Doppio incarico di Solinas, è un caso. Ma su dimissioni a Roma frena la Lega

Il presidente della Regione, Christian Solinas, è ancora senatore. Sono passati centosei giorni dalle elezioni e il governatore è ancora un inquilino di Palazzo Madama dove è stato eletto nella lista della Lega. I due ruoli sono incompatibili, come prevede la Costituzione e come fa notare oggi la ‘Fondazione Openpolis’ in un rapporto. A Solinas, però, la legge non impone alcun termine entro quale rinunciare al suo ruolo da parlamentare. Se un senatore non lascia di sua spontanea volontà il seggio a Palazzo Madama, sarà la Giunta delle elezioni e delle incompatibilità del Senato, dietro sollecitazione, ad obbligarlo entro trenta giorni. Decorso questo termine senza presentazione formale delle dimissioni, il parlamentare in questione decade dalla carica.

Nel caso del governatore, l’organismo parlamentare non si è ancora attivato. Nella ricostruzione diffusa dall’Ansa e confermata a Sardinia Post, Solinas ha già comunicato le proprie dimissioni agli uffici di Palazzo Madama. Serve, però, una dichiarazione formale in Aula, che il presidente non ha ancora fatto su richiesta della Lega, partito con cui è stato eletto. Il Carroccio ha chiesto di frenare: l’attesa è legata soprattutto all’esito dei quattordici ricorsi presentati all’indomani delle elezioni regionali in Sardegna. In particolare di quelli che, se accettati dal Tar Sardegna – mercoledì 12 giugno la prima udienza – avrebbero l’effetto sorprendente di far perdere il posto nell’assemblea isolana a tutti gli otto eletti del secondo partito più votato, cioè il Carroccio. In questo caso la volontà popolare non sarebbe più rappresentata e per questo, secondo alcuni, il ritorno a elezioni sarebbe inevitabile.

E sulla situazione del governatore sono intervenuti i consiglieri regionali del centrosinistra che hanno presentato un’interrogazione perché “appare evidente la palese violazione della Costituzione e dello Statuto speciale della Sardegna”. Gli esponenti del Pd, Leu Sardignia e Progressisti chiedono al presidente della Regione di “riferire al Consiglio regionale in merito alle vicende e sugli atti che intende compiere con immediatezza, per eliminare ogni dubbio circa il pieno rispetto delle norme costituzionali e statutarie”.

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