Iglesias, sfida sul filo di lana. Col timore che l’astensionismo diventi il primo partito

Iglesias va al voto dopo una campagna elettorale dai toni spenti, senza confronti di piazza accesi e partecipati, orfana di un elettorato ormai disilluso e scettico che qualcosa possa essere modificato, con lo spettro di un astensionismo che potrebbe diventare la prima forza politica.

Il candidato sindaco del centrodestra Gian Marco Eltrudis, ex assessore alle Finanze nella giunta guidata da Ginetto Perseu, sostenuto dalle liste del Pdl e dalla lista civica “Piazza Sella” riconducibile all’Udc di Giorgio Oppi, al primo turno ha raccolto il 45,53% delle preferenze. Mentre il candidato sindaco del centrosinistra Emilio Gariazzo, sostenuto dalle liste Civitas, Pd, “Casa Iglesias2, “Il tuo segno per Gariazzo”, “Uniti per Iglesias” e Sel, è arrivato ad un passo dalla vittoria con il 49,52% dei consensi. Non hanno raggiunto il 3% invece gli altri due candidati sindaco: Dario Carbini,  sostenuto dalla lista civica “Identità Iglesiente”, che si è fermato al 2,53%, e Sandro Esu del Partito sardo d’Azione che ha ottenuto il il 2,40% dei voti.

Ma si sa, il ballottaggio è un’altra storia. Dunque tutto da capo considerando che nelle statistiche delle amministrative cittadine il secondo turno elettorale è snobbato mediamente da circa il 10% dell’elettorato che ha votato al primo turno. E siccome questa volta al primo turno ha votato il 66,10% degli elettori, le previsioni sono che quasi la metà della città potrebbe non recarsi al voto. Da qui gli appelli di entrambi i contendenti a non disertare le urne.

Eltrudis, dal suo camper in stile Renzi-Grillo, ha utilizzato come cavallo di battaglia il “perpetuarsi”, in caso di vittoria di Gariazzo, “della demolizione della sanità cittadina”. Gariazzo con una “lettera aperta” ha esortato gli iglesienti a “liberare la città dal malgoverno del centrodestra che ha causato per ben due volte il commissariamento, intervallato da un anno e mezzo di amministrazione rissosa culminata con le dimissioni del sindaco Perseu”. 

Di certo gli apparentamenti non sono d’aiuto per gli indecisi: partiti e gruppi politici che alla Regione governano insieme, in città si ritrovano su schieramenti opposti. E, allo stesso modo, i contendenti hanno trovato il sostegno di big della politica che in altre tornate elettorali erano stati sul fronte avversario.  Una confusione accentuata dalla presenza in una lista di candidati che, stando alla loro storia politica, ti saresti aspettato di vedere nell’altra.  Insomma, una matassa aggrovigliata della quale non è facile afferrare il bandolo. E che pare fatta apposta per alimentare l’astensionismo, come il risultato del primo turno ha già dimostrato.

 Una spallata alla vecchia politica, becera nei contenuti e immobile, pareva potesse arrivare dal Movimento 5 Stelle, sulla spinta del grande risultato (il 31%) ottenuto alle Politiche di febbraio. Ma gli attriti interni e le lotte intestine per la leadership che hanno contraddistinto il neonato movimento cittadino ne hanno determinato l’autodistruzione sul nascere.
Carlo Martinelli

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