Fondi ai gruppi, il Pm chiede il rinvio a giudizio di Francesca Barracciu

Il pubblico ministero Marco Cocco, titolare dell’inchiesta sui fondi ai gruppi del Consiglio regionale, ha chiesto il rinvio a giudizio per peculato di Francesca Barracciu, sottosegretario alla Cultura. L’udienza è stata fissata per il 24 giugno davanti al giudice per le indagini preliminari Lucia Perra. La Barracciu, che si è sempre proclamata innocente, deve rispondere di aver speso in modo illecito circa 78mila euro.

Un passaggio previsto quello di cui dà notizia l’Unione sarda oggi in edicola. Nel corso delle indagini la posizione si era aggravata, almeno per quanto riguarda il totale delle spese che la procura ritiene di carattere personale, e cioè non consentite. All’inizio dell’inchiesta era di poco più di trentamila euro. Gli accertamenti successivi ne hanno determinato il raddoppio.

Assistita all’epoca dagli avvocati Carlo Federico Grosso e Giuseppe Macciotta, Francesca Barracciu aveva esposto la sua linea difensiva in una conferenza stampa all’inizio dello scorso dicembre. Pochi giorni prima la gioia per la vittoria alle primarie del Centrosinistra per la guida della Regione era stata offuscata dall’avviso a presentarsi in procura. Aveva affermato d’essere assolutamente serena perché era in grado di dimostrare di aver speso quei trentamila euro per svolgere il suo ruolo istituzionale. Si trattava, infatti, al totale delle spese affrontate per percorrere ben 24mila chilometri in auto, spostandosi da una parte all’altra dell’Isola per impegni connessi all’attività nel consiglio regionale.

«Abbiamo consegnato una memoria di settanta pagine – aveva dichiarato l’avvocato Grosso – nella quale sono stati indicati, uno per uno, tutti i viaggi sostenuti dall’onorevole nei tre anni di attività politica a cui è riferita la spesa di quei 33mila euro. Si tratta di spostamenti fatti in tutta la Sardegna per incontrare gli elettori, seguire eventi e manifestazioni. Dalle carte consegnate risulta anche che per la benzina l’onorevole ha speso una cifra maggiore”.

La prima conseguenza della contestazione è stata politica. Francesca Barracciu a gennaio ha dovuto rinunziare a candidarsi per il centrosinistra ed è stata sostituita da Francesco Pigliaru. Successivamente, con la nascita del governo Renzi, è stata chiamata a ricoprire il ruolo di sottosegretario del ministro Dario Franceschini.

Il 14 marzo dello scorso anno, nuova convocazione in procura e la contestazione di spese illecite per altri 45mila euro. Contemporaneamente, notizie attorno ad alcune smagliature della tesi difensiva. In sostanza i magistrati, incrociando i viaggi indicati nel lungo giustificativo del maxirimborso benzina con i dati della carta di credito, constatano che la Barracciu in alcune circostanze non era nei luoghi da lei indicati. E, in alcuni casi, si trovava all’estero. Questa volta, alle domande dei giornalisti, la reazione è un no comment. Accompagnato dalla conferma della convinzione di poter dimostrare di non aver commesso alcun reato.

Due settimane dopo il nuovo interrogatorio, un altro momento delicato. I difensori Carlo Federico Grosso e Giuseppe Macciotta annunciano di aver rinunciato al mandato. Una scelta che ha all’origine, spiegano i legali, “le scelte mediatiche dell’onorevole”: Pochi giorni prima la Barracciu aveva partecipato a una puntata di Matrix e, rompendo la linea del riserbo suggerita dai due penalisti, si era di nuovo difesa pubblicamente sostenendo di non far parte del “calderone delle spese pazze”.

Sono stati mesi di particolare tensione. A volte la Barracciu ha annunciando querele alle indiscrezioni che filtravano dagli uffici giudiziari. In particolare quando è emerso che tra le spese contestate c’era anche un assegno di 3.600 euro per il pagamento di spese d’affitto di una società – “Evolvere” – della quale fino al 2004 aveva fatto parte e che risultava collegata al suo compagno.

Ma la tensione è stata soprattutto di carattere politico. A farla riesplodere, le dimissioni del ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi per la vicenda del Rolex da diecimila euro regalato al figlio da un imprenditore poi rimasto coinvolto nell’inchiesta. Le opposizioni in particolare contestano il fatto che Lupi, benché non indagato, avesse lasciato la carica mentre, contemporaneamente, al governo ci fossero quattro sottosegretari, tra i quali la Barracciu, indagati o rinviati a giudizio. Il Movimento 5 Stelle presenta una mozione di sfiducia. Il deputato grillino Alessandro Di Battista ironizza sulla sua tesi difensiva affermando che con tutta quella benzina “sarebbe potuta arrivare sulla luna”.

La polemica il 24 marzo si estende alla Rete. Con una coda imbarazzante. A un twitt dell’attore Alessandro Gassman che la invitava a lasciare “la poltrona pagata da noi”, la Barracciu rispose in modo durissimo (“Chiarirò tutto a fondo. Lei intanto che impara fare attore, può evitare far pagare biglietto cinema per i suoi ‘film’? Grazie”) per poi scusarsi dopo un’autentica sollevazione del mondo del web. E siamo a oggi.

Leggi anche: Il legale Barracciu: “La decisione di stralciare la sua posizione l’ha penalizzata”

Alessandro Gassmann su twitter contro Barracciu: “Lasci la poltrona”

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