Consiglio regionale, cambiano le cariche interne: ecco uscenti e papabili

Ufficio di presidenza, collegio dei questori, commissioni e capigruppo: sono queste le cariche che si rinnovo nel palazzo di via Roma, come impone il regolamento.

Il Consiglio regionale cambia pelle: così impone il regolamento dell’Aula scaduti i trenta mesi dall’inizio della legislatura. Vuol dire rinnovo delle cariche interne: dall’Ufficio di presidenza passando per il collegio dei questori, le commissioni e i capigruppo. La lista dei candidati va presentata il 3 novembre, mentre il voto è atteso per l’8, quanto l’assemblea è convocata con un ordine del giorno ad hoc.

Le nomine più importanti fanno il paio con le due vicepresidenze, una per schieramento: gli uscenti sono rispettivamente Eugenio Lai (Sel) e Antonello Peru (Forza Italia). Entrambi dovrebbero saltare. Ma l’equilibrio politico sembra destinato a non variare: Lai e Peru dovrebbero essere sostituiti da due colleghi di partito. Nel centrosinistra, tuttavia, non si fanno nomi, mentre per l’opposizione sarebbe in pole Marco Tedde, diventato ormai il referente sardo di Stefano Parisi, l’ex candidato sindaco di Milano considerato il nuovo leader del centrodestra nazionale.

Viaggiano invece verso la riconferma tutti i tre questori dell’Aula: la maggioranza dovrebbe far proseguire il mandato sia a Piermario Manca (Partito dei Sardi) che ad Alessandro Unali (Sinistra sarda). E a proposito di quest’ultimo, nel palazzo di via Roma lo danno prossimo all’ingresso nel PdS: per il Partito dei Sardi sarebbe il quinto consigliere. Il PdS diventerebbe la seconda forza del centrosinistra, dopo il Pd e scalzando Sel. In quota minoranza il questore dovrebbe farlo ancora Giorgio Oppi (Udc).

L’Ufficio di presidenza si completa coi segretari: ce n’è uno per ogni gruppo consiliare. Ma attualmente a fronte dei dieci previsti solo sei sono in carica: Michele Cossa (Riformatori), Daniela Forma (Pd), Luca Pizzuto (Sel), Antonio Gaia (Upc) e Marcello Orrù (Psd’Az).

E se le vicepresidenze sono importanti come ruoli istituzionali, sul piano politico contano le commissioni, dove tutte le delibere vengono esaminate prima di arrivare in Consiglio. In via Roma se ne contano sei. La composizione è a variabile, da un minimo di nove a un massimo di quindici. E c’è un presidente in quota maggioranza e un vice scelto dall’opposizione. Al momento sono così divise: il Pd ne controlla quattro, una Sel e una il Psi.

Su questi organismi consiliari i partiti sembrano in alto mare. Specie il centrosinistra, visto che la riorganizzazione delle cariche in Consiglio non è separata dal rimpasto in Giunta, sul quale è arrivata, inattesa, l’accelerata per via della possibile nomina di Massimo Deiana a capo dell’Autorità di sistema portuale Mar di Sardegna (leggi qui). Si aggiunga che le decisioni si complicano ulteriormente nel Pd, dove gli incarichi interni all’assemblea di via Roma devono rispettare gli equilibri tra le diverse correnti del partito. Per questo se ne sta occupando un gruppo di lavoro a tre, in rappresentanza delle diverse anime: Pietro Cocco (soriani e lettiani), Gavino Manca (renziani ed ex Ds) e Roberto Deriu (aree Cabras e Fadda).

Fatto che nella prima commissione, quella alla Riforme, la soluzione più probabile è la riconferma di Francesco Agus (Sel) alla presidenza. Il vice uscente è Stefano Tunis (Forza Italia).

La seconda commissione (Lavoro e Cultura) è guidata dal renziano Gavino Manca che dovrebbe lasciare la casella, sua sponte. Per il vicepresidente azzurro, Ignazio Locci, non si esclude lo stesso incarico ma con altra delega.

Franco Sabatini (Pd) dovrebbe invece conservare la presidenza della terza commissione, al Bilancio e alla Programmazione. Idem Paolo Truzzi (Fratelli d’Italia) in quota centrodestra.

Sul Governo del territorio e Agricoltura, rispettivamente quarta e quinta commissione, i giochi sono apertissimi: sia Antonio Solinas che Luigi Lotto, entrambi del Pd, hanno l’ambizione di fare l’assessore. L’uno in quota Cabras, l’altro per i soriani. Se del caso, dovrebbero dimettersi dall’assemblea. La regola l’ha messa il governatore Francesco Pigliaru, che non vuol doppi incarichi. Ma sulla stessa regola è convenuto pure Antonello Cabras in una riunione interna alla propria corrente. Quanto ai vicepresidente gli uscenti sono Ignazio Giovanni Tatti (Udc) e Luigi Crisponi (Riformatori).

Infine la commissione Sanità, guidata dal socialista Raimondo Perra che divenne presidente in quota Sardegna Vera. Ma quel gruppo consiliare, che metteva insieme Psi, La Base, Idv e Upc, non esiste più. Quindi la riconferma di Perra non è affatto certa. L’uscente della minoranza è Marcello Orrù. E anche lui rischia di perdere il posto.

Infine i capigruppo, la cui carica è incompatibile con tutti gli altri previsti all’interno dell’Assemblea. Qualche partito ha già deciso: nel Pd il soriano Pietro Cocco dovrebbe mantenere l’incarico, idem Pietro Pittalis in Forza Italia, Gianluigi Rubiu nell’Udc e Angelo Carta nel Psd’Az. Probabile, invece, la staffetta in Sel tra Daniele Cocco ed Eugenio Lai, così come quella nei Riformatori tra Attilio Dedoni e Michele Cossa. Nel gruppo Upc-Psi, Pierfranco Zanchetta potrebbe lasciare a Raimondo Perra. Nel Pds l’ipotesi è che Roberto Desini sostituisca Gianfranco Congiu. In Soberania e Indipendentzia, ovvero i Rossomori che fanno gruppo con due consiglieri del Pd cosiddetti in prestito, Paolo Zedda potrebbe prendere il posto di Emilio Usula.

Nel gruppo misto, infine, ci sono sette consiglieri. Tre sono di maggioranza: il presidente Fabrizio Anedda (Sinistra sarda), Anna Maria Busia (Centro Democratico), Alessandro Unali (Sinistra sarda) e Gaetano Ledda (La Base). Della minoranza ecco Mariolino Floris (Uds), Giovanni Satta (Uds) e Paolo Truzzu (Fdi). La decisione sul possibile nuovo capogruppo non è presa, tuttavia lo deciderà il centrosinistra avendo un numero maggiore di rappresentanti.

I giochi andranno chiusi entro giovedì 3 novembre. E in base alle nomine si capirà come la maggioranza in Regione si sta orientando in vista del rimpasto. Ma la divisione delle nuove caselle sarà una cartina di tornasole anche sugli equilibri in Forza Italia, dove Parisi vuole costruire da zero una nuova classe dirigente.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

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