Covid, cure a casa illegali: sì di Nieddu. Il Pd gli fa le pulci. Lui: ‘Solo un avviso’

Il bubbone sulle cure domiciliari anti-Covid non autorizzate è finalmente scoppiato. Ci ha pensato il Pd, attraverso la consigliera regionale Rossella Pinna, a far parlare l’assessore alla Sanità, Mario Nieddu, che oltre un mese fa ha abbracciato un protocollo sanitario nato su Facebook e presieduto e fondato da un avvocato, Erich Grimaldi, giusto per capire quale livello di scientificità possano avere delle cure sostenute da un esperto di diritto. Oggi in Aula il caso è diventato dibattito grazie l’interrogazione presentata dalla Pinna e alla quale Nieddu ha dovuto rispondere. L’assessore si è sostanzialmente rimangiato tutto quello che aveva fatto, derubricando la mail spedita a medici di base e pediatri di libera scelta a semplice “comunicazione informativa”.

La vicenda sulle cure domiciliari campate per aria e che Nieddu ha ritenuto interessanti, prende avvio oltre un mese fa con un convegno in videoconferenza. Su invito dell’assessorato alla Sanità a fare presenza, si collegano online pure alcuni medici ospedalieri di spessore, che hanno poi preso le distanze dal Comitato di Grimaldi per infondatezza scientifica appunto. Sembrava finire lì. Se non fosse che a un certo punto sulla casella di posta elettronica di medici di famiglia e pediatra arriva la mail a firma di Antonio Maria Soro, il responsabile di Cor.Sa, la centrale operativa sarda per il coordinamento delle attività sanitarie nata a fine 2020 con funzioni di coordinamento sul Piano Covid-19 sulla gestione della pandemia.

Appena hanno visto quell’invito, medici di base e pediatri sono rimasti inorriditi, hanno preso carta e penna e scritto ai rispettivi sindacati, vista l’oscenità della proposta. Nella mail, come si vede nella foto, non si parla di “comunicazione informativa”, a differenza di quanto detto oggi in Aula da Nieddu. Soro, d’accordo con l’assessore, visto che il Cor.Sa è un braccio operativo degli uffici di Nieddu, ha scritto testualmente: “Su indicazione della Direzione generale dell’assessorato alla Sanità, si trasmettono in allegato i protocolli di terapia domiciliare Covid, affinché le Signorie Loro (cioè medici di base e pediatri) possano attivarli“. E ancora: “Sicuri della vostra collaborazione, si porgono distinti saluti”. Data di invio: 18 agosto 2021.

Il comitato dell’avvocato Grimaldi si chiama “Comitato cura domiciliare Covid” (qui una sintesi sulla proposta operativa) e a Nieddu dev’essere piaciuto moltissimo, sebbene il protocollo sanitario non abbia mai ottenuto alcuna autorizzazione da parte di chicchessia. Tantomeno è mai stato inviato al ministero della Salute né è finito sul tavolo dell’Istituto superiore di sanità. Ma l’assessore leghista della Sardegna ha deciso che andasse benissimo. Che fosse perfetto per curare il Covid in casa, suggerendone l’attivazione a medici di base e pediatri.

Appena la Pinna ha avuto contezza del fatto, considerato “una incresciosa vicenda, tanto assurda e fuori dalle regole, quanto pericolosa per i pazienti grave”, ha firmato l’interrogazione consiliare nella quale ha richiamato “il dovere delle istituzioni ad avere come bussola la comunità scientifica“, non uno sparuto gruppo di persone che si unicono sui social, sebbene tra loro ci siano medici. Anche perché gli scienziati sono un’altra cosa.  La Pinna ha infatti parlato di “approssimazione anziché seria programmazione sanitaria”, riferendosi all’azione di Nieddu.

Oggi in Consiglio regionale è andato in scena l’ultimo atto della vicenda. Nieddu ha letto una nota spiegando l’intento era quello “di rendere edotti medici di base e pediatri di libera scelta del predetto protocollo, anche alla luce del fatto che Aifa (Agenzia italiana del farmaco) non aggiornava le proprie indicazioni terapeutiche da aprile, peraltro di buone pratiche e non linee guida. Come noto gli atti della Regione Sardegna – ha proseguito Nieddu – devono essere adottati con forme previste, quindi è palese che l’invio deol protocollo non avrebbe potuto rappresentare un atto vincolante neppure per l’ultimo degli assunti”. E ancora: “A scanso di equivoci, per evitare qualunque tipo di polemica, (ma c’erano già state, con durissime prese di posizione da parte dei sindacati della categoria), in data 20 agosto 2021 la Regione, sempre per il tramite della Centrale operativa Cor.Sa, ha precisato che l’invio della relazione contenente i protocolli adottati in varie regioni italiane è avvenuta per puro scopo divulgativo e che ciascun medico, valutata la condizione del paziente, avrebbe potuto decidere quale profilo terapeutico adottare e quali farmaci prescrivere in scienza e coscienza”. Peccato, ripetiamo, che nella mail ci fosse un esplicito invito ad attivare le indicazioni del gruppo Facebook di Grimaldi.

La Pinna, contattata al telefono da Sardinia Post, fa notare anche un seconda contraddizione dell’assessore che un attimo prima parla di “forme di legge previste” per adottare i protocolli sanitari, ovvero i passaggi al ministero della Salute, all’Aifa e all’Istituto superiore di sanità, poi un attimo dopo sostiene dice che alcune regioni hanno abbracciato le indicazioni del Comitato di Grimaldi. La Pinna, nel minuto di replica concesso in Aula al primo firmatario dell’interrogazione, aggiunge: “Oggi la pezza è stata peggio del buco. A fronte di un maldestro tentativo di ridurre il numero dei ricoveri con cure farlocche, l’assessore, per il tramite del Cor.Sa, si è reso protagonista di un pericoloso atto che scaricava sui medici la responsabilità delle cure, nel momento in cui questi avessero curato i propri pazienti attraverso un protocollo sanitario non riconosciuto”. (al. car.)

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