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Licenziato per “inerzia”. La giunta regionale lo nomina dirigente

Non è forse indispensabile, ma per essere nominati ai piani alti della Regione pare che il demerito, il licenziamento e anche le condanne per danno erariale costituiscano titolo assai gradito. Una voce in più nel curriculum che, magicamente, ha il potere di spalancare le porte di uffici importanti chiamati direzioni generali. Come quella dell’assessorato agli Enti locali, ora occupata da Gerolamo Solina. Lo stesso Solina condannato pochi mesi fa dal tribunale del lavoro a rifondere la Regione per quasi 50mila euro. Prima di lui, Cappellacci aveva assicurato una poltrona importante a tre condannati per danno erariale: Antonio Monni (Dg Agricoltura), Francesco Baule (Fondazione San Giovanni Battista) e Ada Lai (Capo di Gabinetto). Con Solina arriva il poker.

Ma come ci arriva il neo dg negli uffici degli Enti locali? Il merito è da ascrivere al fiuto dell’assessore Nicolò Rassu, che di fronte al presidente Cappellacci pontificava sicuro: “Solina ha una pluriennale e qualificata esperienza professionale quale dirigente della pubblica amministrazione nonché il possesso di elevate capacità organizzative e gestionali”. Le stesse capacità, probabilmente, che nel 2005 ne decretarono la cacciata dalla direzione generale dell’Ersat su proposta dell’allora assessore regionale agli Affari generali Massimo Dadea.

Solina era approdato all’Ersat il 22 ottobre del 2003 su decreto di Italo Masala, allora presidente della Regione. Pochi mesi dopo Renato Soru vince le elezioni e decide di scorporare l’Ente regionale di sviluppo e assistenza tecnica in agricoltura, varando contestualmente tre nuove agenzie (Agris, Argea, Laore) e nominando un commissario straordinario, Benedetto Meloni.

Passano pochi mesi e Meloni scrive alla giunta evidenziando “l’inerzia che caratterizza la gestione della direzione generale” nel controllo e nel coordinamento delle attività dell’ente nonché “le gravi irregolarità – riportava Meloni – riscontrate nelle procedure degli atti adottati”. Il dito è puntato contro Solina. A quel punto, il 2 febbraio 2005, la giunta Soru su proposta dell’assessore Dadea decide di dare il benservito al direttore generale e revoca l’incarico.

Peraltro, dall’aprile 2004 al febbraio 2005 Solina presiede anche il consiglio di amministrazione della Società bonifiche sarde di Arborea e in questa veste incassa complessivamente 48.366 euro. Dice la legge che quei soldi dovevano essere versati dal dirigente sui conti dell’Ersat. Che ha fatto invece Solina? Ha omesso il versamento e quei denari sono rimasti sul suo conto corrente.

Quando arriva la cacciata per mano della giunta Soru, Solina si rivolge sia al Tar , sia tribunale del Lavoro: non solo contesta la revoca dell’incarico, ma chiede alla Regione pure 265mila euro. Sostiene l’avvocato di Solina che il suo assistito è stato licenziato senza giusta causa ed è vittima dello spoil-sistem per effetto della nuova giunta, quindi ha diritto a metà degli emolumenti previsti dal contratto fino alla naturale scadenza del rapporto di lavoro.

Chiaramente i legali della Regione la pensano diversamente. E diversamente la pensa pure il giudice del tribunale del Lavoro Elisabetta Muscas, che il 24 maggio scorso (sentenza depositata tre mesi dopo) rigetta la tesi dello spoil-sistem e dice a chiarisce come mai l’assessore Dadea abbia cacciato Solina: motivi “di natura disciplinare”. Insomma, il neo nominato da Cappellacci non aveva certo dato prova di buona amministrazione. Quindi i 265mila euro rimangono nelle casse della Regione. Che si arricchiscono di ulteriori 48.366 euro, quelli che, sempre secondo il giudice, Solina ha indebitamente trattenuto in qualità di presidente della Società bonifiche sarda. Chiudono il conto i 5.704 euro relativi agli oneri processuali di un procedimento che, per Solina, si è rivelato perdente su tutti i fronti. Quindi va premiato.

Per l’assessore Rassu e Ugo Cappellacci – rinviato a giudizio per bancarotta l’aver arrecato un danno alla Regione equivale ad una medaglia al merito. E non è una novità, viste le recenti nomine volute e firmate dal presidente: si va da Antonio Monni al vertice di Laore fino a Francesco Baule alla Fondazione San Giovanni Battista di Ploaghe passando per il Capo di Gabinetto Ada Lai. Che in comune, manco a dirlo, possono vantare una condanna per danno erariale.

Tutto questo mentre nella Sanità isolana, coerentemente, capita che un medico che ha trovato un sistema per tagliare le liste d’attesa, venga sanzionato dalla dirigenza.  

Pablo Sole

sole@sardiniapost.it

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