Fase 3, le nuove regole del lavoro agile. Previsti obiettivi e modalità di controllo

L’assessora regionale al Lavoro, Alessandra Zedda, prova a fare chiarezza sul futuro del lavoro nell’Isola e soprattutto sulle modalità con cui verrà svolto: “Lavoro agile non significa affatto lavorare da casa, anche se ciò è stato fatto durante l’emergenza sanitaria. È bene ricordarlo per non regredire alla superata modalità del telelavoro”. Dunque, il concetto di ‘smart working’, modalità emersa durante l’emergenza coronavirus, non deve essere confuso con ‘home working’ perché il primo si tratta di “uno strumento manageriale innovativo che implica il passaggio da una valutazione del lavoro, basata sul tempo e sulla presenza a un raggiungimento effettivo dei risultati ottenuti dalla prestazione lavorativa”.

Presupposti che implicano di circostanziare il lavoro agile che “va contestualizzato e affidato a obiettivi assegnati correttamente e il cui raggiungimento deve essere controllato attraverso un protocollo rigoroso”. Durante il lockdown è stata considerevolmente estesa la platea dei lavoratori che possono lavorare in modalità agile, originariamente limitata agli invalidi o immunodepressi, che oggi include anche i genitori di figli minori di 14 anni. Occorre pertanto, oltre ai regolamenti e agli accordi individuali, predisporre un’adeguata politica sull’uso degli strumenti informatici e sulle modalità di controllo a distanza nel rispetto delle previsioni dell’articolo 4 dello Statuto dei lavoratori.

“Se da una parte i dipendenti hanno apprezzato la migliore gestione del tempo conciliando attività lavorative e famiglia, dall’altra hanno rivalutato l’importanza della socialità sul luogo di lavoro e il confronto con i colleghi”, aggiunge l’assessora Zedda, la quale crede fermamente che “lo ‘smart working’, reso obbligatorio per motivi di sanità pubblica, vada invece costruito sulla volontarietà, in relazione alle diverse esigenze aziendali o di reparto e soprattutto che sia svolto con la tecnologia adatta.

Anche nella pubblica amministrazione è necessaria la presenza di impiegati per rispondere alle esigenze dei cittadini, in modo particolare di quelli che hanno difficoltà a reperire un computer o ad applicare l’uso dello stesso. Insomma, nessuna rivoluzione ancora in atto – conclude l’esponente della Giunta Solinas – Siamo ben lontani da quella che oggi possa essere definita la modalità esclusiva e prioritaria di lavoro e di cui, non generando vantaggi strutturali a 360 gradi, l’eventuale proroga di attuazione sino al 31 dicembre 2020 non è un obiettivo al quale auspichiamo”.

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