Caso Albatros, il Consorzio conferma tutto

Ieri l’avvocato dell’ex assessore regionale all’Agricoltura Andrea Prato, Bianca Maria Corso, ha chiesto a Sardinia Post di cancellare un articolo pubblicato il giorno precedente e relativo alla Campagna di sensibilizzazione sui prodotti lattiero-caseari, ideata dall’allora esponente della giunta Cappellacci, la cui realizzazione fu affidata al Consorzio di tutela del pecorino romano, al tempo presieduto da Toto Meloni. Il Consorzio incaricò poi la Albatros e associati, azienda di famiglia di Prato, di curare l’organizzazione e la comunicazione dell’evento di presentazione della Campagna. Quell’articolo, basato su documenti autentici e ufficiali, è ancora lì. Il perché lo ha  spiegato il direttore di Sp, Giovanni Maria Bellu, in una breve nota. 

Ma per essere ancora più scrupolosi e rendere il quadro generale il più completo possibile, abbiamo deciso di fare una ulteriore verifica e parlare con una fonte diretta: il Consorzio di tutela, oggi guidato da Gianni Maoddi (nella foto). Che non solo conferma la vicenda raccontata dal nostro giornale, ma aggiunge nuovi particolari.

Parla Gianni Maoddi, attuale presidente del Consorzio di tutela del pecorino romano.

“Chi ha pagato le fatture alla Albatros? Noi. Almeno, quasi tutte. Una l’abbiamo bloccata”. Di ritorno da un viaggio di lavoro negli Stati Uniti, il presidente del Consorzio Gianni Maoddi è lapidario. Anche perché lui, con la famosa Campagna, ha poco a che fare: è un’eredità del suo predecessore, Toto Meloni.

Ma non per questo Maoddi si esime dal fare chiarezza. E infatti appena sbarcato in Sardegna, ha preso carta e penna e ha inviato una nota in cui spiega come sono andate le cose. Senza smentire alcunché, anzi: aggiunge nuovi particolari. A partire dal rapporto con la Albatros e associati.

“Procedimenti ad evidenza pubblica? Non mi risultano”.

Per l’individuazione del soggetto cui affidare l’organizzazione dell’evento di presentazione della Campagna di sensibilizzazione – compreso il versante ‘comunicazione’ – nel contratto stipulato tra Albatros e Consorzio e sottoscritto dall’allora presidente Toto Meloni, si parla di una ‘esplorazione di mercato’. Espressione che poco significa, se non un semplice fatto: nessun bando, nessuna manifestazione di interesse. Ovvero un affido diretto alla società di famiglia di Andrea Prato. “Non so che tipo di ‘esplorazione’ sia stata fatta – dice Maoddi – ma non mi risulta alcun bando pubblico”.

Chi ha pagato Albatros dopo il niet della Regione?

Gianni Maoddi conferma il pagamento, da parte del Consorzio, dei 44mila euro alla società di famiglia di Andrea Prato. Si parla del compenso per i servizi svolti in merito all’evento di presentazione della Campagna di sensibilizzazione, lo stesso compenso che poi il direttore del Servizio politiche di mercato e qualità dell’assessorato regionale all’Agricoltura, Maria Cristina Paderi, ha ritenuto di non dover liquidare in quanto “non risulta inserito nelle spese ammissibili”. E così l’onere è passato Consorzio. Che quei soldi, sulla carta, non li avrebbe dovuti spendere.

Via Prato, in assessorato arrivano Contu e Cherchi. E le ‘politiche di riconoscimento delle spese’ cambiano.

Sulla carta, il Consorzio avrebbe dovuto mettere sul piatto non più di 90mila euro. E invece, alla fine, l’esborso sarà molto più consistente. Cos’è successo? Semplice: quando il progetto è stato ideato, “la Regione aveva riconosciuto alcune spese – dice oggi Maoddi – che in seguito sono state giudicate non ammissibili. Da qui il taglio nei trasferimenti regionali in relazione alle spese di carattere generale”. Giova forse ricordare chi ha ideato il progetto: l’assessore regionale all’Agricoltura era Andrea Prato e il presidente del Consorzio Toto Meloni. Evidentemente in Regione, con l’avvicendamento dei vari assessori (dopo Prato sono arrivati Mariano Contu nel marzo 2011 e Oscar Cherchi sei mesi dopo) è cambiata anche la politica di riconoscimento di alcune spese. Insomma, la valutazione iniziale non è coincisa con quella finale.

Compensi e omaggi: il Consorzio, con il nuovo presidente, blocca la fattura.

Ma sulle fatture inviate dalla Albatro al Consorzio rimane da sciogliere un altro nodo. Si tratta della terza fattura, quella da 5.340 euro del 30 marzo 2011. E’ quella che riguarda le cosiddette ‘spese extra’, dove compaiono le voci di spesa relative agli omaggi/compensi per moderatore e relatori, tra cui un esborso di 900 euro per l’omaggio all’allora assessore Andrea Prato. Che, come rimarcato dal legale della Albatros, è stato “rifiutato da subito, stornato dal conteggio, non fatturato, non rendicontato e mai remunerato dal Consorzio”. Se ne prende atto. Rimangono allora le spese extra per l’allora presidente del Consorzio, Toto Meloni, per il moderatore Mario Sechi, per tali Porcu, Ghiselli e Maiorani. Tutto pagato? Proprio no. E non perché la Albatros non abbia presentato la fattura, come visto. Più semplicemente il nuovo presidente del Consorzio, Gianni Maoddi, d’accordo con i vertici dell’ente ha bloccato la fattura, dirimendo la questione con una nota di credito. Tradotto: su questo capitolo non è stato speso nemmeno un euro.

Le perdite finanziarie per i soci del Consorzio.

Risparmiare su alcuni capitoli di spesa non è stato sufficiente a contenere l’entità delle uscite in capo al Consorzio. “Inizialmente i conti parlavano di una compartecipazione pari, al massimo, a 90mila euro – dice Maoddi -. Alla fine invece, con i tagli decisi dalla Regione, ci abbiamo rimesso oltre 200mila euro. Anche per questo, pur senza contestare il progetto specifico, abbiamo ritenuto di non poter e dover realizzare altre attività di questo tipo”.

Anche perché per onorare gli impegni presi di concerto con la Regione, il Consorzio aveva acceso un mutuo da 450mila euro ed è con quei denari che ha pagato i fornitori dei vari servizi, Albatros compresa. Quando, come detto, la Regione taglia i trasferimenti, a rimetterci è stato il Consorzio.

E siccome il Consorzio non è un ente astratto, ma è formato da tanti soci, alla fine a rimetterci il denaro sono stati proprio loro. E com’è comprensibile, non l’hanno presa tanto bene, tanto che in un primo momento si pensava anche a un ricorso, idea poi abbandonata. Insomma: capitolo chiuso.

Pablo Sole

sole@sardiniapost.it

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