Francesca Barracciu: “Ecco le mie risposte”

I rapporti con Soru, la “bocciatura” come sindaco a Sorgono, i conflitti all’interno del Pd. La candidata risponde a tutte le domande, anche le più imbarazzanti.

La scorsa settimana Sardinia Post ha pubblicato una serie di domande, elaborate dalla redazione, per Francesca Barracciu, parlamentare europea, vicesegretaria regionale del Pd e candidata alle primarie  per la scelta della persona che la coalizione di centrosinistra proporrà come governatore della Sardegna alle elezioni che si terranno tra marzo e aprile dell’anno prossimo.

Le domande sono rimaste nella homepage per 48 ore, accompagnate da un testo che invitava tutti a integrarle. Tenendo conto del fatto che si trattava di domande “cattive”. Domande, cioè, attinenti all’affidabilità, alla coerenza,  alla personalità del candidato. Non domande sul “programma” (che ovviamente verranno proposte a tutti i candidati ne corso della lunga campagna elettorale), ma sul proprio essere esponenti politici, cioè degni rappresentanti di tutti i cittadini.

Lunedì abbiamo pubblicato la lista completa e ieri Francesca Barracciu ci ha fatto sapere che avrebbe inviato le sue risposte in un giorno. Impegno mantenuto. Le risposte sono giunte ieri sera e oggi le pubblichiamo. Con l’avvertenza che seguiremo la stessa procedura per tutti i principali candidati di tutti i partiti e di tutte le coalizioni. Nei prossimi giorni, una nuova serie di quesiti per un altro candidato.

Ecco le domande  che abbiamo elaborato assieme e le risposte integrali di Francesca Barracciu.

1) Lei è entrata nel consiglio regionale nel 2004 nel cosiddetto “listino rosa” di Renato Soru. E’ stata, cioè, “nominata”. Ed è nel consiglio regionale da quasi dieci anni. Le pare di avere i titoli per rappresentare le esigenze di rinnovamento della politica?

“Questo lo stabiliranno i sardi e le sarde che andranno a votare prima alle Primarie e poi alle regionali. Sono lusingata da chi dice che rappresento le esigenze di rinnovamento della politica e proverò in tutti i modi a rispondere a questa richiesta nelle cose che dirò e soprattutto nelle cose che farò su temi su cui i cittadini ci chiedono di cambiare: costi della politica, trasparenza, buon governo, partecipazione ma soprattutto lotta alla disoccupazione e lotta alla povertà, cioè le cose che davvero possono migliorare la vita delle persone.
Quando si accosta il principio del rinnovamento al mio nome – lo dico sottovoce e grata, ma anche con un pizzico di orgoglio– credo sia in virtù di una biografia che parla in tal senso: non si tratta di promesse per il futuro, ma la cifra di scelte già fatte in questi anni, sotto gli occhi di tutti.
In più, credo onestamente che un presidente della Sardegna non si improvvisi, così come è noto che il rinnovamento passa prima di ogni altra cosa per le idee e i valori di cui si è portatori. Questo è a garanzia delle cittadine e dei cittadini, che infine sceglieranno, come sempre.
In merito al “nominata” del 2004, rispondo con il “votata” nel 2009: alle regionali con 5800 voti la più votata del centro sinistra e alle elezioni europee con 117 mila preferenze (record sardo) ho battuto Berlusconi in Sardegna”.

2) Quando nel 2010 si è presentata alle elezioni comunali a Sorgono, i suoi compaesani non l’hanno riconfermata sindaco. E quella è stata la sua unica esperienza di governo amministrativo. Perché i sardi dovrebbero decidere diversamente dai sorgonesi?

“Se posso cavarmela con una battuta, prima mi dite che sono una presente ad ogni giro, e ora una novellina che non ha alcuna esperienza! La verità, ovviamente, è un po’ diversa: ho la passione politica nel sangue e ho fatto battaglie sin da ragazza, molte vincendole, alcune perdendole, per l’appunto sempre nel nome del rinnovamento. E’ anche grazie a questo che oggi sono parlamentare europeo, con il voto di tanti sardi. Nel 2010, per una ennesima vicenda di principio e a viso aperto, mi sono resa “antipatica” anche a qualche esponente del mio partito. Pensi, mi battevo per le primarie a livello provinciale, che purtroppo furono negate. Senza annoiare con i battibecchi interni, diciamo che le divisioni tra noi favorirono il centrodestra.
L’importante è che adesso tutto sia superato, e che le primarie si siano affermate come strumento di maggiore democrazia per la scelta dei nostri candidati, anche a livello regionale. E che dal 30 settembre in poi, chiunque sia il vincitore tra noi, daremo una alternativa forte e valida al pessimo centrodestra che governa oggi.
Per quanto riguarda i miei compaesani oggi, posso dire che se alle prossime regionali i sardi dovessero decidere come i sorgonesi raggiungerei percentuali bulgare considerato che in pochi giorni le firme raccolte per la mia candidatura alle primarie sono già 800 su un numero di votanti che si aggira sempre intorno ai 1300″.

