Nei conti correnti dei gruppi consiliari giacciono centinaia di migliaia di euro. L’inchiesta avviata dalla Procura di Cagliari – e forse anche il tintinnar di manette – ha impresso un deciso stop alla spesa e ora che la legislatura è finita, quei soldi dovrebbero essere resi alla presidenza del consiglio. Si dirà: un bel risparmio. Certo. Peccato che quest’anno le cose andranno diversamente.
Con tempismo perfetto, a un mese dalle elezioni regionali e grazie a poche righe inserite beffardamente e in tutta fretta nella “legge sulla razionalizzazione delle spese” (leggi l’art. 10), dal 9 gennaio ogni consigliere ha la possibilità di gestire quei soldi in maniera privatistica distribuendoli a pioggia ad associazioni, enti di formazione e fondazioni. Chiaramente amiche.
Mentre l’ex capogruppo del Pdl Mario Diana occupa una cella del carcere oristanese di Massama, Sisinnio Piras è rinchiuso a Buoncammino e Carlo Sanjust sconta gli arresti domiciliari, i colleghi del consiglio regionale hanno deciso di cambiare in corsa le regole e destinare quei soldi – originariamente assegnati per specifiche attività del gruppo – ad altri capitoli di spesa. In sostanza, l’esatta prassi contestata dalla Procura.
A pensar male, una “bottega elettorale istituzionalizzata” che può contare su un budget di tutto rispetto: a occhio e croce, si supera ampiamente il milione e mezzo di euro.
“Quell’articolo era stato inizialmente proposto con un intento ben preciso: devolvere tutti i soldi agli alluvionati – dicono nei corridoi del consiglio regionale -. Solo che poi l’alluvione è sparita e sono spuntate le associazioni, gli enti di formazione, le fondazioni e altri soggetti”.
Per fortuna, qualcuno ha già preso provvedimenti. “Ho dato mandato di riconsegnare i 600mila euro presenti nelle casse del gruppo di Forza Italia alla presidenza del Consiglio – dice il capogruppo Pietro Pittalis -. Nessun consigliere potrà disporre di quei fondi e non consentirò alcuna deroga. Non voglio che vi siano strumentalizzazioni o commistioni tra spese del gruppo e spese elettorali”.
“L’accordo era chiaro – dice l’esponente del Pd Tarcisio Agus – ovvero devolvere tutti i fondi agli alluvionati, ed è per questo motivo che l’emendamento proposto dal centrodestra è stato votato a stragrande maggioranza. Ma oggi, a legger bene quell’articolo, mi rendo conto che si rischia di trasformarlo in prebende elettorali. È un provvedimento a dir poco inopportuno, che andrebbe cassato velocemente. In questo senso – dice Agus – farò un appello alla presidente del consiglio Claudia Lombardo affinché non consenta movimentazione di denari e venga mantenuto il proposito di dare tutto ai comuni colpiti dagli eventi catastrofici del novembre scorso”.
Dello stesso avviso il capogruppo di Sel Daniele Cocco. Che mette le mani avanti: “Abbiamo votato l’emendamento in buona fede, perché convinti che quei denari sarebbero stati destinati ai comuni colpiti da Cleopatra. Oggi abbiamo un dovere morale: fermare qualsiasi movimentazione dai fondi ai gruppi e destinare tutti i denari alle finalità originarie e per questo interesserò personalmente l’onorevole Lombardo”.
L’intento è nobile, ma difficilmente avrà qualche ripercussione: il 9 gennaio quella norma è diventata legge e la presidente Lombardo non ha certo il potere di sostituirsi al voto dei consiglieri. Insomma, non resta che rimettersi alla buona volontà degli onorevoli, vigilare sui destinatari dei fondi e sperare che quei denari non finiscano nelle tasche dei soliti noti. Magari per qualche voto in più, pagato coi soldi dei sardi.
Pablo Sole