Il senatore del Psd’Az che vuole fare le scarpe al leghista Nieddu: post tolto e rimesso

Alessandra Carta

Carlo Doria, il senatore uscente per il quale Christian Solinas ha provato a fare la voce grossa contro Matteo Salvini per poi accettare le condizioni del capo leghista, ha dimostrato di voler fare le scarpe a Mario Nieddu, l’assessore alla Sanità che è proprio una quota del Carroccio.

Schermata sul post di Doria

Tutto ruota intorno a un post che Doria ha pubblicato su Facebook, salvo poi non renderlo più visibile poco dopo. Ma visto il contenuto pepato, nel centrodestra qualcuno lo ha letto e ha fatto la foto, acquisendo così la prova della velenosa strategia di Doria. Sul tema, Sardinia Post ha mandato un messaggio via WhatsApp al senatore, che ha letto (c’è la spunta blu) ma non ha risposto. L’obiettivo era proprio quello di chiedere a Doria lumi sulle proprie intenzioni. Il parlamentare si è poi fatto vivo quando è stato pubblicato l’articolo del nostro giornale e il post è di nuovo comparso (con una nuova modifica della privacy, a bene vedere).

Il post di Doria era un‘analisi articolata che ha bocciato su tutta la linea l’azione di Nieddu, sostenendo però che non ci sono colpe individuali, ma come se Solinas, capo della Giunta sarda, non fosse corresponsabile del disastro sardo nell’assistenza medica e ospedaliera.

“La sanità sarda – ha cominciato Doria – oggi è in uno stato di gravità paragonabile ad un paziente in terapia intensiva ed in prognosi riservata. Non è scopo del mio post addossare responsabilità personali a chicchessia ma è giusto e doveroso condividere delle considerazioni che possano in modo oggettivo far capire come si è giunti a questa situazione e quali possano essere i correttivi per evitare che il nostro ‘paziente’ si aggravi ulteriormente e possa ‘trapassare’…”.

Il parlamentare uscente del Psd’Az continua così: “Ad un numero ‘chiuso’ ormai antistorico degli accessi al corso di laurea in Medicina e Chirurgia, che ho combattuto in Senato presentando invano emendamenti ed ordini del giorno, si è inesorabilmente associato il pensionamento previsto di un gran numero di operatori sanitari che ha determinato la ‘tempesta perfetta‘ mettendo in seria crisi i sistemi sanitari regionali e, soprattutto, quelli più fragili come il nostro che patisce le problematiche dell’Insularita”. Doria sottinea ancora: “Mentre un dirigente medico che vive a Bologna potrebbe lavorare anche a Bergamo grazie a sistemi di trasporto efficienti che ti consentirebbero giornalmente di raggiungere il posto di lavoro, non altrettanto facilmente vedrei possibile un analogo ménage lavorativo fra, ad esempio, Latina ed Olbia…”.

Ancora: “Ad aggravare ulteriormente questa situazione in Sardegna, pur conoscendo perfettamente l’anagrafica dei dipendenti del sistema sanitario regionale e quindi le date dei pensionamenti, è stata la mancata programmazione da parte dell’assessorato alla Sanità dei vari governi regionali che si sono succeduti. Negli anni infatti non si è minimamente provveduto ad una programmazione del turnover mettendo in campo degli alert e dei correttivi ricordando quasi l‘orchestra del Titanic che continuava a suonare nonostante la nave stesse affondando lentamente”.

Doria non ha dubbi: “Oggi siamo al capolinea di una disastrosa gestione che ha origini lontane e che ha subito gravi ripercussioni anche in seguito alla pandemia che ha messo in crisi anche sistemi sanitari considerati modello di efficienza, quali quelli lombardo, veneto ed emiliano.
Il minimo comune denominatore del fallimento è stata l’inefficienza e mancanza della sanità territoriale che, come anche per noi, è molto perfettibile”.

Il senatore ha un suggerimento: “Oggi dobbiamo mettere alle spalle il Covid e rilanciare la sanità attraverso l’applicazione della riforma sanitaria regionale votata nel 2020 con una strutturazione del territorio mediante l’apertura delle case della Salute e degli ospedali di comunità che intercettino il paziente cronico, realizzando la cosiddetta ‘medicina di prossimità'”. Questo attraverso “tali strutture che integrano la medicina di base”, sono “dotate di personale infermieristico/tecnico” e dispongono di “nuovi strumenti offerti dalla telemedicina”. Così facendo per Doria si arriverà “a una migliore gestione del paziente cronico con netta riduzione degli accessi all’ospedale che per definizione va riservato agli acuti”.

Il post di Doria (non lo pubblichiamo tutto per questioni di spazio) si conclude così: “Da docente universitario, d’intesa con i rettori delle università sarde, proporrei di coordinare le attività formative dei medici specializzandi qualificando la rete formativa prevista dalla legge ed impiegando i giovani medici in attività di tirocinio pratico assistiti dal tutor. Non sono sogni nel cassetto irrealizzabili ma idee da mettere in pratica e, possibilmente, nel più breve tempo possibile per dare fiducia ed una migliore sanità ai sardi”.

Insomma, Doria dice di avere la ricetta in mano – e la scrive – per curare la sanità sarda “paziente gravissimo”. Di fatto il posto suona come un’autocandidatura al posto di Nieddu, se per caso il senatore non dovesse incassare la rielezione a Palazzo Madama. Ma anche il segno che l’idillio tra Psd’Az e Lega si è ridotto a un’alleanza di facciata.

Alessandra Carta

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