La Regione tende una mano all’Uganda: lotta alla siccità nell’agenda di lavoro

Un paese che con grande generosità accoglie dentro i suoi confini oltre un milione di profughi in arrivo da Sudan, Repubblica democratica del Congo, Burundi, Somalia, Ruanda ed Eritrea. È il caso dell’Uganda, grande un quinto meno dell’Italia con un Pil pro capite di 520 euro (cinquanta volte minore del Pil italiano), ma “con la forza di un’ospitalità che lo contraddistingue”. Di questo modello di cui si parla poco a livello internazionale si è discusso a Cagliari, all’Hostel Marina, nel corso di un incontro promosso dalla Regione a cui ha preso parte l’assessore degli Affari denerali, Filippo Spanu.

La Sardegna ha stipulato con la regione ugandese del West Nile un patto di collaborazione con il quale si intende portare nel paese subsahariano, con il supporto dell’Enas (Ente sardo acquedotti) e dell’Università di Sassari, buone pratiche nel campo dell’approvvigionamento idrico e del rimboschimento. “Siamo di fronte a un paese che, nonostante i problemi, ha fatto da molti anni una scelta orientata all’accoglienza senza pregiudizi e con senso di apertura – ha detto Spanu -. Un grande esempio in tempi di rigida chiusura delle frontiere. Un caso che dovrebbe indurre a riflettere sulle scelte dell’Europa che invece vanno nella direzione opposta”

All’incontro sono intervenuti Caesar Kotevu, dell’ufficio Immigrazione del ministero degli Affari esteri ugandese, nonché il direttore e il vice direttore del giornale online ‘Africa express’, Massimo Alberizzi e Cornelia Toelgyes. Kotevu ha spiegato che “il modello ugandese mira ad aumentare l’autosufficienza delle due comunità: rifugiati e popolazione locale”. Secondo Alberizzi e Toelgyes si tratta di “un’esperienza che alla vecchia Europa, sempre più impaurita e ripiegata su sé stessa, dovrebbe servire come esempio”.

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