Elezioni, Delrio: “Noi unica alternativa”. Martina: “Le coalizioni non bastano”

“Anche il voto in Sardegna, come in Abruzzo, dimostra che l’unica alternativa alla destra siamo noi. A Massimo Zedda e ai candidati della nostra coalizione va la gratitudine per la battaglia generosa combattuta, tra l’altro, contro ministri che dimentichi della propria responsabilità istituzionale hanno trascorso settimane in campagna elettorale. È evidente il messaggio per il Pd e il centrosinistra: serve l’unità delle forze, dei movimenti presenti sul territorio, delle esperienze civiche che con noi vogliono sconfiggere il disegno doppiamente allarmante del governo e della maggioranza di Lega e M5s. Il disegno di impoverire il Paese, di trascinarlo di nuovo nel tunnel della crisi economica che distrugge il reddito dei lavoratori, dei pensionati e l’ azione delle imprese e, insieme, di colpire i diritti delle persone, soprattutto dei più deboli, seminando rancore e odio. Queste elezioni ci indicano la strada per ripartire, all’insegna dell’unità e di un chiaro progetto riformista che deve avere al suo centro il lavoro e la tutela delle persone più in difficoltà”. Lo ha dichiarato il capogruppo Dem alla Camera, Graziano Delrio.

Parla di “possibile coalizione da creare attorno al Pd” l’ex premier Paolo Gentiloni, commentando i risultati elettorali in Sardegna. “Noi abbiamo sempre avuto ottimi amministratori e ottimi sindaci. L’esperienza dell’Abruzzo come quella della Sardegna, dà esattamente questo messaggio: intorno al Pd è possibile avere una coalizione che certo ha ancora molta strada da fare. Una coalizione che può essere competitiva l’Italia ne ha bisogno perché non possiamo andare avanti con questo Governo e con questa situazione economica internazionale che stiamo vivendo”.  L’ex premier analizza l’insuccesso dei Cinquestelle.

“Il M5s ha perso tre elettori su quattro rispetto a un anno fa – ha evidenziato -.  Mi auguro che molti dei delusi dai Cinquestelle capiscano che c’è un’alternativa a Salvini, c’è un’alternativa al nazionalismo e questa alternativa è il centrosinistra.”Noi dobbiamo lavorare sui nostri programmi, sul lavoro, l’ambiente, la fine dell’isolamento internazionale dell’Italia, seguendo questa strada riusciremo a dare risposta agli elettori delusi dai cinque stelle”.

Secondo il candidato alla segreteria del Partito democratico, Maurizio Martina, “questi dati sono punti di partenza, non di arrivo – ha sottolineato -. Ora in molti si prenderanno meriti sui risultati in Abruzzo e Sardegna per l’avanzamento che abbiamo avuto come coalizione rispetto alle politiche. Io a quelle coalizioni ho lavorato con Zedda e Legnini in questi mesi da segretario e so l’importante avanzamento che abbiamo avuto ma bisogna fare ancora di più. Il centrosinistra deve ripensarsi profondamente. E se non c’è il rilancio della vocazione riformista, aperta e inclusiva del Pd, nessuna nostra tradizionale coalizione può bastare contro questa destra”.

Diversa la posizione di del deputato LeU, Stefano Fassina. “Anche la Sardegna conferma che, per competere con la destra, il centro-sinistra liberal-europeista è largamente insufficiente. Alla luce dei risultati ancora parziali delle elezioni in Sardegna, come già attestato dall’Abruzzo – spiega – il vero avversario è la destra unita intorno alla Lega Nord. Anche un candidato solido e unitario come Massimo Zedda ha raccolto un consenso importante, in un contesto difficile per le dinamiche nazionali e a causa dell’eredità del governo regionale uscente. Ma la distanza tra le coalizioni è impressionante: a quasi metà spoglio, supera i 20 punti percentuali. In sintesi, i dati, seppur preliminari, evidenziano che i delusi dal M5s non vanno a votare oppure si rivolgono, quando si recano alle urne, in misura prevalente verso la destra. Per provare a intercettarli, è necessaria un’offerta politica radicalmente discontinua con l’europeismo liberista dell’ultimo trentennio, in grado di raccogliere la domanda di dignità del lavoro, di protezione sociale e identitaria, di giustizia ambientale e declinarla in termini keynesiani, in un quadro di rivitalizzazione della sovranità costituzionale e dello Stato nazionale”.

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