La fase 2, Boccia alle Regioni leghiste: “Se aprite prima, assumetevi i rischi”

Il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, striglia di nuovo quei governatori che, come Christian Solinas (e altri leghisti), puntano a ripartenze anticipate rispetto al dettato dell’ultimo decreto Conte. Ovvero al Dpcm del 26 aprile che ha fissato per il 4 maggio l’inizio della Fase 2, con riaperture scaglionate sino al primo giugno. Boccia ha scelto il programma tv L’aria che tira, su La7 per lanciare un nuovo monito. L’esponente dell’Esecutivo nazionale ha chiarito due aspetti. Da un lato ha confermato che “dal 18 maggio, in base all’andamento dei contagi, sarà lo stesso Governo a differenziare, come promesso, le misure tra Regioni”; dall’altro il ministro ha spiegato che “solo per quella data saranno pronte le linee guida dell’Inail, con la quali potranno lavorare in sicurezza tutti coloro che operano a stretto contatto con altre persone, come parrucchieri ed estetiste”.

Solinas, nell’Isola, con l’ordinanza numero 20 sta invece equiparando i centri estetici e i saloni per capelli a tutti gli altri mestieri legati ai servizi alla persona, come negozi di abbigliamento e scarpe. E infatti stando al provvedimento del governatore sardo anche queste attività ripartono l’11 maggio anziché il 18 maggio o il primo giugno, come stabilisce invece il Dpcm. Boccia ha detto oggi: “Le Regioni che vogliono anticipare il calendario nazionale, si assumeranno la responsabilità delle ripartenze anticipate”. Compresa quella penale.

Il tema della responsabilità sollevato da Boccia sembra cucito addotto al caso sardo, dove i sindaci sono sul piede di guerra perché Solinas, con l’ordinanza 20, ha scaricato sui sindaci la decisione di aprire o meno. Quindi le eventuali denunce che potranno derivare da una nuova impennata dei contagi. Per questo i primi cittadini, per il tramite dell’Anci, l’associazione dei Comuni che li rappresenta, hanno deciso di aprire il confronto coi prefetti e capire da loro se sia meglio seguire Solinas o le disposizioni di Conte, come nei giorni scorsi ha fatto sapere il presidente Emiliano Deiana.

Al momento le decisioni delle fasce tricolori non si muovono in una sola direzione: a Sassari il sindaco Nanni Campus non ha seguito Solinas e sino al 17 maggio, quando termina la validità dell’ordinanza firmata lunedì 4, i parrucchieri e le estetiste restano chiusi. Per contro il primo cittadino di Macomer, Antonio Succu, ha dato l’ok, imponendo ai clienti una autocertificazione sul proprio stato di salute (leggi qui). Peccato che non abbia valore, visto che sulla materia sanitaria la valutazione sulle condizioni fisiche di una persona spetta solo ai medici.

Solinas anche lunedì, ai microfoni di Sky Tg24, ha detto che non stava affatto “scaricando alcuna responsabilità sui sindaci, i quali decideranno sulla base dell’indici di contagio (Rt) che fornirà la Regione. Questa soluzione – ha detto il governatore – è stata pensata per non penalizzare quei centri dove i casi di positività sono pochi“. Ma l’Anci ha deciso di continuare per la propria strada e attende il parere dei prefetti. Del resto la decisione di Solinas di anticipare la ripartenza in Sardegna si fonda su ragioni politiche: il governatore sardo sta seguendo l’ordine che Matteo Salvini, in calo nei consensi, ha dato alle Giunta leghiste. Obiettivo: fare la guerra a Conte. Non altro.

Proprio in virtù di questa contrapposizione, Boccia ha fatto notare che sono ancora tante le regioni indietro sull’invio delle domande all’Inps per la cassaintegrazione in deroga. “Dovrebbero accelerare”, ha sottolineato il ministro. Tra le Giunte ritardatarie  c’è anche la Sardegna. In buona sostanza, sostiene il ministro, è troppo facile puntare su ripartenze anticipate, pensate in chiave elettorale, quando i lavoratori fermati dall’emergenza non si garantisce la possibilità di avere gli ammortizzatori sociali. (al. car.)

LEGGI ANCHE: Covid-19, il ministro Boccia a Solinas: “Riveda l’ordinanza o non sarà valida”

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