La polemica tra Giacomo Sanna, titolare del glorioso logo del Partito sardo d’Azione, e Mauro Pili, il sardo più amato da Berlusconi, attorno alla ‘usurpazione’ del Pozzo di Santa Cristina è surreale. E ha l’unico pregio di chiarire che in campagna elettorale può succedere di tutto.
Polemizzano tra loro, gareggiando sulla difesa della ‘sardità’, due esponenti politici che hanno fondato le loro rispettive carriere ull’esatto contrario. Sanna anni fa riuscì a farsi candidare, senza nemmeno essere eletto, con la Lega Nord. E qualche anno dopo assistette silente alla consegna a Silvio Berlusconi del simbolo dei Quattro Mori, uno degli atti di servilismo e di piaggeria politica più imbarazzanti del dopoguerra. Mauro Pili, per rivendicare l’egemonia politico-culturale del suo movimentos – che chissà perchè ha chiamato ‘Unidos’ – ha il fondamentale argomento dell’ok di Berlusconi all’astuta operazione di marketing identitario.
Questi dati di fatto avrebbero dovuto indurre Sanna e Pili a tacere. E proseguire in parallelo nella loro campagna elettorale senza porre l’uno all’altro il problema della ‘srdità’. Sperando entrambi nella scarsa memoria degli elettori e nella complicità dei silenti media isolani. Invece si beccano, facendosi male a vicenda. Un grave errore. Perché gli elettori sono smemorati, ma non sono scemi.