Il linguaggio di genere scuote l’Aula. Soru: ‘Io consigliera, non al maschile’

“Consigliere non è ambivalente: io sono la consigliera Soru“. Mentre l’assemblea di palazzo Bacaredda era impegnata nel dibattito sullo stadio del futuro, ci sono stati alcuni passaggi che hanno scatenato la reazione delle consigliere di minoranza su un’altra questione: il linguaggio di genere. La scintilla si è accesa quando il vicepresidente vicario del Consiglio, Corrado Maxia di Fratelli d’Italia, ha dato la parola a Camilla Soru (al centro, nella foto), rivolgendosi a lei col termine ‘consigliere’. Immediata la replica stizzita dell’esponente Pd : “Consigliera, per favore, sono la consigliera Soru”. Il sostituto del presidente Edoardo Tocco, che durante i lavori ha dovuto abbandonare l’Aula per un malore, ha ribadito che per lui era uguale e lo scambio è andato avanti con “non è uguale, mi chiami consigliera” seguito da “è una sua opinione”, nuova replica con “l’italiano, come la matematica, non è un’opinione: quindi, la prossima volta, mi chiami consigliera. Grazie”.

Il vicepresidente Maxia non ha mollato la presa e ha difeso la scelta di chiamarla consigliere: “È ambivalente”, ha detto. “Non è ambivalente e non mi interrompa”, ha chiuso la consigliera comunale. Negli interventi successivi altre due sue colleghe mostrato insofferenza sono state presentate con un termine maschile: prima Francesca Ghirra dei Progressisti (a destra, nella foto) ha risposto”Io gradire essere chiamata consigliera, presidente, grazie”) e poi anche la dem Rita Polo del gruppo Progetto Comune (a sinistra, nella foto) ha precisato”Anche io gradirei consigliera”.

Al termine della seduta, che ha portato all’adozione del ‘Piano guida’ per Sant’Elia che sblocca la demolizione-ricostruzione dello stadio, Camilla Soru ha spiegato meglio la sua posizione sull’importanza del linguaggio di genere in Consiglio. “Una grandissima mancanza di rispetto e di conoscenza delle regole della lingua italiana. C’è davvero ancora bisogno di spiegare perché non è uguale dire consigliere o consigliera? – si è sfogata -. Perché dire consigliere, sostenendo goffamente che il termine sia ambivalente, dimostra per l’ennesima volta che quando si tratta di ruoli importanti non sono in grado di accettare la declinazione giusta perché ancora ancorati a un mondo che voleva quei ruoli ricoperti solo da uomini. Io non sono una consigliere donna“. L’esponente del Pd ha spiegato la differenza trai due modi di definire il ruolo che ricopre tra i banchi di palazzo Bacaredda. “Finché saremo consigliere donna, saremo donne che casualmente ricoprono ruoli da maschio. Invece sono una consigliera, e si impari a chiamarmi con la parola corretta – ha concluso -. Corrado Maxia forse ha avuto troppa fretta nel dare la sua risposta, e si sa: la fretta è cattiva consigliera”.

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Marcello Zasso

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