Indagati in commissione Sanità, Pittalis: “Sinistra garantista solo con se stessa”

Commissione d’inchiesta sulla sanità congelata dal centrosinistra. Parla Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale.

“Il centrosinistra è garantista soltanto con se stesso. Ma quando le indagini riguardano gli avversari politici, ecco allungata la scure del giustizialismo”. Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale, sintetizza così la bagarre scoppiata intorno alla commissione d’inchiesta sulla sanità. Sono quindici componenti in tutto, tra cui lo stesso Pittalis in quota minoranza insieme ad altri cinque. Ma il 19 febbraio i nove di maggioranza hanno deciso di rinunciare all’incarico dopo che sui social cittadini ed elettori hanno contestato la nomina di Attilio Dedoni (Riformatori), Giorgio Oppi (Udc) e Christian Solinas (Pds’Az). Li ha scelti il centrodestra e sono indagati nell’inchiesta sui fondi ai gruppi. L’accusa, come noto, è peculato.

Onorevole Pittalis, è finita male con la commissione d’inchiesta sulla sanità. Dopo appena 24 ore di vita, l’iniziativa è stata congelata.

Io non voglio pensare che sia finita male. In tal caso, la responsabilità se la assumeranno gli stessi consiglieri di centrosinistra che, peraltro, hanno proposto il nuovo organismo.

Formalmente viene istituito l’8 gennaio 2015, quando i capigruppo di maggioranza e opposizione presentano un ordine del giorno che, sempre all’unanimità, viene votato dall’Aula. C’erano stati problemi quel giorno?

Assolutamente no. Anzi: l’intero centrodestra, compatto, aveva convintamente condiviso e sostenuto l’istituzione
della commissione proposta dalla maggioranza, visto che la spesa sanitaria in continua crescita è un tema di estrema attualità. In Sardegna c’è la necessità di contenere i costi che, ormai, rappresentano il 56 per cento del bilancio ordinario.

Arriviamo al 18 febbraio scorso. Ganau ufficializza i nomi dei 15 componenti. Compresi i tre indagati. In Aula ci sono malumori?

Non mi risulta. Di certo, il centrosinistra non deve entrare, e non sarebbe dovuto entrare, in merito alle decisioni prese dai singoli gruppi in autonomia.

Fatto sta che il 19 sera, dopo 24 ore di polemiche sui social, i commissari del centrosinistra decidono di rinunciare all’incarico. Lei che è dentro il Palazzo saprà cosa realmente sia successo.

Io sono rimasto sbalordito dalla rinuncia. Se il problema sono gli indagati del centrodestra, ma attendiamo ancora una posizione ufficiale, il centrosinistra farebbe bene a invitare i propri consiglieri a dimettersi.

Da cosa?

Mi risulta che in Aula ci siano presidenti di commissione ugualmente indagati nell’inchiesta sui fondi ai gruppi. Io, però, parto da un presupposto diverso e ricordo che fino a sentenza passata in giudicato, si è innocenti. Il problema è che l’attualità maggioranza vede la pagliuzza negli occhi dell’opposizione e non si accorge della trave che è nei propri. Mi pare che alle stesse elezioni regionali il centrosinistra abbia candidato più di un indagato. A ben vedere, quando le cose succedono in casa propria si pretende il massimo del garantismo, salvo poi allungare la scure del giustizialismo in tutti gli altri casi. Ripeto: non voglio credere che sia così. Perché ciò equivarrebbe a offendere le intelligenze dei colleghi.

Con la commissione d’inchiesta cosa succede adesso?

Stiamo aspettando anche noi di conoscere le intenzioni del centrosinistra.

I consiglieri di maggioranza hanno preferito parlare di “rinuncia all’incarico” e non di dimissioni. Che differenza c’è?

Praticamente nessuna. Politicamente spero lo abbiamo fatto per non decretare irreversibilmente la fine della commissione stessa.

È così necessaria?