3) Lei deve il suo ingresso in politica a Renato Soru. Ma quando si è profilata la possibilità che si presentasse nuovamente alle elezioni per tornare governare la Sardegna lei non l’ha sostenuto. Tanto che negli ambienti soriani c’è chi la considera una ‘traditrice’. Come risponde?

“Il mio ingresso in politica lo devo a mio padre che mi ha fatto scoprire la sezione del Pci e con essa la passione per l’impegno politico. Per tutto il resto, parlano i fatti: ho apprezzato molto la lettera pubblica con la quale Renato Soru mi ha onorato del suo sostegno e quella firmata dagli amici con i quali dal 2004 condividiamo l’esigenza del cambiamento in Sardegna. Con Renato abbiamo avuto divergenze su cosa fosse prioritario fare, ne abbiamo parlato, ne abbiamo discusso, ci siamo chiariti. Insieme lavoreremo per vincere. Immagino che ai sardi e alle sarde interessi più questo dei retroscena politici.

4) La giunta Cappellacci si è caratterizzata per una serie continua di decisioni clientelari. In particolare nell’utilizzo dei fondi della presidenza. Ci può indicare in quali occasioni e con quali atti lei, da rappresentante dell’opposizione, ha denunciato questo costume politico del governatore?

“Le iniziative sono agli atti del consiglio regionale, dove si trova riscontro delle tante denunce fatte insieme ai colleghi dell’opposizione. Sull’utilizzo dei fondi della presidenza, ad esempio, abbiamo ottenuto la convocazione del consiglio regionale in seduta straordinaria per censurare e condannare “ il sistematico uso partigiano ed ingannevole della pubblicità istituzionale della Regione”. E nei giorni in cui fanno scalpore gli oltre centomila euro dati dalla giunta Cappellacci alla società della Santanché ricordo che sono la prima firmataria della proposta di legge che sostiene il pluralismo dell’informazione in Sardegna e stabilisce regole precise alla comunicazione istituzionale della Regione: dalla pubblicità, all’ufficio stampa. Sulle nomine e le clientele ricordo, nelle ore in cui l’Igea finisce nella bufera, che all’indomani dei referendum regionali ho denunciato come “la mission anticasta di Cappellacci non fosse altro che un bluff” e per prima ho chiesto lo stop alle nomine all’Igea, alla Carbosulcis e alla Sotacarbo. Nomine che come era ovvio attendersi sono andate avanti, nonostante la tragicomica vicenda del prode Lorefice, con i risultati che oggi sono sotto gli occhi di tutti e anche sotto la lente della Procura”.

5) Lei è considerata, tra i dirigenti sardi del Partito democratico, quello che dialoga maggiormente con i sardisti. Li vorrebbe vedere di nuovo nell’alleanza di centrosinistra? E, in tal caso, ritiene che in politica la coerenza sia un valore o sia invece una manifestazione di inutile moralismo?

“Veramente io dialogo con tutti. E penso che questo, per chi fa politica con l’unico intento di risolvere i problemi della collettività, sia un dovere a prescindere. Io voglio costruire un centro sinistra forte, coeso e che parli all’unisono ai sardi. Solo cosi possiamo liberare la Sardegna da Cappellacci e dal centro destra che l’ha ridotta alla fame. Sono interessata a questo obiettivo e a realizzarlo a iniziare dalla condivisione del programma. I miei primi interlocutori, onestamente, sono le cittadine e i cittadini. Compresi quelli e quelle del PSd’Az con i quali spero che potremmo intenderci considerato che molte battaglie sono patrimonio comune, due tra le altre: servitù militari e lingua sarda”.

6) Lei, come quasi tutti i dirigenti sardi del Pd, ha sostenuto Bersani. Adesso qual è la sua posizione all’interno del partito?

“Il Pd sardo deve pensare prima di tutto ai sardi e alla Sardegna. E posso assicurare che questa non è solo la mia posizione, tanto è vero che alle primarie sono sostenuta da larga parte del Pd, che magari a Roma va meno d’accordo”.

7) Ultimamente ha postato nella sua pagine Facebook immagini che la ritraggono mentre corre in campagna, beve una birra, lava i piatti. Non le pare di cedere in questo modo ai canoni berlusconiani della politica- spettacolo?

“Mi sfugge cosa ci sia di spettacolare in una corsa in campagna, nel sorseggiare una birra o nel lavaggio delle stoviglie. E’ il mio profilo Facebook. Come tutte le persone iscritte a Facebook, parlo anche di me e della mia vita. Oltre a fare politica, incredibilmente, corro, bevo, lavo. La politica degenera in spettacolo quando si fa spettacolo nei luoghi in cui si dovrebbe fare politica: Berlusconi che fa le corna alla Merkel è politica-spettacolo, tra l’altro un pessimo spettacolo. Se io carico una mia foto mentre bevo birra, nel mio unico weekend di riposo, faccio quello che stanno facendo tantissimi italiani iscritti a Facebook in queste settimane: raccontarsi”.

