Igea: il sindacalista, le due amanti e 16mila litri di gasolio. Per un tagliaerba consumi da Ferrari

Donne, soldi e benzina. È questo il giro scoperto dagli inquirenti all’Igea, parallelamente agli appalti truccati e alle assunzioni irregolari.

È anche un giro di amanti, gite fuori porta, pranzi in ristorante e auto aziendali usate come fossero proprie, quello scoperto dai carabinieri e della Procura di Cagliari intorno a Igea, la spa mineraria “gestita illegalmente” attraverso “appalti truccati e assunzioni a tempo”. L’accusa è articolata in cinque capi di imputazione: peculato, turbativa degli incanti, truffa aggravata, voto di scambio e violazione delle norme sugli appalti. Gli indagati sono 63, tra cui il gran capo dell’Udc Giorgio Oppi. Tre, invece, le ordinanze di custodia cautelare emesse contro l’ex presidente Giovanni Battista Zurru (ai domiciliari), contro il suo braccio destro di allora, il sindacalista Uil Marco Tuveri (finito in carcere), e contro la segretaria Daniela Tidu (per lei l’obbligo di dimora). E poi un dato: nel solo mese di agosto 2013 l’Igea ha fatturato il consumo di 160mila litri di gasolio.

Al centro dell’inchiesta, chiamata “Geo&geo”, Tuveri è una figura centrale che agiva “in concorso con l’ex presidente”, è scritto nelle carte della Procura di Cagliari (pm Marco Cocco, gip Giuseppe Pintori). Tuveri, 62 anni compiuti il 27 settembre scorso, era “impiegato di quinto livello” sino a quando Zurru non venne scelto dall’Udc di Oppi per guidare la società fondata nel 1986 per gestire la messa in sicurezza e le bonifiche delle aree minerarie dismesse. Era maggio 2009. Da allora per Tuveri la scalata aziendale, diventando “prima autista di Zurru, poi suo braccio destro. “Una posizione – dicono gli inquirenti – che gli ha permesso di aver il controllo dei beni e delle risorse societarie, servendosi anche di Daniela Tidu, una delle sue due amanti.

E proprio ai rapporti di Tuveri con le due donne (dell’altra, però, non si conosce il nome), è dedicata una parte abbondante dell’operazione “Geo&Geo”. Perché “il sindacalista andava con loro in ristorante o a cercare funghi nel Nuorese durante l’orario di lavoro, utilizzando un Suv aziendale, un Suzuki Grand Vitara, di colore bianco. E un altro Suv, sempre di proprietà dell’Igea, veniva usato dalla Tidu“, è la ricostruzione degli inquirenti.

Ma a spese della società pubblica, quindi dei contribuenti sardi, era caricato pure il carburante, sempre stando alla ricostruzione degli inquirenti. “Silos da 600 litri e taniche da 20 erano custodite in un locale della miniera di Masua. Ma un enorme recipiente è stato trovato nella casa dello stesso Tuveri”.

Per far figurare che il gasolio serviva all’Igea, il sindacalista aveva escogitato un metodo: agli uffici consegnava relazioni sull’impiego di diversi mezzi aziendali. Spicca un decespugliatore che “per dieci ore fu davvero tenuto in funzione – spiegano i carabinieri -, ma col motore a minimo. Quindi il carburante di fatto non consumato venne messo nelle taniche e nei silos, e poi regalato. In primis alle due amanti che, infatti, in un’intercettazione telefonica si lamentano perché Tuveri non rifornisce più le loro auto. E questo in un periodo in cui l’attività illecita del gasolio era sospesa perché il management sapeva di essere sotto controllo”, chiariscono ancora i militari dell’Arma. Al tagliaerba in questione è stato assegnato un consumo di 16 litri per ogni ora di funzionamento. Ma col carburante venivano pagati pure i voti di scambio, come succedeva pure con i carrettini minerari.

Sempre stando alle carte della Procura, Tuveri e la Tidu agivano in coppia anche nella gestione degli appalti. “Precisamente – sottolineano ancora i carabinieri – alla segretaria arrivano le buste delle gare che venivano aperte anzitempo per leggere gli importi, in modo da permettere agli imprenditori amici di presentare offerte più basse e vincere così i bandi”.

A Tuveri è addebitato inoltre il furto di materiale edile: “Tubi Innocenti, lamiere, grondaie e piastrelle che la società ordinava per propri lavori, ma l’autista se ne appropriava in modo illegittimo”. Ancora: Tuveri si sarebbe fatto pagare l’indennità come guida turista “quando invece non ha mai svolto quella mansione”. Non solo: “I beni minerari dismessi non hanno mai nemmeno funzionato come volàno per l’industria delle vacanze, perché sono stati tenuti chiusi”.

La Procura e i carabinieri definiscono Igea “un sistema chiuso, circolare e a autoreferenziale. Con l’avvallo di tutto il personale”, precisano gli inquirenti.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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