Il nuovo Pps, Sanna (Pd): «Siamo all’ennesima spiritosaggine propagandistica»

La giunta di Ugo Cappellacci ha detto “sì” alle 9,30, approvando all’unanimità il Piano paesaggistico dei sardi (Pps). Così è stato ribattezzato il nuovo Ppr, promesso dal centrodestra nella campagna elettorale del 2009 e animato da una filosofia: «Massimo rispetto per l’ambiente, ma con meno vincoli», dicono dagli uffici della Regione. Tanto che è già polemica tra schieramenti. Gian Valerio (Pd), l’ex assessore all’Urbanistica che al Ppr diede forma, non ha dubbi: «È spuntato il topolino, siamo all’ennesima spiritosaggine propagandistica. I vincoli non si cancellano con un tratto di penna, sulla salvaguardia ambientale la normativa vigente è molto restrittiva».

Le carte del nuovo Pps saranno online, sul sito della Regione, solo la settimana prossima, quando il Piano verrà pubblicato sul Buras (Bollettino ufficiale). Ma qualcosa già trapela: nella fascia dei trecento metri resta l’inedificabilità assoluta. Tuttavia, le costruzioni sul mare già esistenti potranno essere riqualificate, perché il Pps dovrebbe assorbire il Piano casa (nelle due versioni della legge 4 del 2009 e della 21 del 2012, più le rispettive proroghe). Ancora: nell’agro è prevista la riduzione del lotto minimo (per costruire) da tre ettari e uno, e per realizzare nuove cubature non sarà obbligatorio essere imprenditori agricoli. Invece: nei centri storici il centrodestra promette maggiori possibilità di intervento edilizio. Assicurato anche l’allentamento dei vincoli intorno ai cosiddetti beni paesaggistici, come fiumi, laghi, nuraghi e grotte. Infine, Pdl e alleati sostengono di aver cancellato le intese, cioè gli accordi fra Regione, Comuni e investitori.

Sanna si riserva di vedere nero su bianco il Pps. Ma al centrodestra mette già una pre-condizione: «Chiediamo alla Giunta di produrre subito i verbali con i quali ha concertato le modifiche del Piano, perché il Ppr non può essere cambiato senza l’accordo col ministero dei Beni culturali. In assenza di quei verbali, siamo solo alle chiacchiere. Io credo che Cappellacci stia continuando a giocare sulla pelle e sulla carne di un’economia allo stremo. Diversamente, non avrebbe ribattezzato il Ppr con un nome così evocativo come “Piano paesaggistico dei sardi”».

L’ex assessore intravede il «rischio propaganda» in più di un’azione. E avverte: «Nulla finora è stato detto sulla fascia di salvaguardia dei due chilometri dal mare, perché mi pare difficile cancellarla. È altrettanto improbabile riqualificare le volumetrie esistenti in riva al mare attraverso il Piano casa, perché, per sua natura, è una norma a tempo, quindi non può trovare spazio nel grande contenitore di una legge dalla durata illimitata come il Ppr. Nemmeno concettualmente una soluzione di questo tipo è pensabile. Se il Piano casa venisse assorbito da quello paesaggistico, vorrebbe dire sancire una politica fatta di deroghe. A questo punto non avrebbe senso che gli enti locali approvassero i Piani urbanistici comunali (Puc)».

Quanto alle intese, Sanna è chiarissimo: «Il centrodestra dovrebbe sapere bene che erano uno strumento transitorio, valido solo per un numero limitato di dodici mesi, nel passaggio dalla vecchia alla nuova normativa. Basta leggere l’articolo 15 delle Nta (Norme tecniche di attuazione allegate al Ppr), dal quale si evince che le intese non esistono più da anni. E comunque regolavano le situazioni rimaste pendenti, ovvero le concessioni edilizie che erano già in itinere, quando il Ppr è diventato legge (la numero 8, era il 25 novembre del 2004). Invece il centrodestra ha dipinto le intese come contrattazioni private di cubature al di fuori delle regole».

Sul fronte dei centri storici, i sospetti di Sanna, «sull’uso propagandistico del Pps», non sono diversi. «Mi chiedo – dice – in base a quale norma si vogliano allentare i vincoli. Vero che gli effetti restrittivi del Ppr si estendono anche su edifici senza particolare valore architettonico, ma si tratta di parti minime. Non a caso, anche col Pps di Cappellacci si potrà intervenire nei centri storici solo qualora sia stata approvato il Piano particolareggiato».

Sanna non trascura le annunciate modifiche al lotto minimo nei terreni agricoli. «Il regalo alla lobby degli spuntinatori – osserva l’ex assessore – è confezionato. Io spero che nel Pps abbiano davvero inserito questo cambio, vorrebbe dire poter impugnare il Piano e vincere con certezza il ricorso. Permettere a chiunque di intervenire nell’agro, significa fare sfregio delle leggi generali sulla pianificazione urbanistica, fondate proprio sulla differenziazione delle funzioni tra le diverse aree territoriali. Riducendo il lotto minimo, si apre alla speculazione, con cubature residenziali in campagna, e si sancisce la mortificazione di zone che hanno una precisa vocazione agricola ed economica nell’interesse dell’intero territorio».

Dall’entourage di Nicola Rassu, l’attuale assessore all’Urbanistica, fanno poi sapere «di aver passato sotto la lente tutti i 10mila beni paesaggistici classificati nel Ppr, trovando oltre 5mila errori». Sanna spiega: «Gli aggiornamenti cartografici, fatti col satellite, servono proprio per perfezionare la documentazione, anche grazie al supporto della sempre nuova tecnologica».

Sanna annuncia battaglia in commissione Urbanistica, cui spetterà dare un parere obbligatorio sul Pps, sebbene non vincolante. «Le nostre verifiche saranno molto rigorose, non lasceremo la Sardegna in mano a chi invitava cittadini e imprese a mettere in moto le betoniere, come disse Cappellacci nel 2009. La deregulation totale applicata all’ambiente è un’invenzione di questa maggioranza, ma la legge non la prevede».

L’obiettivo di Pdl e alleati è approvare il Pps a fine gennaio in via definitiva. Infatti: dal trentunesimo al sessantesimo giorno dopo la pubblicazione sul Buras, si possono presentare le osservazioni al Piano. Entro novanta giorni, l’assessorato all’Ambiente deve firmare la Vas (Valutazione strategica). Poi il Piano torna in Giunta per l’ultimo ok. Sanna un’idea ce l’ha: «Non credo che riescano a chiudere la procedura entro la fine della legislatura».

Alessandra Carta

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