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Costa (Cgil): “Programma minimo, poi i sardi al voto”

L’obiettivo fino a qualche giorno fa era aprire un ‘tavolo’ col governo di Roma. Adesso non si sa se ci sarà il governo, figuriamoci il tavolo. Ma il presidente della Regione Ugo Cappellacci non pare preoccupato dello tsunami che ha sconvolto il quadro politico: attraverso un calcolo tutto suo, sostiene che il risultato delle Politiche ha confermato la maggioranza che lo sostiene. Venerdì “azzererà” la giunta, poi ci sarà il cambio di qualche assessore. Per andar avanti ancora un anno, fino alla conclusione naturale della legislatura.

Il sindacato non ci sta. E chiede un cambio netto, radicale. Un gesto di rottura: “La cosa più opportuna – dice Enzo Costa, segretario regionale della Cgil – sarebbe fare due o tre cose essenziali, come la Finanziaria e la legge elettorale, poi destinare una parte delle risorse al dramma dell’occupazione, quindi stabilire una data per andare a incontrare di nuovo gli elettori. Cioè andare a elezioni anticipate, o prima o dopo l’estate”.

Come valuta il risultato delle Politiche in relazione alla situazione della Sardegna?

“Con grande preoccupazione perché la Regione ha tante, troppe, pendenze in sospeso con lo Stato e ritrovarsi in un Paese difficilmente governabile complica tutto. Senza un governo stabile con chi si affrontano questioni quali la vertenza-entrate, l’assetto istituzionale, l’insularità, le infrastrutture? Da tempo chiediamo un tavolo per discutere questi e altri aspetti della situazione economica dell’Isola che, nel loro insieme, compongono una sorta di nuovo Piano di Rinascita. Oggi, dopo il voto nazionale, è difficile persino pensarlo”.

Tuttavia il Cappellacci afferma che la governabilità dell’Isola è garantita e che la sua maggioranza è stata riconfermata dal risultato delle Politiche.

“Mah, forse non si è accorto che tra il centrosinistra e il Movimento 5 Stelle si arriva al 60 per cento dei voti… A me pare che la coalizione del governo regionale esca se possibile ancora più frantumata. E parliamo di una giunta la cui esistenza è stata segnata da cambiamenti continui di assessori in posti strategici come la Sanità, il Lavoro e l’Industria. Con le elezioni siamo arrivati ad avere assessori candidati, e tra l’altro nemmeno eletti, il cui mandato è ora da ridiscutere e da rivedere. Tutto questo in presenza di un pesantissimo voto di protesta”.

Anche in zone tradizionalmente “vostre”. Come valuta il risultato nel Sulcis?

“Quando dico che la politica deve interrogarsi molto seriamente penso proprio a questo. L’area della Sardegna dove si sono concentrati i maggiori sforzi, della quale si è parlato di più, ha dato oltre il 30 per cento al Movimento 5 Stelle, il 29,3 al centrosinistra, il 22,7 al centrodestra. Significa che sono crollati dei potentati politici, a sinistra e a destra. Davanti a fatti del genere non si può far finta di niente”.

Eppure c’è un certo pessimismo sulla possibilità che un parlamento regionale formato da una maggioranza di consiglieri che non saranno riconfermati possa sciogliersi in anticipo. Anche per la perdita economica che lo scioglimento anticipato provocherebbe alle tasche di ciascun consigliere.

“Se chi ricopre una carica pubblica fa ragionamenti del genere, badando al proprio interesse personale, allora è proprio finita. Il voto a favore di Grillo ha proprio colpito questo. Non sono state premiate tanto le proposte, del resto non chiarissime, del Movimento 5 Stelle. E’ stato premiata con percentuali straordinarie la denuncia di una certa politica. Sono anni che qui da noi si parla di ‘sovranità’, di ‘indipendenza’, di maggiori poteri ai sardi, con l’idea che fossero quelli gli snodi attraverso cui doveva passare il rinnovamento. Ed ecco che arriva un risultato elettorale che spazza via tutto”.

Immaginiamo che il governatore faccia finta di niente. Che trovi i voti e decida di andare avanti. Cosa dovrebbe in questo caso l’opposizione?

“Il percorso dovrebbe essere quello di definire le due o tre priorità di cui parlavo, cioè realizzare un programma che in tempi che determinerebbero la fine anticipata della legislatura al massimo di sei mesi. Se il poi governatore Cappellacci dovesse continuare a proporre i suoi conti matematici, l’opposizione dovrebbe reagire anche con gesti eclatanti”.

Per esempio disertando il Consiglio?

“Ci vuole grande responsabilità. Un’ipotesi potrebbe essere quella di dimissioni in blocco. Dimissioni ‘vere’, con la certezza che nessuno subentri e sostituisca i consiglieri che se ne sono andati. Si aprirebbe un caso. Ma prima di tutto bisogna avere il coraggio di sedersi e stabilire quel programma essenziale”.

G.M.B.

 

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