Il ‘metodo Solinas’ per la nuova Giunta: così verranno scelti 8 uomini e 4 donne

Otto uomini e quattro donne, nessuna divisione degli assessorati in fasce (a seconda della capacità di spesa) e obbligo per i partiti di indicare due nomi – rigorosamente uno maschile e uno femminile – per ciascuna delle dodici deleghe a disposizione in Giunta. Con molta probabilità saranno questi i criteri attraverso i quali prenderà forma il nuovo Esecutivo di Christian Solinas, il presidente della Regione costretto al pit-stop dal caos seggi. La proclamazione degli eletti è di là da venire, ma il neo governatore pare abbia già deciso sia gli equilibri di genere sia il metodo per la scelta degli assessori. Un metodo che, stando alle indiscrezioni raccolte da Sardinia Post, rivoluziona completamente le ipotesi di lavoro finora discusse dagli undici partiti del centrodestra, mentre nei tribunali dell’Isola si ricontano le schede. E non si esclude nemmeno l’ipotesi di una Giunta provvisoria.

Solinas, come noto, non si è ancora seduto al tavolo con gli alleati. E il vincitore delle Regionali 2019 non avrebbe intenzione di farlo sino a quando non saranno ufficiali gli altri 59 consiglieri della nuova Assemblea sarda, perché ci sono almeno quattro seggi ‘ballerini’, ancora senza nome (leggi qui). Tuttavia, visti i dettagli che stanno emergendo, Solinas si è portato avanti coi compiti in modo da non ritardare ulteriormente l’avvio di questa XVI legislatura.

Il primo criterio che sembra destinato a saltare col ‘metodo Solinas’ è la ripartizione degli assessorati in tre fasce. In questi dieci giorni di dopo voto, i partiti della coalizione hanno dato per assodato il fatto che Sanità, Programmazione, Urbanistica e Lavori Pubblici vadano a comporre, visto il potere di spesa, la rosa delle deleghe di maggior valore. Seguite, nella seconda fascia, da Ambiente e Lavoro. Poi tutte le altre: Trasporti, Turismo, Pubblica istruzione e Cultura, Affari generali e Riforme più Agricoltura e Industria.

Ma per il neo governatore si tratterebbe di un imbuto stretto che, nella pratica, imporrebbe l’utilizzo del manuale Cencelli, di democristiana memoria. Roba da Prima Repubblica e mai superata. Inaccettabile per Solinas, che pure nella scuola Dc di Floris e Cossiga è cresciuto. Col Cencelli, infatti, i partiti della coalizione sceglierebbero a turno l’assessorato a seconda del risultato elettorale. Quindi, in ordine di consenso: Lega, Psd’Az, Forza Italia, Riformatori, Fratelli d’Italia, Sardegna 20Venti, Udc, Sardegna civica, Fortza Paris, Udc ed Energie per l’Italia. Non solo: gli alleati di Solinas vorrebbero impedire ai Quattro Mori, il partito dello stesso governatore, di prendere una delega anche al primo giro, dal momento che il Psd’Az esprime la massima carica della Regione.

Il ‘metodo Solinas’, per come filtra dagli ambienti politici, manda all’aria i vecchi ‘giochi’ di spartizione delle poltrone e riparte dalle competenze. Il neo governatore sembra deciso a chiedere a ogni alleato, a prescindere dal risultato delle urne,i nomi di due candidati – uno maschile e uno femminile – per ciascuna delle dodici deleghe. In totale sul tavolo di Solinas finirebbero 264 curricula, ventidue per assessorato. Ovvero, una rosa amplissima da cui pescare la nuova squadra di governo.

Sotto il profilo strettamente politico, è chiaro che Solinas abbia intenzione – con l’applicazione pedissequa del metodo – di esercitare tutte le sue prerogative di capo della Giunta, comprese la nomina e la revoca degli assessori. Solinas, in buona sostanza, non avrebbe alcuna intenzione di finire nel tritacarne dei partiti, sotto ricatto o facendosi tirare continuamente la giacchetta da chicchessia. Il metodo del neo governatore è evidentemente una rivendicazione di autonomia sulla formazione dell’Esecutivo, forte del voto popolare.

I partiti del centrodestra sono a secco di potere da cinque anni: quanto siano disposti ad accettare il ‘metodo Solinas’,  rinunciando a qualche rendita di posizione, non è dato saperlo. Le resistenze, in questi casi, sono inevitabili. Ma il presidente non può non aver messo nel conto anche un eventuale braccio di ferro. Che però è di facile soluzione: se il leader di una coalizione convince la metà più uno degli alleati, ha vinto la sua partita. E gli altri sono costretti ad accettare le condizioni della maggioranza.

È sempre un’indiscrezione l’ipotesi dell’Esecutivo provvisorio: pare che a Solinas non piacciano gli attuali abbinamenti delle deleghe. Il neo presidente starebbe puntando, per esempio, ad accorpare Beni culturali e Turismo, visto che il patrimonio storico e archeologico della Sardegna è il tassello chiave della destagionalizzazione. L’attuale ripartizione degli assessorati è un’eredità degli anni Settanta, in applicazione di una norma che sembra figlia del consociativismo. Classica impostazione da Balena Bianca, con confini labili tra competenze, in modo da esercitare controlli (e veti) incrociati nella gestione del potere. Solinas sembra intenzionato a scardinare questa impostazione, ma per farlo servirà una riforma legislativa. Che andrà approvata dal Consiglio regionale e richiederà tempo. Di qui l’ipotesi di partire con una Giunta provvisoria modulata sullo schema attuale dei dodici assessorati per poi arrivare, dopo il riassetto delle deleghe, a una squadra bis.

L’orizzonte che si può aprire in Regione col ‘metodo Solinas’ evoca un nuovo corso della politica sarda. Anche suggestivo, sulla carta. Il problema saranno i partiti e la loro resistenza al cambiamento. Si aggiunga il fatto che in Aula la maggioranza di centrodestra sarà formata per una parte consistente da consiglieri alla prima esperienza. Solinas, prima ancora di esercitare la leadership, dovrà fare ricorso alla moral suasion. Anche in considerazione della frammentazione della stessa coalizione. I trentasei seggi dello schieramento (incluso Solinas) sono così divisi: otto in quota Lega; altrettanti per il Psd’Az; cinque o sei per Forza Italia; tre o quattro per i Riformatori; tre, a ciascuno, per Fratelli d’Italia, Sardegna 20Venti e Udc. Uno a testa per Sardegna civica e Fortza Paris.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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