano. Quella che, dopo le elezioni, sarà formalizzata del congresso.

Ma chi potrebbe essere il nuovo candidato? Alcuni nomi circolano da molto tempo. Sono quelli di Franco Siddi, segretario nazionale del sindacato dei giornalisti, e dell’economista Francesco Pigliaru, già assessore nella prima giunta Soru. Oggi la Nuova Sardegna ne indica altri: Arturo Parisi, già ministro e braccio destro di Romano Prodi,  l’ex deputato Guido Melis, e un altro ex assessore della giunta Soru, Carlo Mannoni.

Di certo, l’eventuale nuovo candidato dovrà avere alcune precise caratteristiche. Intanto, benché “scelto dai sardi”, dovrà godere della piena fiducia della nuova segreteria nazionale. E’ chiaro, infatti, che un intervento di Matteo Renzi nella campagna elettorale sarda potrebbe fare la differenza.  E poi dovrà essere una personalità già nota all’elettorato. I tempi strettissimi rendono molto improbabile la scelta di una figura del tutto nuova alla politica. A meno che non si tratti di una personalità della società civile di enorme notorietà. Una figura, per dare l’idea, come Bianca Berlinguer o  Giovanni Floris. Nomi che nei mesi scorsi sono stati fatti.

Ma c’è un altro elemento di cui tenere conto. Un elemento che porta a escludere la possibilità della candidatura di una “star sarda” della tv nazionale. O comunque di una “star”. Ed è il fatto che queste elezioni – per via di una legge elettorale che non prevede il ballottaggio e della frammentazione del quadro politico – sono dall’esito molto incerto. Nessuno ha la vittoria in tasca. Ed è davvero difficile che figure come quelle citate accettino di esporsi al rischio, non piccolo, di una sconfitta. Col conseguente devastante danno di immagine che ne seguirebbe. Per assumersi un rischio del genere è necessario essere animati da un certo grado di militanza.

I nomi che circolano corrispondono a queste caratteristiche e sono tutti “papabili”. Parisi, Siddi, Pigliaru, Melis e Mannoni sono figure diverse tra loro, ma hanno alcune caratteristiche comuni. Intanto sono tutte note all’elettorato del centrosinistra, almeno a quello più attento che poi costituisce la base dell’opinione pubblica capace di orientare il voto in tempi rapidi. Sono interne alla politica ma distanti dagli scontri che hanno diviso il Pd isolano. E hanno esperienza di governo, come assessori (Pigliaru e Mannoni) o come ministri (Parisi), o di gestione di organizzazioni complesse (Siddi), o hanno una conoscenza profonda, anche per motivi accademici, dei meccanismi dell’amministrazione ( Melis).

Ovviamente la condizione preliminare è, oltre al “passo indietro” della Barracciu, l’accettazione convinta da parte del partito (non solo la nuova maggioranza ma anche di larga parte della vecchia) del sostituto. E qua sarà decisiva la capacità del nuovo vertice “di fatto” del Pd isolano di mettere da parte  le divisioni interne per concentrarsi nella campagna elettorale. Con un sostegno forte e convinto dell’eventuale nuovo candidato. Il quale molto difficilmente potrebbe farsi carico di un rischio (politico e di immagine) così alto in un clima di scontro. La via, insomma, è molto stretta. Ed è questa una delle ragioni per cui il “passo indietro” è tutt’altro che scontato. Ma per avere la risposta si tratta, a questo punto, di attendere qualche giorno. Forse qualche ora.

G.M.B.

 

 

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