Fondi grandi opere, Meloni nell’Isola: “Assurdo che al Sud vada solo il 30%”

“È inaccettabile che solo il 30 per cento dei fondi infrastrutturali vada al Sud”. Giorgia Meloni, leader dei Fratelli d’Italia, lo dice al telefono lungo la strada tra Cabras e Lunamatrona. Tra l’Oristanese e il Cagliaritano, due delle otto tappe toccate dalla deputata nella due giorni sarda. Un tour elettorale in vista delle Regionali del prossimo 24 febbraio. Ieri l’arrivo nell’Isola a Olbia, oggi il ritorno nella Capitale da Cagliari.

Onorevole, altre quarantotto ore in Sardegna dopo la toccata e fuga di ottobre. Cosa ha visto stavolta?

È meglio dire ‘anche stavolta’. La Sardegna è terra di siti archeologici, è la terra di un popolo fiero che ha storia, tradizioni e prodotti. Con un tesoro così gli americani avrebbero costruito un impero. Questa è l’Isola delle potenzialità non sfruttate. Ma non è un caso: non ci può essere crescita quando non si colmano le carenze infrastrutturali”.

Con quali soldi?

I soldi ci sarebbero anche, ma finiscono al Nord. Questa è una battaglia che i Fratelli d’Italia stanno portando avanti da tempo: noi chiediamo il riequilibrio delle risorse destinare alle grandi opere. Devono cambiare i criteri di assegnazione. Al Sud Italia viene destinato solo il 30 per cento degli stanziamenti, perché l’attribuzione avviene su base demografica. Invece è il livello di sviluppo che conta. E il Sud, come sappiamo, è più indietro, ha una oggettiva necessità di maggiori investimenti. Dal rapporto 70 a 30, bisogna arrivare al 50 e 50″.

La priorità sarda?

In un’Isola in emergenza è persino difficile dire individuare una priorità. Di certo la viabilità interna è un problema. In questi due giorni ho percorso centinaia di chilometri trovando strade statali e provinciali molto dissestate (una ruota della macchina sulla quale viaggiava la Meloni si è bucata). Ma penso anche alla continuità territoriale: l’isolamento, specie quando deriva da una condizione geografica, non può essere condizione di sviluppo. Per i collegamenti servono maggiori incentivi. La protesta dei pastori per il prezzo del latte non è meno grave.

A proposito: ieri ha lamentato il fatto che a Roma non siete stati ascoltati.

Confermo. Noi già a dicembre avevamo sollecitato il Governo ad aprire un tavolo per affrontare la questione sarda del latte, che non è nata ieri. Ma hanno respinto la nostra proposta.

Un tavolo per fare cosa?

Quello che il ministro Salvini ha fatto ieri al Viminale, con due mesi di ingiustificabile ritardo. Ovvero, far sedere allo stesso tavolo tutti i portatori di interesse. Solo che in piena campagna elettorale è difficile che si venga ascoltati: la comunicazione a effetto prevale sulla risoluzione dei problemi. In campagna elettorale tutti dicono di avere la soluzione in tasca.

Con Salvini siete avversari a Roma e alleati in Sardegna. Strano, no?

Bisogna chiederlo a lui e alla Lega, non ai Fratelli d’Italia. Noi non ci siamo mai mossi. Noi siamo monogami. Noi siamo sempre nel centrodestra e da lì non cui spostiamo né abbiamo intenzione di farlo. Ai Fratelli d’Italia non interessano né le alleanze coi Cinque Stelle né quelle col Pd. Che ha ridotto la Sardegna in queste condizioni. E sia chiaro: il fatto stesso che Pigliaru abbia deciso di non ripresentarsi alle elezioni, la dice lunga su quanto il centrosinistra non ha fatto in Sardegna.

La ricetta Fdi della rinascita qual è?

La zona franca fiscale è una strada per rilanciare l’economia. In Parlamento abbiamo ottenuto l’approvazione di un ordine del giorno per arrivare alla sua istituzione che dovrebbe partire dalle area portuale. La zona franca fiscale consentirebbe alla Sardegna di tornare a essere competitiva. Serve un percorso che deve andare di pari passo con la tutela delle piccole e medie imprese. In Italia manca la difesa dei prodotti tipici locali e non si presta la giusta attenzione nemmeno al marchio italiano. La stessa vertenza sul prezzo del latte è una conseguenza del mancato sostegno alle aziende locali contro la speculazione incontrollata che si genera nel contesto della globalizzazione.

Ai primi di gennaio il gruppo degli Fdi in Consiglio regionale ha ufficializzato la propria corsa alle Regionali e annunciato di voler diventare la seconda forza della coalizione, dopo la Lega.

Il nostro partito continua a raccogliere un consenso importante pure in Sardegna: è successo alle Politiche e siamo al lavoro per per consolidare il radicamento nei territori, anche in vista delle Europee in primavera. Noi non siamo il partito che promette 780 euro e poi nemmeno li dà. Ai Fratelli d’Italia, tuttavia, non interessa il reddito di cittadinanza: noi non vogliamo cittadini servi della politica, noi vogliamo il lavoro.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

[Foto Facebook]

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