Coronavirus tra alberghi e braccialetti. Ecco la nuova strategia della Regione

Mentre i medici dell’Esercito sono al lavoro a Sassari e i contagi in Sardegna continuano a salire – oggi è stata toccata la quota dei 409 infetti -, la Regione sta mettendo a punto una nuova strategia. Archiviate anche le bugie sulle mascherine (finalmente è arrivata la verità con i due milioni di pezzi ordinati perché l’Isola non era attrezzata), ecco “la soluzione degli alberghi dove le persone impossibilitate a stare nella propria casa potranno trascorrere i quattordici giorni di quarantena“. Lo ha annunciato il presidente Christian Solinas che ha parlato anche di “braccialetti attraverso i quali si possono controllare a distanza le condizioni dei pazienti”.

Dunque, nel pieno dell’emergenza, quando gli ospedali sardi sono a un passo dal diventare focolai, la Giunta ha trovato la soluzione per lasciare in isolamento medici, infermieri e operatori socio-sanitari, senza che “il virus pregiudichi le condizioni di salute dei familiari”. Per questo il personale ospedaliero contagiato ma asintomatico, o comunque in buone condizioni di salute, “potrà trascorrere negli hotel le due settimane di quarantena”.

Per che riguarda i braccialetti, è la prima volta che Solinas ne ha parlato: “Si tratta di dispositivi che permettono di controllare la saturazione di ossigeno, la temperatura corporea e i parametrici cardiaci. Da remoto, essendo dotati di una memoria digitale, i dispositivi registrano i dati che gli esperti possono monitorare a distanza. L’obiettivo è monitorare le condizioni dei pazienti per anticipare l’ospedalizzazione: solo un intervento rapido permettere di evitare il ricovero in terapia intensiva e quindi scongiurare il sovraffolamento dei reparti in cui si hanno meno posti letto”.

Proprio sul fronte dell’assistenza nei casi più gravi, Solinas, sempre nel corso della videoconferenza, ha spiegato che “la Regione ha chiesto alla Protezione civile nazionale diverso materiale, tra cui respiratori, ventilatori, reagenti e tamponi“. Il capo della Giunta sarda non ha quantificato quanta di questa attrezzatura sia nella disponibilità degli ospedali isolani: si è limiutato a dire che “non ci è arrivato nulla dei dispositivi richiesti, sebbene vadano assolutamente recuperati”.

Quanto alla curva dei contagi, al momento non è dato sapere quando il picco è atteso in Sardegna. Ma stando alle oltre 26mila autodenunce di cui Solinas ha parlato ieri, ci vorranno ancora un’altra decina di giorni perché i nuovi arrivati nell’Isola, tra sardi e persone letteralmente scappate dal nord Italia, concludano le due settimane di isolamento domiciliare. Un tempo in cui solo il rigore dello stare a casa può abbassare il rischio di nuovi contagi.

Più difficile, ma comunque da percorrere, la strada della app che sul modello cinese e coreano deve tracciare i movimenti delle persone. Tutto dipende dal fatto che l’installazione non è obbligatoria. Quindi la tracciabilità degli eventuali infetti dipende dalla volontà dei singoli, non è una misura che la Regione può imporre.

Rispondendo alle domande dei giornalisti, Solinas ha poi fatto “gli auguri a Bertolaso che stava facendo un ottimo lavoro, come la realizzazione dell’ospedale alla Fiera di Milano, ma è stato fermato dal coronavirus. A lui e a tutti gli amici lombardi auguro di completare la nuova struttura, necessaria a contrastare l’emergenza, e a riprendersi quanto prima. Domani si conosceranno invece i dati sui contagi negli ospedali, la prima grande criticità che la Sardegna è chiamata a fronteggiare. “Nel nord dell’Isola – ha anticipato l’assessore alla Sanità, Mario Nieddu – i casi di Covid-19 hanno raggiunto numeri importanti a Sassari, Alghero e Olbia. Di sicuro siamo oltre i duecento”. (al. car.)

[Foto d’archivio]

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