Centrosinistra: i “piccoli” assediano la Barracciu. Ma lei tace e resiste

E’ una guerra di nervi. Lunedì, nell’incontro delle forze della coalizione del centrosinistra, si vedrà se i nervi salteranno a qualcuno. Perché la situazione è sempre più tesa e le pressioni su Francesca Barracciu perché faccia un passo indietro sono orma diventate esplicite.

Ai Rossomori –  i primi a chiedere che il risultato delle primarie del centrosinistra fosse messo in discussione in seguito agli sviluppi dell’inchiesta sui fondi ai gruppi consiliari e all’avviso di garanzia per peculato notificato alla Barracciu – si è aggiunta Sinistra, ecologia e libertà. E, all’esterno, si ritrovano sulla stessa linea forze che, come il Partito dei sardi di Paolo Maninchedda, da tempo bussano alle porte della coalizione.

La stessa Italia dei Valori, che subito dopo la primarie aveva affermato la necessità di sostenere la vincitrice, dà qualche segnale di perplessità. Il vicesegretario regionale Salvatore Lai afferma: “Il garantismo è un valore costituzionale a cui non possiamo rinunciare»,  ma la questione non può essere liquidata come la solita fisima dei giustizialisti: per dimensione va considerata nella sua estrema gravità perché può minare alla radice il già precario rapporto tra cittadini, istituzione e politica”. E ancora: “La politica sarda è chiamata a compiere scelte difficili e talvolta dolorose ma necessarie nel segno della coerenza con i principi di legalità e di giustizia e trasparenza. Perciò mi rivolgo ai militanti, agli iscritti e a tutti gli elettori perché pretendano dai partiti liste e incarichi senza conflitti di interesse e senza ombre di qualsiasi natura. Viene da dire: liste a prova di toga”.

In questa guerra di nervi, si è inserito Maninchedda il quale – per dimostrare la non insostituibilità della Barracciu – nel suo blog ha pubblicato una lista addirittura di 11 nomi che potrebbero a suo avviso validamente sostituire l’eurodeputata del Pd nella corsa al governo dell’Isola. Si tratta di docenti universitari, funzionari regionali, giornalisti. Alcuni nomi noti (l’ex segretario della Cisl Mario Medde, il giornalista Vito Biolchini, il presidente della camera di commercio Agostino Cicalò, l’economista Francesco Pigliaru, il sardista Lorenzo Palermo), altri pressoché sconosciuti. Ma, al di là della praticabilità delle indicazioni, il senso della provocazione è chiarissimo: si può trovare un altro nome.

La Barracciu tace. Dopo l’avviso di garanzia si è detta totalmente serena e ha avviato il suo giro pre-elettorale. L’ultima uscita pubblica ieri sera, all’assemblea regionale del Centro democratico. Nessun riferimento agli attacchi di Sel. Solo un appello all’unità del centrosinistra.

Di certo la candidatura di Mauro Pili e la rottura del fronte del centrodestra non aiuterà a risolvere la questione. Rischia anzi di consolidare le contrapposizioni. Le possibilità di vittoria del centrosinistra sono di molto aumentate e il potere di interdizione delle forze minori della coalizione si è affievolito. La minaccia di “andare da soli”, insomma, fa meno paura al Pd.

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