Col passare delle ore si fa sempre più affollato il campo dei possibili delegati sardi che a partire dal 24 gennaio devono votare a Roma il nuovo capo dello Stato. Dopo l’autocandidatura dell’onorevole Antonello Peru, ecco la fuga in avanti del Pd e il nodo sindaci.
Ma andiamo con ordine. A fare da cornice alla scelta dei delegati è l’articolo 83 della Costituzione che ai Consigli regionali impone l’obbligo di indicare nella terna anche un rappresentante delle minoranze. Da qui la prassi di mandare a Roma il presidente della Regione, il capo dell’Assemblea e il capogruppo del partito più grande dell’opposizione. Vorrebbe dire Christian Solinas, Michele Pais e Gianfranco Ganau.
Così se la Sardegna fosse una regione governata bene e con il Pd a fare ogni giorno le pulci al centrodestra. Ma nella nostra Isola, Solinas e alleati non solo hanno paralizzato la macchina amministrativa e distrutto quel poco di sanità rimasta, ma i dem hanno pressoché scelto la linea del silenzio rispetto all’azione del centrodestra. E questo ha fatto scoppiare liti su più fronti. Tanto che la seduta di mercoledì 12 gennaio, fissata alle 11 con l’obiettivo di votare i tre grandi elettori sardi, potrebbe non essere quella definitiva.
Il primo che teme di fare una figuraccia è proprio Solinas. Anche perché il presidente nazionale dell’Anci, Antonio Decaro, ha invitato le Regioni a mandare a Roma un sindaco o una sindaca. Nel Consiglio sardo le fasce tricolori sono sei, a cominciare da Francesco Mura, l’Fdi di lungo corso nei Comuni che è primo cittadino a Nughedu Santa Vittoria. Ecco poi Eugenio Lai, il Leu di Escolca, anche lui un navigato degli enti locali insieme al progressista Diego Loi, riconfermato a Santu Lussurgiu, mentre l’Fdi Fausto Piga ha incassato il secondo mandato a Barrali. Prima vittoria in Municipio, invece, per Maria Laura Orrù, la consigliera progressista eletta a Elmas, e per Annalisa Mele, la medica leghista scelta a Bonarcado.
Le posizioni dei sei sindaci dell’Aula non sono tutte uguali. Nella maggioranza, Mura è sulla carta il solo che può impensierire Solinas, specie se decidesse di fare l’accordo con la Lega e trovare qualche voto nel centrosinistra. Il ‘piano Peru’, al contrario, è pensato per tenere in campo il governatore ed estromettere dalla partita il presidente Pais.
Quanto al Pd, il nome di Ganau è l’indicazione ufficiale dei dem. Ma nella minoranza in Consiglio regionale il Partito democratico non ha la maggioranza dei voti. I sette scranni dei Progressisti e i quattro degli M5s fanno undici e superano gli otto del Pd, a cui potrebbe ulteriormente mancare le due caselle dei Leu. Ciò vuol dire che pure Ganau non è al sicuro come delegato.
Si aggiunga che sull’onda della proposta fatta da Decaro, ieri ha scritto un post su Facebook il presidente regionale di Anci, Emiliano Deiana, che si è tirato fuori dalla partita (“Non svolgo più la funzione di sindaco”), ma invita gli onorevoli a scegliere uno dei “377 sindaci sardi” che in questi giorni “hanno organizzato da soli, con poco o scarso supporto, una campagna di screening che altri organismi regionali hanno impiegato tre mesi a realizzare”.
Domani, vigila della seduta in Consiglio regionale, si riuniscono prima i partiti dell’opposizione, poi è programmata la conferenza di tutti i capigruppo. Una delle ipotesi in campo è che il Pd abbia già stretto l’accordo con Peru per fare fuori Pais e tenere Solinas e Ganau nella terna. Ma non è detto che su Peru converga l’intera sottocoalizione dell’Aula: Peru è infatti la costola ‘Cambiamo’ dell’Udc che marcia insieme a Riformatori e Forza Italia.
Peru è un ex berlusconiano e come tale potrebbe non godere più dell’appoggio dei quattro azzurri del Consiglio, ovvero Alessandra Zedda, Angelo Cocciu, Emanuele Cera e Giuseppe Talanas. I Riformatori, a loro volta, potrebbero fare lo sgambetto a Solinas, se si guarda alle nomine della sanità: su decisione del governatore, i liberal democratici hanno perso la guida del Brotzu, tolta di mano a Paolo Cannas. E questo ‘sgarbo’ non può non pesare nelle prossime scelte politiche. Quindi non è scontato il voto che esprimeranno in Consiglio regionale Sara Canu, Michele Cossa e Aldo Salaris.
Si aggiunga che dall’inizio della legislatura sono cambiati gli equilibri a Palazzo: la maggioranza è passata da 36 a 39 perché all’opposizione hanno detto addio tre onorevoli: Carla Cuccu, ex M5s entrata nel gruppo Misto; Elena Fancello, altra ex grillina approdata nel Psd’Az, Franco Stara che ha lasciato i Progressisti per l’Udc.
Nella scelta dei tre delegati a Roma ciascun consigliere esprime due preferenze con voto segreto e un’ulteriore doppia opzione: fare la solita ‘porcata’ politica che non h a nulla di idealità oppure dimostrare maturità nelle scelte con nomi di alto profilo.
Alessandra Carta