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Il Pd avvia il “processo”. Diana: “Analizziamo i nostri errori”

Il “non abbiamo vinto le elezioni” di Pierluigi Bersani fotografa in maniera precisa lo stato d’animo del Partito democratico, che deve fare i conti con un risultato inaspettato e quasi inimmaginabile soltanto un mese fa.

Il segretario nazionale del Pd ha annunciato l’intenzione di provare comunque a fare un governo, assumendosi la responsabilità in un momento difficile e cercando in Parlamento, al Senato, i voti che mancano. Rivolgendosi in maniera abbastanza esplicita al Movimento 5 stelle, che potrebbe accettare di votare alcuni temi come il conflitto di interesse, la legge elettorale, norme anti corruzione e così via. “Tema per tema”, come ha spiegato Bersani e quindi con un orizzonte non amplissimo e una possibilità di riuscita ancora più scarsa.

Insomma per il Pd si prospetta un’altra difficile stagione di governo, che metterà a dura prova la tenuta di un partito che si attendeva di tornare pienamente alla guida del Paese e che invece dovrà affrontare un’altra traversata del deserto.

“Ma è una responsabilità che dobbiamo assumerci, spiega il coordinatore della segreteria regionale Franco Marras, non possiamo scappare. Io penso che su alcune cose anche Grillo stia cominciando a comprendere che dovrà assumere un ruolo. Noi non possiamo fare altro che mettere in campo le nostre proposte e provarci”.

Bersani non ha fatto alcun accenno al partito e allo scenario dei prossimi mesi, lasciando intendere che sarà lui a guidarlo ancora “Bersani era stato molto chiaro, continua Marras, dicendo che se fosse diventato presidente del Consiglio, avrebbe lasciato la segreteria. La situazione però adesso non è così chiara e quindi è giusto attendere. Il partito ha la necessità adesso di essere ancora più coeso di prima”.

Sullo scenario dei prossimi mesi concorda anche il capogruppo Pd in Consiglio, Giampaolo Diana: “Napolitano non potrà che dare l’incarico a Bersani, che dovrà presentare un programma in pochi punti. Mettendo al centro la vera emergenza del Paese, che è il lavoro e il rilancio del sistema produttivo”. Meno accomodante Diana invece sul destino del Pd, che dovrà invece impegnarsi in un profondo rinnovamento interno. “Dobbiamo, senza indugiare di un solo giorno, iniziare una analisi profonda dei nostri limiti ed errori, che ci sono stati. A cominciare dal sostegno al governo Monti. Dobbiamo interrogarci e capire se siamo ancora in grado di intercettare l’enorme malessere che esiste in questo momento. Abbiamo bisogno di un gruppo dirigente, a tutti i livelli, che sia in grado di raccogliere questa difficile sfida. Non tutti gli uomini sono adatti ad ogni stagione”.

Si concentra sui problemi interni anche il vice presidente del Consiglio, Mario Bruno, che spiega: “Non possiamo nasconderci dietro un dito, molti cittadini sentono i partiti lontani e asserviti alle logiche dei big: la credibilità va ricostruita restituendo ai cittadini la possibilità di esprimere un voto di preferenza, rendendo le primarie obbligatorie e vincolante il loro esito”. E il consigliere algherese ne approfitta anche per difendere l’operato del sindaco della sua città, Lubrano spesso finito sotto attacco proprio da una parte del Pd. “Non esiste nessun caso Alghero. Il Pd in città è stato in grado di assicurarsi una larga fetta di consenso, superiore perfino alle ultime comunali di oltre dieci punti. C’è poco da girarci intorno, invece: la “roccaforte berlusconiana”, governata per dieci anni da Marco Tedde, non esiste più”.

Alberto Urgu

 

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