Di Maio nell’Isola incontra i pastori: “Restituiremo dignità al vostro lavoro”

“Noi non stiamo solo rischiando di perdere posti di lavoro o un comparto economico. Noi stiamo rischiando di perdere la nostra identità per effetto della mancata tutela di interi settori”. Così il ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, incontrando un gruppo di agricoltori e allevatori sardi nell’Oristanese, a Gonnostramatza, terza tappa del suo tour in Sardegna dopo il fuori programma di Sassari. Un colloquio nel quale Di Maio ha strappato più di un applauso prima di un pranzo in agriturismo con prodotti tipici.

Rispondendo ai produttori che hanno chiesto “leggi certe” per il settore lattiero caseario e poter coprire per intero i costi di produzione si è impegnato per “portare a casa una legge che ridia dignità al vostro lavoro, stabilendo dei prezzi minimi che ci consentono di tenere sul mercato le eccellenze dei nostri prodotti”. Il titolare del Mise, infine, si è detto preoccupato per “l’appiattimento dell’idea che qualsiasi tipo di prodotto della nostra eccellenza valga come un’altro”. “Non abbiamo nessuna paura di dire che quando nel mercato qualcosa non va e quindi si rischia la chiusura di alcuni settori produttivi, allora è il momento di fare intervenire lo Stato”, ha detto ancora Di Maio. “Deve finire questa storia di aver paura che lo Stato non debba intervenire nelle questioni di mercato”.

“In questi anni in Europa hanno fatto le leggi, le direttive e i regolamenti semplicemente su modelli di altri Paesi, per i loro pastori e agricoltori. Poi c’eravamo noi che come nazione non ci siamo mai fatti rispettare”, ha detto il vicepremier parlando di Unione Europea. “Riflettevo l’altro giorno che a Strasburgo c’è una sede del Parlamento Europeo, a Bruxelles c’è un’altra sede del Parlamento, in Lussemburgo ci sono altre sedi della Commissione e del Parlamento e a Francoforte c’è la Bce e noi che siamo un Paese fondatore dell’Unione Europea non abbiamo niente”, ha aggiunto. “Non è che avere le sedi sul territorio cambia la vita dell’Italia però è il segnale di quello che in questi anni non siamo stati in grado di ottenere, nonostante il contributo italiano al bilancio europeo per più di quello che rientra”. “La fama che si era fatta l’Italia nei tavoli delle istituzioni europee, ma anche in quelli internazionali, è che alla fine il nostro Paese lo convinci con qualche briciola che lasci sul tavolo mentre gli altri hanno già mangiato. Una cosa doveva fare l’Ue: uniformare il livello di tassazione di costo del lavoro – ha aggiunto – e invece si sono creati i paradisi fiscali o si è creato il cosiddetto dumping salariale, per cui un dipendente costa la metà in un Paese piuttosto che in un altro, e si sono fatti una serie di trattati che hanno contribuito a massacrare alcuni comparti che dovevano servire all’Italia e che invece servono agli altri Paesi”.

 

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