8) Uno dei suoi competitor alle primarie, Andrea Murgia, propone la riduzione dell’indennità dei consiglieri regionali a 5000 euro. Qual è la sua posizione in merito? Qual è comunque, secondo lei, la giusta retribuzione di un consigliere regionale?

“Sono per la riduzione dei costi della politica. Come consigliera regionale d’altronde, ho già votato la legge che ha determinato la riduzione degli stipendi, l’abolizione del vitalizio e, soprattutto, la legge che ha ridotto il numero dei consiglieri regionali a 60. Ma si può e si deve fare di più: voglio proporre una legge sullo status del consigliere regionale in linea col modello europeo. In sintesi: meno indennità e più servizi (altamente qualificati e che servono davvero per fare bene il proprio lavoro)”.

9) Ente Foreste: assistiamo da anni alla pericolosa deriva clientelare in cui è precipitata la struttura che occupa oltre 6000 dipendenti in tutto il territorio regionale. Ci può indicare in quali occasioni e con quali atti lei, da rappresentante dell’opposizione, ha denunciato questa situazione o ha proposto una riforma complessiva del sistema?

“Le vicende dell’Ente Foreste sono solo un paragrafo delle clientele fatte dal centrodestra di Cappellacci nella gestione degli enti e delle società regionali. L’ultima delle accuse che mi possono essere mosse è di  essere stata in silenzio di fronte alle clientele di questa giunta regionale. Dalla Sanità all’Istruzione passando per l’Agricoltura e i Fondi europei (ma non solo) troverete tracce chiarissime agli atti del consiglio regionale e sulla stampa. Nello specifico, i conflitti interni all’Ente Foreste e quelli tra i componenti del consiglio di amministrazione, dimostrano che si è arrivati al punto di non ritorno, così come più volte denunciato dal sindacato. Una situazione che dall’opposizione abbiamo sempre criticato e combattuto con gli strumenti che sono propri delle minoranze consiliari ma posso assicurare che con la Sardegna a guida centrosinistra non ci sarà più spazio per le clientele e le camarille né all’Ente Foreste e né negli altri enti dove la Regione ha voce in capitolo”.

10) Come tutti sappiamo, per la Sardegna è difficilissimo eleggere propri rappresentanti all’Europarlamento. Lei è difatti subentrata in seguito alla decadenza di un europarlamentare siciliano. È conscia del fatto che candidandosi alla presidenza della Regione Sardegna lei andrà a recidere quell’unico contatto rappresentativo della nostra Regione presso l’Unione Europea? Da politica crede pertanto che sia più importante lavorare per la Sardegna in quella importantissima sede o che sia più efficace sedere in quel di Cagliari? Non crede che nell’elettorato si crei il ragionevole dubbio che lei pensi più alla sua carriera politica che al meticoloso impegno per il quale, quello stesso elettorato, l’ha indicata per rappresentarlo in sede europea e che, nel caso in cui venisse eletta, dovrà abbandonare prima del termine fissato e che, lo si ribadisce, le è stato affidato dai cittadini sardi?

“Premettiamo: il presidente di una regione ha i mezzi per farsi sentire dalle Istituzioni europee. Ma per venire alla domanda è bene precisare che le elezioni europee si terranno appena due mesi dopo quelle regionali. Ossia si può dire che avrò portato a termine il mandato degli elettori. Ciò di cui dobbiamo preoccuparci semmai è che la Sardegna sconta un grave problema: la legge elettorale per l’elezione del parlamento europeo, con il collegio che accorpa Sicilia e Sardegna, penalizza il diritto alla rappresentanza dei sardi in Europa, trasformando le elezioni in un autentico terno al lotto. Infatti, come è accaduto nel mio caso, non sono sufficienti neppure 117.000 preferenze per conquistare il seggio. Io sono infatti subentrata a Rosario Crocetta, dimessosi perché eletto presidente della Sicilia. Bisogna mettere fine a questa ingiustizia e, se eletta Presidente, il mio impegno è quello di guidare una battaglia affinchè il Parlamento italiano modifichi la legge”.

11) Lei esclude in modo assoluto che – anche per dimenticanza o per errore – potrà ritrovarsi in una situazione analoga a quella che ha costretto la ministra Josefa Idem alle dimissioni?

“Premesso che dimenticanze o errori sono sempre possibili per chiunque e che semmai la cosa grave sarebbe il dolo, posso affermare di aver sempre fatto il mio dovere di cittadina pagando tasse e tributi e di non possedere “case-palestra”.

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