Certo. La politica ha il dovere di individuare per quali ragioni la sanità sarda ha costi tanto elevati.

L’eredità lasciata dal centrodestra non è stata esattamente un modello di risparmio. Alla fine della passata legislatura, avevate approvato da soli la legge Salva Asl per ripianare gli oltre 100 milioni di disavanzo accumulati dai vostri manager.

Non mi pare che prima andasse meglio. È evidente che esiste un problema strutturale a monte, per cui con qualsiasi schieramento al governo della Regione, la spesa della sanità aumenta a dismisura. Di certo, la riforma varata a novembre dal centrosinistra finora ha avuto un solo effetto: commissariare le Asl, quindi riprenderne il controllo, e prevederne una in più (l’Areu, quella del 118). Questa non è né una riorganizzazione né un riassetto.

È il solito metodo della politica. Nel 2009, con un’altra riforma mai attuata, il centrodestra aveva cacciato i general manager del centrosinistra.

Purtroppo la volontà riformatrice dei vari governi regionali non sempre trova applicazione, per tutta una serie di dinamiche che si vengono a creare all’interno del Consiglio regionale. Ma vien da sé che serva una svolta. La commissione d’inchiesta è un’opportunità per perseguire finalmente l’obiettivo, con la partecipazione di tutta l’Assemblea.

Per tornare alle nomine del 18 febbraio. In Aula ci sono stati brusii quando Ganau ha letto i nomi dei tre indagati?

Non solo non ci sono stati brusii, ma il presidente del Consiglio ha svolto correttamente il proprio ruolo, attenendosi, come scritto nell’ordine del giorno, alle indicazioni dei gruppi per la scelta dei commissari. E comunque è stata solo una formalità l’ufficializzazione dei nomi: la maggioranza conosceva da tempo le scelte dell’opposizione.

Lei è uno dei pochissimi consiglieri della passata legislatura che non è indagato nell’inchiesta sui fondi ai gruppi. La sua posizione è stata archiviata quando la Procura di Cagliari ha accertato la sua rinuncia alla penna Montblanc, così come voleva regalargliela l’ex capogruppo Diana. Non trova che oltre al garantismo, esista il principio dell’opportunità politica e tre indagati per peculato in una commissione d’inchiesta possono turbare l’opinione pubblica?

Nella vita bisogna scegliere se essere garantisti o giustizialisti. Dopo che lo si fa, serve coerenza. Su questo versante il centrosinistra non ne sta dimostrando.

Lei personalmente lo avrebbe nominato un indagato?

Nel mio partito, intanto, non funziona che sceglie il capogruppo. Quando ci sono incarichi da assegnare, prima apriamo il dibattito, poi collegialmente si decide anche sulla base delle competenze.

Non ha risposto alla domanda. È opportuno che tre indagati per peculato siano chiamati a vigilare sulle spese della sanità e sugli appalti?

La quasi totalità dell’Assemblea regionale è chiamata a rispondere di peculato. Ma io riconosco a tutti i consiglieri il pieno esercizio delle proprie funzioni. Con ciò non voglio dire che i fondi ai gruppi, a leggere gli atti della Procura, siano stati sempre usati da tutti in maniera oculata. Ma al terzo grado di giudizio non si è ancora arrivati. Se, tuttavia, il centrosinistra sente la necessità di aprire la questione morale, avrebbe dovuto farlo a inizio legislatura.

Non è mai troppo tardi.

Per essere conseguenti bisogna usare lo stesso metro di misura, fuori e dentro casa propria. Il garantismo a intermittenza è pura strumentalizzazione.

Vuol dire che i consiglieri del centrosinistra sono stati un po’ ruffiani con l’opinione pubblica sull’onda dell’indignazione collettiva?

Io sono certo che presto la maggioranza chiarirà il destino della commissione d’inchiesta. Non possono fare altro, se hanno a cuore desideri e interessi dell’opinione pubblica.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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