“‘Detto fatto’ è propaganda, cancellatelo dal sito della Regione”

L’AgCom ha ordinato alla Regione la rimozione del libello propagandistico ‘Detto fatto’: “Mera propaganda elettorale”. Per il momento, rischio-sanzione scongiurato.

Per il momento la sanzione non c’è, ma l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni notificherà nelle prossime ore alla Regione l’ordine di rimuovere immediatamente il libello ‘Detto fatto’ dal sito istituazionale. In un primo momento, secondo quanto riferito dal segretario regionale del Pd Silvio Lai, poi ripreso dall’Ansa, sembrava che l’Agcom avesse comminato una multa alla Regione. Ma questo è solo un passaggio successivo. Al momento c’è solo un ordine di rimozione della pubblicazione firmata dal presidente della Regione. Lo stesso Silvio Lai ha poi precisato: “Sull’intervento dell’Agicom, impropriamente ho parlato di sanzione pecuniaria, che non c’è. Resta l’obbligo di rimozione immediata del dettofalso di Cappellacci dal sito istituzionale. La violazione della par condicio c’è, come anche quella del buongusto e del buon senso”.

Spiegano da Roma i responsabili dell’ufficio stampa dell’AgCom: “Per prima cosa, nelle prossime ore sarà inviata in Regione una comunicazione ufficiale in cui si impone la rimozione dal sito istituzionale della pubblicazione in questione. In particolare, l’Autorità ha riscontrato la violazione dell’articolo 9 della legge 28 del 2000 (la cosiddetta legge sulla par condicio, ndr). Se la Regione non dovesse adempiere a quanto disposto dall’AgCom, è prevista l’applicazione di una sanzione pecuniaria”. 

Insomma, per il momento l’esborso da parte delle casse pubbliche è scongiurato, sempre che l’amministrazione regionale rimuova il libello contestato. Rimane un fatto certo: l’Autorità per le garanzie nelle comunicazione ha ritenuto, in sostanza, che le 36 pagine dalla grafica accattivante volute e sottoscritte da Cappellacci, tutto fossero tranne comunicazione istituzionale. Al contrario, viste le contestazioni mosse, ‘Detto fatto’ altro non è  – come si sospettava vagamente fin dall’inizio (leggi) – che un classico esempio di propaganda elettorale, veicolata attraverso il portale istituazionale di una pubblica amministrazione. E a ridosso delle elezioni.

Recita infatti la norma che “dalla data di convocazione dei comizi elettorali e fino alla chiusura delle operazioni di voto, è fatto divieto a tutte le amministrazioni pubbliche di svolgere attività di comunicazione ad eccezione di quelle effettuate in forma impersonale ed indispensabili per l’efficace assolvimento delle proprie funzioni”. E non pare proprio il caso di ‘Detto fatto’.

Tra i temi trattati c’è ad esempio la Flotta sarda, dipinta come soluzione coraggiosa contro i ‘Signori del mare’ e fresca di bocciatura da parte dell’Unione europea (leggi), che ha imposto a Saremar la restituzione di contributi regionali per 10,8 milioni di euro. Ma compare pure la riduzione dell’Irap per le imprese sarde, provvedimento approvato dal consiglio regionale e proposto da due consiglieri del Pd, Gian Valerio Sanna e Franco Sabatini. 

Commentando il libello, l’ex consigliere regionale e ora senatore Luciano Uras contestava a Cappellacci il fatto di aver usato “risorse della Regione per fini propagandistici, mentre Gian Valerio Sanna ammoniva: “La gente dovrebbe valutare la moralità di un presidente che di fronte al dramma della Sardegna, non trova limite morale all’esercizio della propaganda. Si chiama anche pubblicità ingannevole”.

Sulla polemica è intervenuto anche il capogruppo di Forza Italia in consiglio regionale Pietro Pittalis. “A parte un’evidente confusione, il segretario del Partito Democratico continua ad essere il principe della doppia morale. Forse dimentica che il suo presidente Soru fece un opuscolo da diffondere a 50 mila famiglie sarde e non solo sul web. Allora forse Lai riteneva che fosse una straordinaria operazione di trasparenza, ma quando viene fatta da un altra parte politica diventa una porcheria. É evidente – argomenta Pittalis – che il segretario del Pd teme che i sardi possano avere la possibilità di compiere approfondimenti sul lavoro della Giunta. Visto che Lai é così informato perché tace sulla segnalazione del Corecom secondo il quale lo ‘spot’ sul sito dell’Università di Cagliari al candidato del centrosinistra viola le norme contenute nell’articolo 9 della legge 28 del 22 Febbraio 2000?”.

P. S.

 

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