Dopo le Primarias c’è un passo indietro. Matteo Murgia: “Noi non ci saremo”

Prima ha lanciato una raccolta fondi per candidarsi alla presidenza della Regione, poi Matteo Murgia ha deciso di partecipare alle Primarias del Partito dei sardi e ora arriva la scelta di chiamarsi fuori dalla tornata elettorale. “Il gruppo di persone che negli ultimi mesi si è riunito per portare avanti il progetto di ‘Matteo Murgia per la Sardegna’, dopo la partecipazione alle Primarias del Partito dei Sardi, ha deciso all’unanimità di non partecipare con nessun candidato alle prossime elezioni regionali che si svolgeranno il 24 febbraio del 2019 – annuncia l’ingegnere-operatore culturale che ha cercato di riunire diverse anime dell’indipendentismo -. Abbiamo detto fin dall’inizio che consideravamo le elezioni uno ‘strumento’ del fare politica e non il ‘fine’ della politica”.

Murgia spiega il motivo della scelta presa dalla sua squadra. “La nostra rinuncia alla candidatura è la conseguenza del fatto che, in questo momento e nel quadro formatosi per questa consultazione, la nostra partecipazione non è utile al percorso che abbiamo deciso di intraprendere in questi mesi – precisa -. Ciò non significa il nostro ritorno al ‘privato’, la nostra militanza attiva riprenderà il giorno dopo le elezioni in quegli ambiti in cui siamo sempre stati: dentro i movimenti sociali e nelle amministrazioni locali, in quei territori che hanno sempre più bisogno dell’impegno dei cittadini per fronteggiare la crisi economica e sociale in cui sono precipitati negli ultimi anni”.

Dopo il tentativo solitario, Murgia aveva deciso di partecipare alle Primarias di Paolo Maninchedda che si sono concluse con l’ovvio trionfo del leader del Partito dei sardi con oltre 15mila preferenze. Ora Maninchedda è candidato alla presidenza della Regione e ha presentato la sua lista. In quella sfida a cinque Matteo Murgia era comunque arrivato secondo con 1.024 preferenze, davanti all’imprenditore ed ex consigliere regionale Antonio Sardu. “Negli ultimi mesi abbiamo discusso della nostra terra, dei suoi problemi e delle soluzioni che andrebbero adottate per cambiare la Sardegna, proponendo il nostro programma agli elettori che hanno partecipato alle Primarias e raccogliendo il consenso di oltre mille persone – spiega Murgia -. Ma quelle mille persone non sono il nostro ‘tesoretto’ di voti da prendere e spostare da una parte all’altra a seconda delle nostre convenienze personali. Chi ragiona con i personalismi e i pacchetti di voti sono proprio quelli che ci tengono lontani da questa sfida elettorale”.

“In questi mesi l’unico rammarico è stato che la proposta lanciata a settembre scorso con l’autocandidatura di Matteo Murgia alla presidenza della Regione Sardegna, sia stata vista da molti come l’ennesimo progetto personale e non come un tentativo di unità delle diverse anime dell’indipendentismo e del progressismo sardo dietro un progetto che nasceva dal basso e non dalle segreterie dei diversi partiti – aggiunge -. Non siamo riusciti a raggiungere questo obiettivo ambizioso e ciò è senz’altro dovuto in buona parte alla nostra incapacità di comunicare e aggregare queste forze politiche attorno alla nostra proposta. Crediamo che questa rinuncia sia, a diversi mesi di distanza, la prova che nel nostro progetto non vi fosse nulla di personale”.

Nell’annunciare la scelta di non presentare candidati, si pone il problema dei fondi versati da chi ha creduto in questo progetto e Matteo Murgia prova a guardare avanti. “Quanto raccolto con la campagna di crowdfounding verrà restituito a quei donatori che ci chiederanno di restituire la loro offerta. Chi invece continuerà a credere nel progetto potrà fare affidamento sul fatto che le loro donazioni verranno utilizzate dal nostro gruppo per le attività che porteremo avanti i prossimi mesi in giro per la Sardegna”.

M.Z.

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